Sapete molto bene quanto noi di Parliamo Di Videogiochi abbiamo a cuore la cultura del videogame in tutte le sue forme ed espressioni. Anche se a volte non condividiamo alcuni titoli e scelte tecniche di vari team di sviluppo, non possiamo assolutamente tradire il concetto che, il videogioco in sè, non è altro che un’espressione artistica contemporanea. Attraverso la quale spesso, oltre alla tecnica di realizzazione, vengono trasmesse storie e passioni profonde e coinvolgenti. E’ proprio per questo motivo che siamo oltremodo stanchi di leggere e notare che ci sono fior fiore di sedicenti giornalisti, che impacchettano e infiocchettano il videogame, come uno dei mali peggiori da cui scaturiscono tutte le violenze possibili della cronaca contemporanea. L’ultima e la più assurda riguarda il fatto che l’ISIS utilizzi la playstation 4 per coordinare i propri attacchi terroristici. Insomma è veramente uno spettacolo indegno, per farvi qualche esempio: ogniqualvolta c’è una rapina o una sparatoria si fa riferimento a GTA, oppure quando avviene un omicidio, a seconda del metodo usato per uccidere, la colpa è di Hitman o COD. Tutto questo accanimento come lo si può giustificare? Soltanto perchè all’interno dell’abitazione dei colpevoli ci sono spesso copie dei suddetti titoli? Ora la mia prima opposizione a questa pagliacciata è semplice e logica. Stiamo parlando di opere che vendono milioni di copie in tutto il mondo, quindi da una facile analisi ne deduco che è assai probabile, che su milioni di acquirenti, possa esserci lo squilibrato di turno, che oltre a giocare ai videogiochi decide di ammazzare o rapinare i vicini di casa, ma ciò non è sufficiente ad incriminare un gioco come causa dei malesseri dell’umanità, inoltre non mi risulta che altri milioni di acquirenti siano diventati assassini, zombie, esaltati, ladri di macchine o qualsiasi altra cosa vi venga in mente, no? Dunque torniamo sempre al concetto principale. Sfruttare gli stereotipi di una società che non desidera altro che un bersaglio facile su cui sparare le proprie angosce e le proprie ansie, senza analizzare con spirito critico dove sia il vero problema non è di certo un buon modo per fare informazione. Cosa ancor peggiore è usare questo modo di fare per ottenere click facili, alimentando inconsapevolmente (forse) un meccanismo perverso di ignoranza distribuita.