A sei anni di distanza dal suo debutto su PlayStation 3, Bandai Namco decide di riportare sulle console di attuale generazione Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea. L’opera di Studio Ghibli e Level-5 sarà stata tirata a lucido come si deve, o questo remaster rappresenta il solito “compitino ben svolto”? Scopriamolo insieme nella nostra recensione. Graficamente parlando il lavoro di rimasterizzazione è notevole. Su PlayStation 4 standard il gioco raggiunge i 1080p e i 60 frame al secondo, mentre su PlayStation 4 Pro si può scegliere tra le configurazioni 4K-30 FPS e 1440p-60 FPS. Insomma, per quanto riguarda l’impatto puramente estetico il lavoro di “restauro” fatto dagli sviluppatori è davvero ottimo e privo di sbavature.
Nonostante siano passati diversi anni dalla sua uscita, il gameplay di questa fiaba interattiva non è invecchiato poi così male come ci si potrebbe aspettare. Il sistema di combattimento si basa su una struttura in tempo reale, con una pausa che si verifica nel momento in cui bisogna selezionare l’azione da compiere. Come ogni gioco di ruolo nipponico che si rispetti, ci vorranno circa una decina di ore prima che il gameplay sveli al giocatore tutte le sue “basi”. Non appena avrete un team composto da tre personaggi, entreranno in gioco i famigli a donare un po’ di spessore ad un combat system altrimenti piuttosto classico. Prendendo spunto direttamente dal franchise dei Pokémon infatti, il team di sviluppo ha ben pensato di inserire nel gioco delle simpatiche quanto bizzarre creaturine, che il giocatore può e deve catturare nel corso dell’avventura. Primo perché ogni famiglio può essere usato in battaglia (un po’ come accadeva per le evocazioni nella saga di Kingdom Hearts per capirci), e secondo perché senza questi ultimi aver la meglio sui propri nemici non sarà affatto semplice.
Ogni creatura dispone di specifiche abilità che variano in base alla sua razza, per cui fate molta attenzione a quale mostro schierare sul campo di battaglia, ma soprattutto ricordatevi di nutrirlo, altrimenti non crescerà e non si evolverà. A proposito di quest’ultima cosa, ciascun famiglio si può evolvere in una specie intermedia e in due evoluzioni finali uniche. Ogni evoluzione modificherà le affinità di una creatura legate al suo segno e agli elementi. I Segni funzionano con un sistema “carta-forbice-sasso” donando un certo vantaggio ad alcune razze nei confronti di altre, mentre gli elementi funzionano in modo abbastanza tradizionale, per cui le percentuali di danno aumentano o vengono limitate a seconda della tipologia di nemico che ci si trova davanti. I punti vita e la barra del mana inoltre non si rigenerano in modo automatico, per cui bisognerà ogni volta andare alla ricerca di un raro punto di salvataggio, dove poter salvare i propri progressi e nel frattempo recuperare le energie perse; in alternativa dovrete usare alcuni specifici oggetti che potrete recuperare presso i negozi dedicati.
La storia raccontata da Level-5 e dallo Studio Ghibli in Ni No Kuni: La Maledizione della Strega Cinerea, resta una delle più belle nel panorama dei J-RPG. Tragica ed epica allo stesso tempo, l’epopea di Oliver è una di quelle che vale decisamente la pena vivere in prima persona. I difetti storici del gioco purtroppo sono ancora tutti lì, come per esempio un’intelligenza artificiale degli alleati non sempre all’altezza della situazione e quest secondarie abbastanza ripetitive. Si tratta comunque di dettagli che non rovinano più di tanto l’esperienza complessiva del gioco. In definitiva, se non lo avete mai giocato, correte a recuperare quello che, ad oggi, resta uno dei migliori esponenti di un genere che mai come ora sembra in splendida forma.
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