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Daemon X Machina – Recensione

All’annuncio di Nintendo Switch, tra i molti quesiti che si posero i videogiocatori di tutto il mondo c’era quello riguardante la varietà del parco titoli offerto. Negli ultimi anni, soprattutto con l’uscita di Nintendo Wii, l’azienda nipponica si è affermata sul mercato come la produttrice di console per famiglie. Era più che lecito quindi che i giocatori hardcore rivolgessero il loro sguardo verso altri lidi, cercando ciò che potesse soddisfare il loro profilo di consumatori nel miglior modo possibile. Nintendo Switch, in questi tre anni di attività, sta riuscendo ad attirare nuovamente l’attenzione di coloro che cercano giochi impegnativi, con meccaniche complesse e tematiche profonde. Uno dei titoli che va ad aggiungersi a questa lista e che potrebbe soddisfare i palati più svariati è proprio Daemon X Machina.

Sviluppato da Marvelous, Daemon X Machina è uno sparatutto action in terza persona che riprende molti elementi strutturali e di role play da suoi predecessori quali Destiny e Monster Hunter World. Dopo l’impatto di un pezzo di Luna sulla Terra, molte intelligenze artificiali nel mondo si sono ribellate agli umani e si sono sviluppate in una nuova forma di vita, chiamata Immortal. Anche alcuni umani hanno subito gli effetti di questo cataclisma, acquisendo delle capacità uniche che li rendono diversi dai loro simili. Sono stati chiamati Outer e la maggior parte di loro ha deciso di mettere le proprie capacità al servizio della razza umana. Sfruttando dei mech potentissimi, chiamati Arsenal, gli Outer eseguono missioni sotto la tutela di Orbital, una corporazione neutrale che si occupa di gestire i vari incarichi assegnati dalle diverse aziende rimaste sulla terra. Queste missioni prevedono l’annientamento degli Immortal nel tentativo di scoprire come fermare la nuova minaccia, ma sono anche missioni che aiutano lo sviluppo delle aziende coinvolte, e non è raro che due aziende propongano agli Outer missioni diverse che possono ostacolare quelle di altri Outer, costringendoli a scontrarsi. Forse tutto sommato, per queste aziende gli affari vengono prima del benessere di tutti.

Prima di lanciarmi sul gioco, ci tengo a sottolineare la bellezza del tema musicale presente nel menù iniziale, al punto che mi sono fermato ad ascoltarlo nella sua interezza prima di iniziare l’esperienza. Invito ognuno di voi a fare altrettanto, anche qualora decideste di non acquistare il gioco. Un grande applauso a Junichi Nakatsuru e Rio Hamamoto, autori della colonna sonora, davvero piacevole ed immersiva in gran parte del titolo.
La prima cosa da fare in Daemon X Machina è creare il proprio Outer. La schermata di creazione del personaggio offre degli strumenti più che sufficienti per dar sfogo alla vostra creatività, attestandosi su un buon livello di personalizzazione.
In una precedente anteprima, avevo già sottolineato come il gioco presenti un sistema narrativo basato su singole missioni che portano mano a mano avanti la storia, proprio come nei già citati Destiny e Monster Hunter World. Facile aspettarsi quindi la presenza di un hub centrale, ovvero l’Hangar. Qui è possibile controllare i progressi di gioco, acquistare e vendere oggetti, cambiare l’aspetto del proprio Arsenal e potenziarlo, modificare artificialmente il proprio corpo per donargli nuove abilità e persino mangiare gelati, una meccanica che ricalca i pasti di Monster Hunter.

Il gioco prevede una componente multigiocatore, molto limitata nel momento in cui si affrontano missioni della trama principale: queste devono essere affrontate in compagnia di altri Outer appartenenti alla storia, perché hanno appunto dei risvolti narrativi che li coinvolgono. Questi Outer fanno parte di diverse gilde, ognuna con le sue caratteristiche ed i suoi scopi. Aiutandole si possono ottenere vari benefici, come armi esclusive nel negozio e la potenziale collaborazione dei loro membri durante le missioni libere, cioè quelle che non riguardano direttamente la trama: in questo modo si dà la possibilità anche a chi gioca offline di ottenere un prezioso supporto sul campo di battaglia. Le missioni forniscono come ricompensa dei crediti che possono essere spesi per il potenziamento del proprio Arsenal.

Sebbene questa struttura di progressione cada presto nella ripetitività, le missioni cercano di essere il più variegate possibile, sia nell’incarico assegnato sia negli imprevisti che si verificano. Si parte dalla semplice eliminazione di IA ostili, fino ad arrivare alla protezione di un punto assegnato, la distruzione di una costruzione nemica, il piazzamento di esplosivi, l’esplorazione di aree ancora inesplorate e molto altro. Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo e creano costante aspettativa durante la missione, facendoci tenere sempre la guardia alta. Che sia l’arrivo di un gruppo di Outer ostili o l’apparizione improvvisa di un Immortal colossale, non si ha mai la certezza di essere completamente al sicuro. Gli Outer che interagiscono con noi hanno delle personalità un po’ stereotipate, ma la maggior parte di loro ha un background interessante tutto da scoprire durante i briefing di preparazione alle missioni e durante lo svolgimento del compito assegnato.

