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Ace Combat 7 – Recensione

Soldato Jane a rapporto

Immaginate di essere una provetta Maverick nipponica cresciuta in una famiglia di ben quattro generazioni di piloti e di rappresentare il vostro paese in una sorta di rappresaglia bellica simil guerra fredda. La tensione diplomatica (e non) si taglia col coltello, in un’aria da cortina di ferro che basta un non nulla per farla diventare a dir poco elettrica.

Con Api si vola!

Il vostro carattere da maschiaccio, figlioccio di una paideia militare impartitavi da vostro nonno e dai commilitoni suoi colleghi, le vostre balie erano in mimetica, brutto da dirsi ma è così, vi ha reso una sorta di Mac Giver con sguardo ammaliante alla Doki Doki (calmi, solo fisiognomicamente parlando, ammainate l’onanismo). Ad onta della vostre innate capacità nel customizzare caccia da combattimento come se nulla fosse, utilizzando altresì pezzi di altri aerei oramai in disuso, diventate a tutti gli effetti la punta di diamante della squadriglia Mage dell’aeronautica militare del regno di Erusea.

Buonaseeeeera

L’Erusea, una ei fu repubblica ovviamente immaginaria, è diventata nel giro di una serie di sfortunati eventi consequenziali l’un con l’altro (compresa la caduta di un meteorite), una vera e propria monarchia a tutti gli effetti.Gli accadimenti che hanno trascinato in un vortice bellico di rara intensità L’Erusea, per l’appunto, ed il regno di Osea, sono il frutto di svariate ingerenze diplomatiche verificatesi dopo ben dieci anni di pace (causa armistizio) e fatte di: tensioni, rappresaglie e schermaglie militari di ogni genere.

Un bel giorno però il vostro caccia viene abbattuto, vi salvate per il rotto della cuffia, ma nonostante ciò l’esercito nemico vi cattura ed imprigiona in un carcere lager sulla scorta di abu ghraib, assieme ad altri aviatori dell’Erusea. È proprio dal flashback nato tra quelle sbarre che la protagonista in questione narra gli accadimenti in divenire di questo Ace Combat 7. Ed allora entrate in un jet qualunque, chiudete la calotta del vostro velivolo, accendete i motori e sguainate i missili al fine di difendere il vostro regno da quei puzzoni dell’Osea. Roger, Alpha, Charlie, Bravo si vola!

Erusea terra di caccia F-16 e capinere

Le modalità di gioco presenti in Ace Combat 7 sono quelle canoniche: la campagna in single player ed il multigiocatore online, oltre ovviamente a contenuti del gioco buy and play da DLC che fanno il paio con upgrade vari ed eventuali, ovverosia i classici elementi da “pagare e sorridere”. Nella modalità campagna potete scegliere ovviamente l’aereo adatto alla vostra transvolata bellica, quelli in possesso inizialmente sono tre (tra i quali il mitico fighting falcon 16 volgarmente detto caccia f-16) di cui uno non disponibile da subito ma solo dopo aver completato determinate missioni della campagna in single-player.

Scegliete il vostro jet preferito, il set di missili speciali tra quelli canonici, come i missili standard aria-aria AAM ad esempio, ed i potenziamenti da poter innestare nel vostro velivolo, tra quelli disponibili di default e quelli da comprare grazie al denaro virtuale in-game detto PRM, nel cosiddetto albero aerei.

L’albero aerei non è altro che una sorta di schema degli aerei e dei potenziamenti da poter comprare con i soldi in-game, conquistati vittoria dopo vittoria e dopo aver conseguito determinati obbiettivi come: tempo minimo, tipologie di nemici abbattuti, missili utilizzati e via discorrendo, sia nella campagna in single-player sia nel multiplayer online.

Let’s twist again

Questo sistema di progressione, graficamente somigliante allo schema di un circuito elettrico, sottostà alle vostre esigenze da provetto aviatore e dal carico di armi da utilizzare a seconda delle missioni da fare. Tale struttura giova sia alla longevità del gioco stesso che alla determinazione dell’utente finale nel migliorarsi sempre più, perseguendo determinati obbiettivi. Una volta scelto tutto il necessairè vi ritrovate de facto il destino dell’Erusea nelle vostre mani , come da eventi simil guerra fredda narrati poche riga fa a dovere.

Mi piace l’odore del joypad al mattino

Oltre alle classiche tipologie di difficoltà (livello facile, normale e difficile), a condizionare il vostro approccio col titolo Namco in questione, vi sono due metodi di controllo che dipendono dal livello di abilità del giocatore: quello standard che consta solo di accelerazione e decelerazione del velivolo, e quello expert con tanto di fasi di beccheggio e rollìo per i più veterani. Tutto ciò in aggiunta poi alle impostazioni da virata stretta, dove in un’opzione vi è la possibilità di accelerare e decelerare, per i più puristi, mentre nell’altra si può solamente decelerare. Il tutto con la sola leva di sinistra.

