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Arizona Derby – Recensione

Recensione Arizona Derby

Gaucho!

Prendete un po’ di Motorstorm, aggiungeteci un pizzico di Trial Fusion, metteteci una spruzzata di Fast and Furious ed una spolverata di NFS underground, successivamente amalgamate il tutto con i redneck di Brickleberry. Mettetici qualche bug quà e là ed ecco a voi servito Arizona Derby, un titolo con una grande aspirazione di fondo, ovverosia quella di assurgere, senza riuscirci ed in maniera alquanto ridicola, a gioco off-road di corse clandestine duro e puro. Eccenzion fatta (forse) per una grafica in Unreal Engine 4 degna di nota. Ma andiamo con i bug, scusate volevo dire con ordine.

Monster-super car

Here I am and you’re my rocket queen.

Siete in una sorta di capannone dismesso molto too fast too rural furious, con taluni sodali che si esaltano senza motivo nel bel mezzo del suddetto rudere steampunk. Una resa grafica che a primo acchito pare davvero pessima, sopratutto per sprite e antialising, ma non è tutt’oro ciò che luccica.LUCCICA tenete bene a mente questa parola.

La mappa “Siberian Run”

È ora di scegliere il vostro Avatar, ragion per cui cliccate su Adriver e realizzate il vostro clone da sterrato per il quale la personalizzazione risulta essere però troppo standardizzata, solo modelli pre-impostati, con pochi ritocchi “cosmetici” al fine di rendere il vostro alter-ego ganzo al punto giusto. Bandana e guanti al seguito e si parte…purtroppo.

Con Api si vola!

Successivamente andate su opzioni, scegliete il livello di difficoltà della IA, scegliete la vostra belva da sterrato, ad hoc per farla inzozzare che nemmeno una donzella da wrestling nel fango, tenendo bene a mente però che all’inizio avete a disposizione un solo veicolo: il cosiddetto Phonomenon, una sorta di Zonta con la classica trasmissione di un monster-truck che nemmeno la tarantola Steampunk di Wild, Wild, West. Un po’ come mettere una parmigiana sotto una cheesecake. Squisite entrambe ma la loro fusione è abominio!

La mappa “tropical”

In sella alla bersagliera!!

Cliccate su Play e con a disposizione un’unica e sola modalità di gioco, (si avete capito bene quasi da run “infinita” di gettoni in sala giochi) scegliete il circuito e scatenatevi con le vostre 4wd simil macchine gran turismo o super car, unico divertimento il guadagnare più dollari e punti esperienza possibili. Questa è l’apatìa videoludica che corrisponde al nome di Arizona Driver. Tutto qui.

The mighty forest

Toretto perchè sei tu Toretto (in the mud).

L’obiettivo è battere le gang con i loro boss in corse clandestine off-road per tutto il globo dal Canada alla Siberia passando per Dubai, ma senza alcuna modalità on-line, e non stiamo di certo parlando di un’avventura in single-player da consegnare ai posteri ma di una normale corsa su sterrato, fine. Unica peculiarità quella di cercare gara dopo gara di affinare la tecnica, grazie al conseguimento di più punti esperienza nei classici parametri da sterrato come il riuscire ad eseguire acrobazie in aria sempre più durature, senza dimenticarvi della velocità, importante ma talvolta controproducente. Impossibile a tal proposito performare il vostro veicolo con tanta velocità in Siberia Run senza sembrare dei provetti Pljuščenko.

Nitro, fango ed ebrezza della velocità. Che spreco!

Nitro, gas e pozzanghere..in un capannone dismesso.

Per quel che riguarda la personalizzazione, vi è in primis il Tweak o ritocco estetico ed il tuning canonico. Potete a tal proposito customizzare la vostra 4wd con gli steroidi tra: cerchioni, gomme, targa (anche se non personalizzabile con tanto di nome come in Forza Horizon ad esempio), alettone, e la solita chincaglierìa estetica per intenderci. Venendo al tuning vero e proprio, oltre al classici parametri inerenti molle, trasmissione e smorzamenti idraulici, mancano campanatura e barra antirollìo. Ma non si può pretendere tutto dalla vita. Ad eccezione della mancanza dell’online e dei bug: sì, quello si deve pretendere.