Per affrontare queste missioni, una buona preparazione è fondamentale. Le IA nemiche possono essere eliminate con armi da fuoco a distanza o con armi corpo a corpo. La scelta sta a noi, a seconda dello stile di gioco che ci è più congeniale, ma nelle battute iniziali il gioco spinge maggiormente verso un approccio a distanza. Essendo i combattimenti molto frenetici e richiedendo il costante movimento del giocatore, alla Marvelous hanno ben pensato di sfruttare un sistema di fuoco basato sull’agganciamento di un bersaglio. Una volta inquadrato su schermo un nemico, questo verrà agganciato e il nostro Arsenal farà sempre fuoco verso di lui, anche in movimento. La perdita del contatto visivo col nemico comporta ovviamente la perdita dell’agganciamento, che deve essere nuovamente ottenuto. In questo modo l’Arsenal ha la possibilità di evitare gli attacchi nemici sfruttando i propulsori di movimento senza correre il rischio di non poter rispondere adeguatamente al fuoco ostile. Attenzione però a non esaurire la resistenza dei propulsori, altrimenti ci si ritrova nell’incapacità di volare e spostarsi agilmente per un breve periodo di tempo, rimanendo esposti agli attacchi nemici. Le armi da fuoco sono molte e vanno dalle pistole ai fucili d’assalto, dai fucili a pompa ai fucili di precisione, per un approccio più stealth.

Per quanto riguarda il corpo a corpo, si può cominciare a farne concretamente uso arrivati a metà delle missioni di Grado D, quindi dopo qualche ora di gioco. Le spade più basilari hanno a disposizione un solo attacco, ma le spade migliori possono concatenare diverse combo diventando molto più efficaci. Essendo l’Arsenal dotato di due mani pienamente operative, non c’è assolutamente nulla che vi impedisca di impugnare un’arma da fuoco nella mano destra e un’arma per il corpo a corpo in quella sinistra, creando così dei set unici che permettono di destreggiarsi al meglio in ogni situazione. Le possibilità sono innumerevoli.

Alcune armi possono essere migliorate grazie agli slot accessori, che ne aumentano potenza d’attacco, cadenza di fuoco, numero di munizioni e via dicendo. All’aumento di queste statistiche contribuisce anche la nostra corazza, personalizzabile in testa, busto, braccia, gambe e processore. Ci sono corazze che aiutano nella velocità di agganciamento, altre che aumentano la difesa contro determinati tipi di armi e altre ancora che migliorano le capacità di movimento. La scelta sta solo a voi, e vi posso assicurare che se siete dei fanatici di numeri e statistiche questo gioco offre un’esperienza di personalizzazione che non ha davvero nulla da invidiare a Monster Hunter.
Si possono portare fino a quattro armi, una per ogni braccio e due di riserva. Vi garantisco che dovrete uscire sempre attrezzati per affrontare ogni evenienza, perché ritrovarsi senza alcuna possibilità di attaccare significa quasi sempre essere sconfitti. La peggior situazione in cui mi sono ritrovato è stata in una missione principale, che sembrava inizialmente essere un semplice incarico di perlustrazione. Avevo dimenticato di equipaggiare un fucile di riserva e ad un certo punto è comparso un Immortal colossale, trasformando la missione in una boss fight. Ho finito le munizioni nel momento in cui al boss mancava meno di un quarto di vita, e mi sono ritrovato nell’impossibilità di attaccare. I compagni di squadra nelle missioni fungono principalmente da supporto, quindi aspettare che riuscissero a sconfiggere il mech gigante e sperare che nel frattempo distruggessero anche i suoi minion, facendo così spawnare munizioni per la mia arma, è stato esasperante. Vi invito a non ripetere il mio stesso errore.

Questi combattimenti divertenti e frenetici sono affiancati da uno stile grafico che tende a privilegiare colori accesi saturati, mettendo in particolare risalto le esplosioni degli Immortal e dando un grande senso di appagamento. Tuttavia il gioco può essere apprezzato al meglio solamente in modalità dock: sul grande schermo di una televisione Daemon X Machina è davvero bello da vedere, certo nulla di eclatante ma i cali di framerate sono pochissimi, i volti dei personaggi sono ben definiti seppur poco espressivi e nei momenti più frenetici si riesce sempre ad avere ben chiaro cosa sta accadendo. In modalità portatile invece sembra di ritrovarsi dinnanzi ad un altro gioco. Durante le azioni più concitate il gioco rallenta vistosamente, Outer ed Arsenal perdono la loro definizione e l’impugnatura dei joycon distanziata non permette un controllo del mech preciso, complici anche dei comandi complessi che poco si adattano all’utilizzo portatile. Non ritengo che sia ingiocabile, ma l’esperienza viene vistosamente compromessa, motivo per cui consiglio caldamente di usufruire ogni volta se ne ha l’occasione di uno schermo collegato al dock. Altra nota dolente è la grandezza delle mappe nelle quali si svolgono le missioni. Lo spazio a disposizione è piuttosto limitato, riducendosi nella maggior parte dei casi a dei rettangoli che non offrono grande respiro, soprattutto nelle battaglie contro gli Immortal giganti. Poche le eccezioni, anche in quei casi nulla che possa veramente essere definito ampio. Un vero peccato, considerando quanto sia fondamentale muoversi agilmente per affrontare al meglio i nemici.

Daemon X Machina sfortunatamente non ha goduto della stessa attenzione mediatica spettata ad altri titoli di casa Nintendo. Tuttavia, è l’ennesimo gioco che dimostra le numerose buone opzioni a disposizione degli utenti di Nintendo Switch, una console che continua ad accogliere sotto il suo tetto giochi di qualità piacevoli da giocare. Non siamo dinnanzi ad un capolavoro, sia chiaro, ma Daemon X Machina è sicuramente un titolo valido, in grado di soddisfare diverse tipologie di giocatori. Che siate fan degli sparatutto, degli action, dei mech, dei giochi con una grande componente di personalizzazione che influenza numeri e statistiche o che cerchiate un’esperienza online fresca, Daemon X Machina offre un’esperienza davvero peculiare per il suo genere, che potrebbe fare al caso vostro. Preparatevi dunque a salire sul vostro Arsenal e a salvare quel che resta dell’umanità.

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