Il distinguo, notevole, tra la modalità comandi normale e quella esperto per i puristi della cloche, non riguarda solo le levette da azionare in merito alle classiche manovre da compiere in volo , ma condiziona tutto quel corollario di movimenti per far librare al meglio delle vostre possibilità e velleità, il vostro velivolo bellico.

In modalità normale per togliersi dalla traiettoria nemica basta virare in maniera ellittica giocando su bardata,ovverosia lo spostarsi in orizzontale col velivolo senza far virare lo stesso. Non è sufficiente difatti il solo accelerare a più non posso, tant’è che proprio per questo i controlli, anche in questa modalità, paiono piuttosto simulativi.

Col sistema di controllo esperto invece, i continui bilanciamenti dovuti alle manovre evasive ma sopratutto in seno a beccheggio e rollìo, vi obbligano a compiere parabole sempre più irregolari, maldestre e poco cercate. In particolar modo all’inizio, nelle missioni contro unità nemiche terrestri, ritrovarvi col muso spiaccicato su basi aeree o rifornimenti aeronautici vari ed eventuali, risulta essere praticamente una costante.

I cari bei vecchi B-52

Uscire fuori dal target dei vostri nemici, sempre nella suddetta modalità di controllo è parecchio impegnativo, impararne poi, joypad alla mano, la giusta manualità è roba da numero cospicuo di ore passate a volteggiare che nemmeno Hilary.  Indi per cui, non bisogna accelerare all’improvviso sopratutto nelle missioni contro unità nemiche terrestri, senza prima acquisire una certa fiducia da “esperto”, altrimenti la figura da provetto Tozzi fan, ovverosia Fantozzi in versione kamikaze contro le navi a stelle e strisce, è bella che pronta.

Una formula vincente

Il connubio tra Arcade e simulazione è il vero punto di forza del gameplay di Ace Combat 7, nonché il vulnus, anche per i meno esperti, del suo successo e del suo intrigante hype videoludico. La visuale in entrambe le modalità risulta essere parecchio sensibile, a fronte di un’intelligenze artificiale nei confronti della quale basta compiere delle continue manovre ellittiche per sviarne eventuali attacchi o per eludere le traiettorie dei missili puntati contro di noi.

Nonostante abbia lo stesso motore grafico di Ace Combat: Assault Horizon, il comparto grafico di Ace Combat 7 è parecchio sontuoso e consta di: ottimi effetti luce sia per ciò che ne concerne i flare solari che i riflessi sul velivolo (visivamente d’impatto), un gradiente cromatico dei bagliori fedele alla controparte reale in qualsiasi condizione meteorologica, di effetti particellari come esplosioni, rugiada causa passaggio tra le nuvole, detriti e quant’altro, parecchio realistici.

Staring at the Sun

Anche gli effetti grafici che riguardano le intemperie in volo come: tempeste, pioggia, fulmini, grandine o chicchesia, sono di notevole fattura. Stesso discorso per l’effetto delle turbolenze causate o dalle condizioni del tempo o da virate da Top Gun in erba. A modelli poligonali e shader di ottima fattura poi, fanno da contorno deformazioni parecchio realistiche; unico neo (come nel precedente capitolo) gli effetti delle collisioni a terra dei velivoli, i quali non presentano compenetrazione fisica di alcun tipo, e la resa grafica di tutto ciò che sta al di sotto della linea dell’orizzonte lascia un po’ interdetti. Il tutto per certi versi sembra messo graficamente sul suolo un po’ a casaccio, a mò di fotomontaggio col paint, e pare altresì appartenere ad una generazione di eoni or sono.

Grazie alla tecnologia TrueSky per la renderizzazione delle nuvole, l’effetto che ne consegue risulta parecchio stupefacente ed alquanto randomico nella composizione poligonale delle stesse: realismo e spettacolarità dell’orizzonte visivo ringraziano, intermezzi (visto che entrambi utilizzano pressoché la stessa grafica) anche. I dettagli dei bulloni e delle varie parti dell’aereo sembrano davvero ben curati, discorso identico per la ruggine presente sulla carrozzeria del vostro jet. Stesso discorso in toto per il comparto audio, a dir poco sublime con musiche a metà tra Final Fantasy e la demo di un autosalone, così come risultano notevoli anche gli effetti da orecchie tappate per i G che in volo ti spremono come un limone, onde d’urto, turbolenze ed esplosioni. Tutto molto bello.

Menzione d’onore per la versione Pc nella quale sbloccare la sincronia verticale in modo tale da andare anche oltre i canonici 60 fps (hardware permettendo) manda in brodo di giuggiole i bulbi oculari….Per coloro i quali invece soffrono di vertigini, biochetasi in mano e tanta salute. Forse nei replay di fine missione, a livello dettagli perde qualcosina, ma nulla da far gridare allo scandalo. Come potete notare voi stessi nella foto in calce a questo paragrafo, la fattura è di indiscusso valore, le visuali godibili e l’effetto d’insieme è alquanto altisonante, ma tutto ciò che è ancorato al terreno, modelli poligonali degli oggetti al suolo in primis, è parecchio spartano. Replay o non replay.

