Quanto è importante il livello di sfida proposto da un gioco?
In questo periodo sembrerebbe moltissimo: sia la stampa che i giocatori inneggiano a titoli di grande difficoltà. La metà delle recensioni paragonano opere a Dark Souls e temo che a breve anche nel linguaggio comune si inizierà a farlo (“Scienze delle costruzioni è il Dark Souls di ingegneria!”). Il passo successivo, poco dopo l’uscita, è sminuire l’effettiva complessità di quei titoli, mostrando che in fondo si possano finire pure bendati ed usando due maracas come controller: qualcuno c’è riuscito, per cui se tu muori al primo livello devi cambiare hobby. Magari puoi considerare il découpage o l’allevamento di carpe.
In un clima simile, in cui ti urlano Git Gud pure se perdi una partita ad UNO nel cortiletto della scuola, ci vuole un certo coraggio per produrre titoli facili. Koei Tecmo Games però è temeraria, e dunque ecco arrivare sui nostri Nintendo Switch (che per la verità al momento non è che si sentano troppo abbandonati) Fire Emblem Warriors, che non ha paura di intrattenere senza costringerti ad impegnarti troppo. Il mio rapporto con i musou è abbastanza travagliato, poiché pur avendone giocati parecchi, non riesco a coglierne lo spirito a pieno. Mi sembra sempre di assistere a quelle scene negli anime shonen in cui il protagonista, magari apparentemente sfigato, viene attorniato da una banda di bulli che minacciano di accartocciarlo come una lattina, e si fanno avanti armati di bastoni e spranghe. Poi ovviamente attaccano uno per volta e vengono massacrati orribilmente, chiedendosi cosa hanno sbagliato nella vita e come rimediare ai loro errori.
In verità il loro problema è solo avere un’intelligenza artificiale pessima e trovarsi contro un guerriero praticamente onnipotente, che è esattamente ciò che accade nel musou medio. Fire Emblem Warriors non fa eccezione, ed una volta scelto il nostro combattente non facciamo altro che falciare avversari come spighe di grano. La maggioranza dei nemici nemmeno si muovono o tentano di reagire, probabilmente consapevoli che la loro ora fosse giunta appena sono stati generati sul campo di battaglia. Non è che il titolo non offra nulla di aggiuntivo, intendiamoci: la possibilità di dare ordini ai nostri alleati è davvero interessante, ed anche il sistema di potenziamento delle abilità è divertente, soprattutto perché per migliorarci utilizziamo oggetti raccolti in battaglia. E qualcuno deve spiegarmi come è possibile che dopo una missione io trovi sul campo decine di perizomi nemici. Ora capisco perché una volta terminata la missione si passi subito alla cut-scene successiva: è meglio non vedere cosa accade una volta vinto. L’elemento migliore di Fire Emblem Warriors comunque sono i personaggi, il che non è sorprendente vista la loro provenienza da una saga storica, che vanta trama e caratterizzazione eccellente. Qui potete deliziarvi guardando la vostra waifu preferita, o il vostro husbando, anche se usare il corrispettivo maschile mi fa così strano da darmi i brividi, combattere fino alla morte (altrui) e dilettarsi con le sue mosse speciali, molto eye candy. Anche le musiche sono fantastiche, ed accompagnano egregiamente la nostra festa del massacro. In sostanza la qualità ed i contenuti non mancano, anzi, è proprio il genere del titolo che mi pone di fronte a riflessioni filosofiche su cosa possa intrattenere un giocatore, e cosa sia solamente frustrante.
Ci si può perciò divertire con un titolo così facile? Le boss fight alla difficoltà massima selezionabile sono un filo più impegnative del resto, ma certamente non richiedono troppa preparazione e non vi fanno mai dannare più di tanto. Giocare a “facile” o “medio” è invece una barzelletta: sono riuscita a vincere mentre mangiavo un panino, premendo praticamente solo due tasti per l’intera missione. Mi sono perciò domandata cosa ci trovino gli appassionati, ed in parte ho avuto la mia risposta nella grande potenzialità del gioco come anti-stress. Fire Emblem Warriors è una sorta di punching ball virtuale, nel quale scaricare tutta la nostra rabbia repressa massacrando nemici e muovendoci agili tra le truppe come spettri della morte. Non serve essere bravi o fare tanta pratica: qui siamo forti per definizione, e chiunque si para sul nostro cammino riceverà la punizione che merita. In fondo, tanti sognano di sentirsi così almeno per qualche minuto. One million troops per tutti insomma, più sono le vittime a schermo e meglio è.
Stare perciò a valutare Fire Emblem Warriors chiedendomi se avessero potuto fare di meglio, è un po’ insensato. Agli amanti del genere probabilmente non interessa una sfida mortale che porta a chiudersi ore per superare una missione e a pentirsi della propria stessa esistenza, cercano solo intrattenimento facile. E probabilmente personaggi gradevoli di cui fare tanti screenshot (sono a quota SETTANTATRE) e dei quali godersi la compagnia. Consiglio perciò l’acquisto del titolo agli appassionati hardcore della saga, che probabilmente comprerebbero anche una tuta da sub con disegnata sopra Camilla, e non mi sento affatto di biasimarli. Inoltre dovrebbero considerarlo tutti i giocatori stressati, che vogliono staccare il cervello per qualche minuto dalle loro grane quotidiane e menare le mani senza sosta e senza indugio. Come bonus, è presente il multiplayer locale, che per me è un’extra che fa la differenza: evviva i titoli che permettono ancora di giocare insieme nella stessa stanza, e di litigare dal vivo se uno dei due fa particolarmente schifo. Non sottovalutatelo nemmeno se avete tanto tempo libero, e per questo vi odio, poiché per finire il gioco al 100% occorrono anni della vostra vita, e attenti che potrebbero essere i vostri anni migliori.
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