Correre per la libertà, o presunta tale, una tematica alla base del titolo di Team17 che ci accompagnerà per tutto il corso dell’avventura. Il gameplay di Planet Alpha è basato e si limita al correre, lo scappare da non si sa cosa, un continuo imput di pericolo ignoto che trattiene il giocatore fino alla fine delle cinque ore circa necessarie per portare a termine il gioco.
In Planet Alpha ci troviamo nei panni di un astronauta che, ferito, prosegue il suo cammino in un platform 2.5D ricco di elementi diversi, dall’azione allo stealth, fino a dei semplici puzzle.
In questo gioco si corre, senza quasi mai un attimo di sosta: un titolo alla Limbo, in cui l’atmosfera è quasi più importante del gameplay stesso, ma dove quest’ultimo è tutto incentrato nelle emozioni diverse che il giocatore prova durante la fuga.
Un pianeta sconosciuto, vegetazione e conformazione del territorio affascinano sicuramente visto il lavoro eccezionale fatto dagli artisti di Team17, eppure non è tutto oro quel che luccica. A quanto pare su questo pianeta sconosciuto non siamo soli e una razza aliena rappresentata da dei robot non vede di buona luce gli umani. Saranno loro quelli dalla quale dobbiamo scappare? Probabile, visto che li identificheremo fin da subito come i nostri nemici, ma le domande non troveranno risposta fino alla fine dell’avventura o, meglio, della fuga.
Correre è ciò che faremo durante la stragrande maggioranza del tempo, ma ci sarà spazio per alcune sessioni in cui dovremo sfruttare la vegetazione per nasconderci, muovere massi da scalare e poter così raggiungere pendii troppo alti per essere scavalcati con un salto. Nel corso dell’avventura avremo anche una sorta di “potere” che permette di cambiare l’ora del giorno: il tutto avviene in tempo reale e permette di vivere al momento i cambiamenti che le diverse fasi della giornata hanno sull’ambiente. Un burrone apparentemente insuperabile diverrà casa per alcuni funghi giganti da usare come piattaforme (Mario sei tu?), ma solo durante il giorno – o viceversa – così come alcune piante “sparasemi” saranno utilissime contro i nemici, ma solo al crepuscolo.
Il nostro astronauta è infatti privo di qualsiasi arma e dovrà fare affidamento solo sulla sua agilità nella corsa e nell’arrampicarsi. Sarà fondamentale sfruttare l’ambiente circostante che, durante il corso dell’avventura, varierà così tante volte da risultare sempre affascinante. Anzi, vegetazioni e posti mistici daranno spazio a grotte, ambienti interspaziali, sottoboschi, navicelle aeree e luoghi industriali, alternando momenti di calma ad altri di panico totale che, ovviamente, alimenterà ancor di più la nostra voglia di fuga.
È pur vero che, arrivato a circa tre quarti dell’avventura, ho cominciato ad accusare un senso di “noia”: correre sempre, fermarsi solo in qualche momento per le fasi stealth o piccoli enigmi, alla lunga stanca e sembra quasi che gli sviluppatori abbiano voluto tirare per le lunghe qualcosa che poteva concludersi molto prima. L’ultima ora di gioco, però, ribalta completamente questo stato d’animo, riuscendo a riaccendere in pieno quell’adrenalina, complici una regia ancora più fantasiosa, con cambi di inquadrature e sessioni platform degne del miglior Uncharted.
Planet Alpha fa delle emozioni il suo punto forte, con un gameplay semplice ma che spinge sull’ignoto, sulla paura di ciò che forse ci sta inseguendo, sul non sapere cosa stiamo raggiungendo e cosa potremmo trovare. L’unica certezza è la meraviglia degli scenari, soprattutto quelli sullo sfondo che osserveremmo per minuti e minuti, ma che per esigenze di gameplay spesso dobbiamo guardare per una manciata di secondi.
Cambi di luce (dovuti anche al potere di cui prima), giochi di ombre, nebbia, nuvole e flora fluorescente faranno la gioia dei vostri occhi, così come sarà contento ma non sempre interpellato il vostro udito, con brani evocativi che si renderanno protagonisti nei momenti più poetici o d’azione.
Il Team17, con Planet Alpha, regala un’avventura tutta da vivere, che vi farà provare un turbinio di emozioni diverse, dalla paura alla felicità, dalla curiosità all’ansia. Una certa ripetitività di fondo alla lunga potrebbe annoiare, ma terminare la fuga e arrivare al finale vi regalerà davvero tanta soddisfazione, o forse ancora più sconcerto.
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