Voglio andare a vivere in campagna

Vi è poi l’upgrade delle performance con un dato costo, come in ogni gioco di macchine che si rispetti, e che non sia altresì griffato da una serie automobilistica in particolare, e ivi comprende: potenza del motore, aerodinamica, ed un aspetto parecchio interessante che concerne la scelta della capacità del nitro e della potenza dello stesso. Trovata alquanto succulenta per i puristi del tuning quest’ultima, difatti ai fini della gara serve capire quanto nitro serva in merito alle asperità del circuito da affrontare.

Quasi un Transformers

Venendo al comparto loot-box amore mio (ma anche no), Arizona Derby mette a disposizione 500000000 dollari per comprare macchine e quant’altro, cifra alquanto esorbitante rispetto ai soliti canoni, che ci permette difatti di acquisire un generoso parco macchine e talune delle sopraccitate lootbox,  per emulare i classici miliardari yankee. Come Dan Bilzerian insegna. Puelle “da giornaletti” a parte. Scelta evidentemente che direziona l’utente finale verso un bivio: o le auto più performanti o il tuning più pedissequo a Toretto e compagni; a quanto pare difatti non si ha bisogno di danaro reale per comprare le modalità di gioco, non essendo in programmazione, allo stato attuale, DLC vari ed eventuali.

Pe li campi fioriti

In delivery potete difatti trovare le loot box incriminate, ma attenzione non si tratta di materiale da portafoglio alla mano, bensì acquistabile con i dollari virtuali messi a disposizione inizialmente dal gioco stesso. Per un bug del gioco, però quest’ultime non sono selezionabili puntatore alla mano, difatti scorrono di continuo tipo televendite alla Mastrota senza poterci cliccare sopra. Allo stato attuale non sono previsti DLC a pagamento propriamente detti. In Community potete controllare i vostri progressi e confrontarli con quelli dei vostri amici. Questa rappresenta l’unica componente online, se così si può definirla.

Tuning nella norma

Micro “fango” Machines

La Fisica dei veicoli risulta essere parecchio deludente, quasi da gioco Android sopratutto nelle impennate. Dopo aver preso velocità a dorso di pseudo-monster-truck, sulle irregolarità del tracciato, il veicolo (effetto bullet time a parte) sembra veleggiare in una bolla per una manciata di secondi, ma che nelle fasi più concitate della gara sembra durare un’eternità. Un sistema di guida molto nevrotico ed enfatico,sopratutto quando non ce n’è motivo, contraddistingue questa abulica avventura da spuntoni nel terreno, con le ruote avvolte da un effetto motion-blur di impatto.

Gig Nikko who are you?

Le ruote si incastrano tra loro sin troppo facilmente, difatti ritrovarsi avvinghiati come una lap dancer sia ai vostri avversari che agli alberi (circuito Canadian Trophy in primis) è parecchio facile. Arizona Driver presenta un sistema di guida sin troppo nevrotico, con sobbalzi troppo irregolari e dei danni solo estetici, difatti non vi è alcun tipo di danno meccanico, nè dovuto al fato nè agli avversari e nè a qualche iattura da asfalto.

Bello ma rivedibile..Graficamente parlando.

The desert of life

Il dettaglio grafico nel complesso risulta essere di sostanziale livello: i modelli poligonali dei veicoli paiono discreti, così come gli effetti particellari, la rifrazione delle luci di posizione del vostro ibrido-super sport-truck e le ambientazioni dei circuiti. Nulla da eccepire in buona sostanza, difatti il motore grafico pur essendo molto pesante sembra essere qualitativamente molto solido. Nonostante ciò, l’ottimizzazione generale pare risentire di alcune scelte parecchio a casaccio: peccato perché la realizzazione d’insieme è parecchio buona, tanto da somigliare vagamente agli Horizon di Microsoft.

