The Bard’s Tale è una serie di RPG nata nel 1985, quindi è probabilmente più vecchia di molti di quelli che stanno leggendo questo articolo (ed un po’ più vecchia di chi lo sta scrivendo). Non è solo una saga come tanti altri, è stato un mattone importante della storia di questo genere: è inserito nella World Hall of Fame di Computer Gaming, è stato esposto nella mostra sui videogiochi dello Smithsonian, e ha dato il via alla carriera di Brian Fargo. Soprattutto, è stato il primo gioco di ruolo per tantissimi giocatori.
Essendo un RPG classico, non può piacere a tutti: la parte di me innamorata di questi giochi si indigna quando qualcuno li reputa noiosi e superati, ma razionalmente sono consapevole che un titolo a turni e con milioni di statistiche possa non interessare a molti. Sono piacevolmente sorpresa però di quanti ancora abbiano nel cuore il genere, come dimostra il fatto che il Kickstarter per il quarto capitolo di The Bard’s Tale abbia raccolto più di un milione e mezzo di dollari. Sono passati una trentina di anni dal suo predecessore, ma non è stato affatto dimenticato.
Alla gamescom ho avuto modo di vedere in azione il titolo e di farmi spiegare da Michael Wetzel, publishing director, come funziona e quali sono state le modifiche al gameplay classico degli anni ’80. La necessaria premessa a questa preliminare analisi, è che sono dannatamente di parte, poiché basta darmi un party di combattenti (rigorosamente a turno) schierati, e sono felice. Il titolo è un diretto sequel di The Bard’s Tale 3, pur ambientato molti anni dopo, e prende luogo nella città di Skara Brae, raccontando una classica trama fantasy. Sono presenti le classiche razze che tutti conosciamo, con l’aggiunta dei Trow, esseri bassini e gracili dall’aspetto losco, e per di più gli umani presentano diverse etnie, ovviamente ognuna con tratti caratteristici. Le classi giocabili sono ugualmente storiche, poiché includono il guerriero, il ladro, il mago e (sorprendentemente!) il bardo. Il tutto insomma richiama alle fondamenta del genere fantasy medievale e lo ritengo cosa buona e giusta.
La strategia, logicamente, la fa da padrone. Abilità passive, abilità attive, tratti caratteristici e posizionamento del membro del party sulla griglia, sono tutti elementi da prendere in considerazione per la buona riuscita dei combattimenti. Una volta presa confidenza con tale opzioni, si può passare a decidere quale skill tree far seguire ad un determinato personaggio, con l’obiettivo di ottenere capacità utili da combinare tra loro. I duelli avvengono a turno, ça va sans dire. Prima agiscono tutti i nostri, e poi sta ai nemici scatenarsi facendo del loro peggio. Oltre ai combattimenti sono presenti dungeon da esplorare e puzzle da risolvere. che peraltro possono essere necessari anche per potenziare le nostre armi.
Ciò che mi ha colpito di più del gioco (oltre ovviamente al fatto che ESISTA e che perciò c’è ancora speranza per il genere umano) è la soundtrack, tutta cantata in gaelico e davvero piacevole, specialmente il tema dei combattimenti, che riesce a entusiasmare come non mai. D’altronde la cura di questi dettagli è la punta di diamante del titolo, assieme al doppiaggio e all’ambientazione scozzese, molto ben realizzata. Meno entusiasmanti sono alcuni dettagli tecnici, come i ritratti dei personaggi molto grezzi, ma posso tranquillamente ed onestamente dire che se il gameplay funziona bene come credo, ritengo questi problemi del tutto irrilevanti.
The Bard’s Tale IV arriva su PC il 18 Settembre, ed in seguito approderà anche su PS4 e One. Proseguiremo il coverage con una recensione più approfondita, che sarà in caso in grado di scoprirne le magagne e le imperfezioni peggiori. Per ora, però, lasciatemi essere ottimista.
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