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Tom Clancy’s The Division 2 – Recensione

Tom Clancy's The Division 2

Il momento è finalmente arrivato. Dopo ore e ore passate sul press kit gentilmente fornitoci da Ubisoft, è giunto il momento di fare le dovute considerazioni sul nuovo Tom Clancy’s The Division 2. Iniziamo.

Sviluppato da Massive Entertainment e pubblicato da Ubisoft, Tom Clancy’s The Division 2 è uno sparatutto open-world in terza persona. Ambientato in una Washington D.C. post apocalittica, il gioco si colloca temporalmente circa sette mesi dopo gli eventi del primo capitolo.
Ad accoglierci mentre muoviamo i nostri primi passi c’è SnowDrop, il motore grafico presente anche nel primo capitolo, che se nel 2016 garantiva una grafica top di gamma, oggi (con le migliorie apportate) riesce comunque a fornire un’immagine nitida, curata e senza particolari sbavature. Una menzione speciale va alla gestione della luce sia negli ambienti aperti che in quelli chiusi.
Il comparto tecnico del gioco è perfettamente in linea con ciò che ci si aspetta da un titolo di questo livello: bug pressoché assenti, fisica realistica e prestazioni (su PS4 Pro) più che accettabili anche in situazioni particolarmente piene di oggetti e animazioni. Non c’è assolutamente bisogno di patch al Day One e questo, anche se dovrebbe essere la normalità, è certamente un punto a favore. L’unico neo da segnalare è la durata, a volte decisamente lunga, di alcuni caricamenti: durata comunque giustificata dalla grandezza del gioco.

Passiamo quindi a ciò che davvero da anima e corpo a Tom Clancy’s The Division 2: il contenuto. Questa Washington D.C. open world, anche se distrutta e saccheggiata, risulta un vero e proprio parco giochi per gli agenti della Divisione capaci di guardarsi intorno. Oltre alle missione secondarie, la mappa vive grazie ai tanti eventi randomici (come pubbliche esecuzioni in piazza o schermaglie improvvise), ai collezionabili sparsi in giro per la città, agli avamposti e alle roccaforti che aspettano di essere liberate, ai bottini segreti nascosti negli angoli più insospettabili.
Anche gli amanti del crafting hanno il loro bel da fare: alcune delle mod migliori per le nostre abilità e per le nostre armi, infatti, le possiamo ottenere soltanto con il farming di risorse rare e utilizzando quest’ultime nell’angolo “Fai da te” nei centri operativi.
Discutendo poi di armi e abilità, Tom Clancy’s The Division 2 non si fa certo parlare dietro. La quantità di strumenti di morte presente in-game è degna di nota, rendendo il gameplay vario e dandoci la possibilità di adattare il nostro stile di gioco nel migliore dei modi possibile. Cecchini, fucili, mitra, mitragliatrici, shotgun: ognuna di queste categorie ha decine di armi, ognuna col suo rateo di fuoco, il suo danno, la sua precisione. Dovete soltanto scegliere.
Fino a qui abbiamo descritto una cornice bella, varia, completa. Purtroppo il quadro in essa contenuto non merita le stesse, belle parole. Passiamo quindi all’unica vera stortura di questo gioco: la storia. Quello che dovrebbe essere il filo conduttore di tutti questi contenuti, risulta anonimo e privo di profondità. Oltre a non essere particolarmente longeva, la narrazione è banale e senza spunti particolarmente geniali. La caratterizzazione dei personaggi è pressoché assente (scopriamo un po’ sui vari background solo grazie ai collezionabili in giro per la mappa) e i dialoghi sono spesso noiosi. Anche l’architettura delle missioni risulta estremamente monotona: vai, entra, spacca, esci. Fine della missione. 
Sia chiaro: forse è anche giusto così, non è la trama ad essere la colonna portante di giochi di questo tipo. Non lo consideriamo infatti un errore mortale; tuttavia la contestualizzazione e il coinvolgimento iniziale ne risentono fortemente.
Anche perché il bello di The Division 2 probabilmente arriva dopo. L’end game. Una volta raggiunto il livello 30, possiamo infatti scegliere una specializzazione e sbloccare l’arma e le abilità speciali corrispondenti per accedere a nuove modalità di gioco. Dopodiché il gioco comincia di nuovo, grazie alla ben nota Dark Zone (già presente nel primo capitolo) e alle nuove sfide coop, dove possiamo affrontare livelli di difficoltà prima inaccessibili.
Da non dimenticare la modalità Conflitto, che con match di Schermaglia e Dominio vuole simulare le famose modalità PvP presenti in ogni sparatutto che si rispetti. Peccato che le partite siano totalmente sbilanciate, visto che prendono in considerazione il livello e l’equip ottenuti in-game. Una follia in cui possiamo, da liv.10, trovarci contro dei liv.40. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

In conclusione

Tom Clancy’s The Division 2 segue le orme del primo capitolo, portandosi dietro tutto il positivo (comparto tecnico in primis) senza dimenticarsi di aggiungere quello che mancava. Il gameplay risulta piacevole e senza sbavature, facendo dei contenuti e della varietà il suo punto forte. L’IA dei nemici non ci permette mai di abbassare la guardia, alzando il livello della sfida e portandoci a condividere l’esperienza di gioco con altri agenti.
La storia principale risulta però banale e noiosa, puntando più sull’end game e sul farming di armi ed equipaggiamento.
The Division 2 è il gioco perfetto da giocare se si ha molto tempo a disposizione, un buon compagno di avventure e tanta, tanta voglia di sparare. 

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