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Recensione- Dying Light: Bad Blood è semplicemente…brutale!

Dying Light: Bad Blood

Grazie ai ragazzi della Techland siamo riusciti a mettere le mani sul loro nuovo lavoro, Dying Light: Bad Blood. In questo articolo cercheremo di raccontarvi al meglio quella che è stata la nostra esperienza. Iniziamo.

PARAMETRI TECNICI & GAMEPLAY

Partiamo dal comparto tecnico. I ragazzi di Techland hanno mantenuto le aspettative, fornendo un prodotto (non ancora finale) senza troppe sbavature e ampiamente godibile. I bug riscontrati non sono eccessivi né estremamente gravi, tutto risolvibile con degli aggiornamenti in itinere che, almeno per quanto fatto vedere fino ad ora, non sono di certo mancati. La grafica ricorda molto quella del primo titolo con qualche miglioria nei dettagli e nei giochi di luce; nulla a che vedere con le potenzialità ad oggi raggiunte, ma in giochi come questo non è di certo la grafica la colonna portante del progetto.
Per quanto riguarda il gameplay, Dying Light: Bad Blood è un FPP (First Person Perspective) Battle Royale. A inizio partita siamo catapultati casualmente in un punto della mappa, dando inizio alla nostra ricerca di armi e equipaggiamenti. Il nostro obiettivo consiste nel raggiungere il LIV. 5 prima degli altri undici giocatori, obiettivo che ci permette di evacuare non appena l’aereo arriva sulla mappa. Per salire di livello dobbiamo raccogliere dei campioni di sangue dagli alveari di zombie in giro per la mappa.  Più gli alveari sono grandi, più i nemici sono forti e più numerosi i campioni di sangue che otteniamo una volta ripulito. In alternativa, possiamo far fare il lavoro sporco agli altri e ucciderli per prendere i campioni da loro raccolti. Attenti però: salire di livello aumenta la vita dei giocatori e i danni da loro inflitti. Trovarvi davanti un giocatore con più di due livelli di differenza potrebbe diventare abbastanza pericoloso.
Un altro modo per ottenere vantaggio sui vostri avversari è quello di accapparrarci i drop aerei in giro per la mappa: sono proprio questi gli unici che garantiscono di mettere le mani sulle poche armi da fuoco presenti nel gioco.
Attualmente sono presenti due modalità: la Casual Mode, che ci permette di creare partite “custom” ricevendo meno xp, e la Normal Mode, dove giochiamo partite non classificate con un normale guadagno di punti XP. E’ prevista una Ranked Mode, le classificate per intenderci, attualmente non ancora implementata.
Alla fine di ogni partita, oltre all’esperienza, guadagniamo delle “scars”, una delle due valute in gioco. L’esperienza fa salire di livello il nostro personaggio, permettendoci di sbloccare forzieri e ricompense. Le scars ci permettono invece di acquistare cosmetici e personalizzazioni. I “blood bucks”, invece, sono la valuta premium che ci permette di accedere a contenuti e skin ancora più esclusivi.

 

PECULIARITÀ

Molte di queste caratteristiche potevano (e avrebbero dovuto) essere inserite nel paragrafo “gameplay”. Ho deciso invece di descriverle in un paragrafo dedicato per sottolinearne la loro particolarità. Anzitutto, nel gioco sono presenti (quasi) SOLAMENTE armi melee. Dobbiamo quindi farci strada all’arma bianca e padroneggiare con cura le tempistiche nei combattimenti in mischia, specialmente in PVP. PVP che comunque non è fondamentale nel raggiungimento della vittoria finale: potenzialmente potete infatti dedicarvi unicamente alla ricerca di alveari, ripulirli e ottenere i vostri campioni di sangue. La non necessità del PVP è forse la grande novità in Dying Light: Bad Blood. Da non trascurare, inoltre, la possibilità di destreggiarsi nel parkour per guadagnare vantaggi strategici sia in fase di fuga che in fase di attacco.

CONSIDERAZIONI & CONCLUSIONI

Dying Light: Bad Blood è semplicemente…brutale! Non a caso l’hashtag scelto da Techland è proprio #BRUTALROYALE, sfruttando un simpatico gioco di parole. La (quasi) mancanza di armi da fuoco rende il gioco estremamente frenetico e allo stesso tempo stravolge quelle che sono le strategie “tradizionali” riguardanti i battle royale e i First Person Shooter in generale. La corsa adrenalinica deve essere accompagnata da un’attenzione non indifferente; la mancanza di spari rende l’ambiente molto silenzioso, facendoci abbassare facilmente lo stato di allerta. Non fatelo mai. In Dying Light: Bad Blood non siete mai al sicuro. Il silenzio non significa più essere al riparo.
Come già accennato precedentemente, l’altra novità è certamente la possibilità di vincere senza dover potenzialmente affrontare nessuno. Una volta arrivato, l’aereo per l’evacuazione attende circa 2 minuti prima di portarsi via il vincitore. Per salirci, non basta però essere in vita: bisogna anche aver raggiunto il LIV. 5.  Logicamente ad attenderci ci sarà un’imboscata, ma possiamo semplicemente scappare e attendere la fine del countdown per portarci a casa la vittoria. Più in generale, l’implementazione (efficace) di dinamiche PVE in una modalità per eccellenza PVP è sicuramente una trovata niente male.
La Custom Mode, presente e accessibile a tutti (a differenza di molti titoli affini), permette di allenarci addirittura da soli per poter conoscere dal primo all’ultimo centimetro la mappa e i suoi alveari.
La mappa (per adesso una sola) e il posizionamento standard degli alveari sono proprio tra i punti critici di questo titolo, che rischia di far diventare le partite troppo “meccaniche” o comunque ripetitive. Un altro occhio di riguardo andrebbe messo sullo spawn iniziale, in alcuni casi ancora estremamente sbilanciato, che attualmente permette alla fortuna di avere un ruolo troppo rilevante. Le armi, tantissime e ognuna con le sue caratteristiche, andrebbero riviste per garantire un DPS più equilibrato. L’arma con cui mi sono trovato meglio è infatti la falce, non (solo) per motivi ideologici, ma perché quella con miglior rapporto colpi portati/danni. Quelle più pesanti, in questo momento, non meritano neanche di essere prese in considerazione se non per gli zombie più resistenti. Per quanto riguarda le armi da fuoco, voglio chiedere solo una cosa ai ragazzi della Techland: fate si che possa togliere quel “quasi” tra “ci saranno” e “solamente armi melee”. Se si decide di essere coraggiosi, tanto vale esserlo fino in fondo.

Concludendo, Dying Light: Bad Blood è certamente un titolo che può portare una ventata di freschezza a questo genere saturo di contenuti, spesso scadenti. Proprio per questo ero partito “prevenuto”, dovendomi alla fine ricredere: Dying Light: Bad Blood ha un senso. Ha un motivo per esistere; ha più di un motivo per poter dire la sua e farlo con originalità e tanto, tanto sangue. Di zombie e non.
Siamo curiosi di vedere se e come Techland si muoverà per rendere ancora più accattivante tutto questo potenziale.

Vi ricordiamo che Dying Light: Bad Blood è attualmente in early-access e acquistabile su Steam con la sua Founder’s Edition a 19,99 euro. Una volta rilasciato ufficialmente, il gioco diventerà free-to-play. #BRUTALROYALE

 

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