Ubisoft non è molto soddisfatta dal modo in cui Steam sta conducendo i suoi affari in questi giorni, almeno secondo Chris Early, vice presidente per le partnership e le entrate dell’editore che ha rilasciato un’intervista al New York Times. E non è comunque la sola voce critica nei confronti del rivenditore digitale.
Mentre Epic Games Store continua ad attirare forti critiche verso di se da chiunque, la tassa del 30% applicata da Steam (la quota di guadagno dello store) non attira certo buoni sentimenti. Mentre Ubisoft continua a vendere ancora molti dei suoi giochi tramite Steam, ce ne sono altri (come The Division 2 e Anno 1800) che sono disponibili solo attraverso il negozio digitale di Ubisoft, Uplay (dove l’editore ottiene ovviamente il 100% degli incassi) e l’Epic Games Store.
Il New York Times ha anche parlato con sviluppatori come Greg Kasavin (Supergiant Games) e Tommy Refenes (Team Meat), i quali sottolineano entrambi che le cose possono essere migliorate su tutti i fronti e che ci vuole concorrenza tra grandi studi ben finanziati per far sì che ciò accada. Come afferma Kasavin, “i cicli di console sono sempre i migliori quando la rivalità è accesa”
Certo, c’è di più in questo conflitto oltre a Steam contro Epic. I maggiori editori come EA e Ubisoft hanno abbastanza poter per spostare l’ago della bilancia da un lato o dall’altro, e hanno le proprie ambizioni. Il negozio di Electronic Arts, Origin, offre già Origin Access, un servizio di abbonamento mensile che dà accesso a quasi tutti i loro giochi. Ubisoft lancerà una cosa simile, Uplay Plus, il 3 settembre. Insomma, tutti stanno cercando di ritagliarsi la propria fetta di mercato frammentandolo sempre di più.
E all’orizzonte c’è anche Google con il suo servizio di streaming, Google Stadia e con un modello di business innovati, che sfida ulteriormente il concetto di proprietà dei giochi e mette in discussione l’hardware stesso. Insomma, siamo in un’epoca di passaggio, vedremo cosa ci riserverà il futuro.
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