Grafica dei replay da rivedere al VAR…Si lo so è pessima, ma andava fatta.

Mucchio selvaggio

Venendo alla componente online, in ogni missione c’è una valutazione da rispettare, come nella modalità campagna del resto, che inficia altresì il numero dei PRM ricevuti (denaro virtuale) nonché dei punti esperienza raggiungibili, iniziando da comandante in capo sino ad arrivare ad aviatore scelto, per un totale di ben 22 gradi canonici da pilota d’aeronautica. Le modalità del multiplayer online di Ace Combat 7 sono due: Battle Royale e Team Deatmatch.

Nella prima, la ormai sempre presente Battle Royale, in un tutti contro tutti fatto di: missili scansati, parabole che nemmeno una giostra di paese incagliata e momenti di alta tensione a seconda di quanto il vostro velivolo sia stato danneggiato o meno, vince chi raggiunge per primo un dato traguardo a livello di punteggio. Nella seconda invece le meccaniche di gioco sono connesse alla classiche modalità deathmatch a squadra in questo caso pe lì mari e li cieli del fantastico scenario di Ace Combat. Questa modalità risulta essere un tantino meno ripetitiva e ridondante della battle royale di cui sopra, dove si vira in un continuo gironzolovagare in tondo per le nuvole forevah and evah.

L’online di Ace Combat 7 è parecchio sblianciato: schivare i missili per i tuoi nemici risulta alquanto sistematico (Asimov beccate questa, Human 1 Robot 0).  Una volta entrati nella stanza della sessione multiplayer sopraccitata, non vi è alcun tipo di regola stringente a livello di grado di difficoltà. Tu, povero nabbo che entri in una partita ics, vieni automaticamente bulleggiato dai caccia della guerra in Corea dei primi anni ’50 con a capo (“dall’altra parte del joystick”) un campione dell’aviazione videoludica di Osaka. Ed anche con una certa facilità.

Fly me to the moon

Un titolo bello da vedere, data la grafica parecchio ben fatta tanto in termini di resa visiva quanto di effetti visivi come particellari e flare, eccenzion fatta per tutto ciò che costelli il suolo, modelli poligonali e terreno in primis. Un titolo inoltre piacevole, comandi alla mano, vista la giocabilità per tutti, ad onta del suo essere un titolo che si fa giocare e rigiocare da chiunque, dal nabbo all’aviatore videoludico, sopratutto a cagione dei tanti momenti spettacolari e del pathos montato a panna.

Ma attenzione: in single-player la campagna dopo qualche rifornimento dato in pasto ai vostri missili e l’aver abbattuto il drone cattivone di turno, sopratutto quelli simil modello stealth dell’aviazione U.S.A della prima guerra del golfo, risulta essere monotona, magari l’avere avuto un po’ di varietà in più nelle missioni sarebbe stato l’ideale. Ace Combat 7  in buona sostanza è un intrigante bivio tra l’arcade e la simulazione più pura o molto più semplicemente, un gioco che riesce a soddisfare entrambe le categorie di giocatori, anche grazie ad un sistema di puntamento che facilita notevolmente le cose.

Caso a parte l’online ed in particolar modo la modalità Battle Royale, che come i santini elettorali te la ritrovi videoludicamente un po’ ovunque, e nella quale i cheater sono all’ordine del giorno. Per quel che riguarda la modalità team deathmatch invece, non è necessario farsi venire una serie di ridondanti conati di vomito a causa delle sempiterne parabole dei propri nemici. Al netto di tutto ciò, sia nell’una che nell’altra modalità del suddetto comparto multiplayer, non si evolve a livello di rank in maniera congeniata, passo dopo passo, dandoti così la possibilità di sfidare gente appartenente al tuo stesso rank. Difatti, eccenzion fatta per il punteggio da raggiungere, non vi è limite alcuno nell’entrare in una data stanza.

Ad una trama parecchio avvincente e ricca di suspance tra il mangaka e lo sceneggiato,  condita da missioni con tanto di “nemici” più disparati (sopratutto per un flight game si intende), nonché di obbiettivi sempre più diversificati, fa da contraltare una campagna in single-player che non brilla di certo per longevità e originalità. Ma tant’è…Non si può di certo definire ripetitiva a tutti gli effetti, questo no, ma alla lunga un po’ stanca.

In parole povere Ace Combat 7 è bello, godibile da tutti, pro, intermedi o citrulli della manopola, e alquanto spettacolare, nonostante qualche errore di gioventù e taluni difetti dati da una certa ripetitività sia nelle missioni in singolo che in sua maestà battle royale, ma ivi più per cause indotte dai “giostrai” dei cieli che non attribuibili direttamente al gioco stesso.

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