Le pratiche di geo-blocking adoperate da Valve sono nel mirino della Commissione Europea, l’organo incaricato dal Consiglio e dal Parlamento Europeo di governare l’Unione dopo ogni elezione europea. A dicembre 2018, Bruxelles ha introdotto un nuovo regolamento volto a porre fine al “geo-blocking ingiustificato”, con il quale diversi venditori online limitavano severamente la possibilità di acquistare o utilizzare prodotti e servizi all’interno dell’Unione Europea.
La Commissione Europea ritiene che Valve abbia infranto questo regolamento, e ha quindi inviato una lettera di obiezioni, chiedendo spiegazioni. Nel mirino non c’è solo Steam, però: anche Capcom, Bandai Namco, ZeniMax, Koch Media e Focus Home sono sotto accusa, e le infrazioni non si limiterebbero al geo-blocking ingiustificato. Le sei aziende in questione, infatti, avrebbero stipulato accordi fra loro per impedire ai giocatori di acquistare videogiochi al di fuori dello Stato Membro in cui risiedono. Se fosse vero, si tratterebbe di una violazione delle regole antitrust in vigore all’interno dell’Unione.
Il Commissario europeo per la concorrenza, Margrethe Vestager, ha dichiarato che “in un vero mercato unico digitale, i consumatori europei dovrebbero avere il diritto di comprare e giocare ai videogiochi che preferiscono, a prescindere da dove vivano nell’UE”. Ha inoltre aggiunto che impedire ai giocatori di cercare le offerte migliori disponibili nei vari Stati Membri sarebbe una pratica illecita.
Valve e gli altri sotto accusa avranno ora l’occasione di fornire alla Commissione Europea la loro versione dei fatti. In caso questa non dovesse risultare convincente, la Commissione può avviare un’indagine formale sull’eventuale infrazione delle leggi antitrust o del regolamento sul geo-blocking. In caso l’indagine risultasse positiva, Valve e gli altri dovranno porre fine una volta per tutte al geo-blocking nell’Unione, e pagare una multa salata.
Il gigante proprietario di Steam ha già colto l’occasione per rispondere, sostenendo che il geo-blocking sia di portata triviale, in quanto riguardante “approssimativamente il 3%” dei titoli disponibili su Steam, e nessuno di questi prodotto dalla stessa Valve. Nel comunicato stampa, Valve dichiara anche che un enforcement più stringente della fine del geo-blocking potrebbe risultare in un aumento dei prezzi.
Per sapere se le argomentazioni convinceranno la Commissione o meno, non ci resta che aspettare ulteriori sviluppi. Con le elezioni europee a due mesi di distanza, tuttavia, non sarebbe sorprendente se ci fosse qualche mese di attesa prima di ulteriori sviluppi.
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