L’oasi dell’off-road? Ma anche no!

Da rivedere: effetti pop-up dell’illuminazione che ne inficiano la resa qualitativa in toto, stesso discorso per i riflessi sulle auto e la traslucenza, il luccichìo messo un po’ a casaccio sulla carrozzeria dei veicoli (come se si trattasse di teiere scintillanti messe a lucido in una puntata di Tom e Jerry), i flare dei fuochi artificiali visivamente piuttosto invasivi (se soffrite di epilessia evitate questo gioco perchè tali bagliori purchè sporadici risultano essere parecchio fastidiosi) e dulcis in fundo l’inconcepibile sovraesposizione luminosa degli  shader che va a sconcuassare cromaticamente i riflessi sulle auto e non solo. Difatti nelle frazioni di secondo nei quali il veicolo si immerge in rivoli d’acqua, si crea una sorta di effetto diapositiva.

Manco un quattro piste degli anni ’80.

Attenti a non azionare troppo Nitro sull’asfalto ghiacciato

Per quel che ne concerne il comparto audio invece il rumore dei veicoli è pessimo, sembra quasi di guidare una gigi Nikko o di essere circondato da un nugulo di zanzare tigre. Il commento in-game da yo bro del ghetto è alquanto ridondante oltre che fuori luogo, per il resto vi è pochissima scelta musicale.

Arizona bug driver

Arizona Derby è un titolo insulso, troppo kitsch per essere vero, oltre che buggato ed incompleto vista l’assenza dell’online ed i pochi circuiti a disposizione, e contornato da quest’aria da corse clandestine che non gli si addice minimamente già di suo. A vederne poi la realizzazione in toto manco a parlarne. Il Titolo in questione risulta alacremente martoriato da bug di vario genere: da quelli audio per i quali ad esempio in pausa rimane in sottofondo il rumore del veicolo in loop, a quelli grafici visti in precedenza, senza poi parlare del fatto di non poter disattivare il sonoro come da menù in pausa. Nasce come un Motorstorm o un Mxgp con dei monster-truck OGM, ma alla fin fine è la parodia di se stesso. Il risultato è un titolo male assortito e male ottimizzato con trovate coatte fini a se stesse.

Yahoo..Va be’ lasciamo stare!

Mulder and Scully FBI

And the last but not the least, non dimentichiamoci del misterioso quanto impraticabile puntamento sui pulsanti in fase di acquisto del veicolo (in buy car per l’appunto) e sopratutto nella sezione delivery quando scegliete tutto il necessairè dalle loot-box. Speriamo che i bug vengano risolti al più presto sopratutto per i possessori, non sta a noi dire se siano pochi o meno, optiamo per la prima, con aggiornamenti vari ed eventuali.

Un Disaster Movie del joypad: kitsch, algido ed insulso.

Un titolo senza anima, senza lode, freddo e che non comunica alcun tipo di emozione da ruote puntute. Sembra un gioco per smartphone e non da console o da PC, pare difatti di governare una sorta di micromachine racchiusa in una bolla di sapone che scorrazza per mezzo mondo, folgorata altresì dallo strobo di una discoteca. Opzioni insulse quanto pacchiane come il vedere l’effetto dell’acqua sulle ruote (nel menù!) sono a dir poco opinabili, forse solo l’off-road dei sobbalzi del veicolo meccanicamente ha una spiegazione.

Alla fine della fiera poca roba tra acqua e fango

La leggenda di Al, John e Arizona Driver.

Menzione d’onore infine per i nomi dei bot avversari, giocatori come Romano “The Serpente” Lodato non passano di certo inosservati (Soprano o Mafia 2 scansate proprio!). Sembrano usciti da uno spin-off dei The Good Fellas, piccola nota di colore in questo contesto melmoso. In tutti i sensi.

The good nitros
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