In un mondo popolato da creature fantasy di ogni tipo, che troppo abituate alle comodità offerte dalla tecnologia del mondo moderno hanno dimenticato come si usa la magia, due giovani fratelli elfi sono pronti a vivere la giornata più folle della loro vita pur di passare anche solo 24 ore con il padre defunto da tempo. Sono queste le premesse di Onward: Oltre la magia, l’ultima fatica di casa Pixar, diretta da Dan Scanlon (già regista di Monsters University) e in arrivo nelle sale italiane il prossimo 16 aprile.
Nota: il film doveva uscire in Italia originariamente il 5 marzo, ma a causa della chiusura dei cinema nelle regioni settentrionali per via del Coronavirus , è stata posticipato al 16 aprile.
L’intreccio
Che cosa dareste anche solo per passare un giorno con una persona cara che non c’è più? Da qui parte la storia di Onward, un film che il regista Dan Scalon ha definito quasi autobiografico e personale, in quanto anche lui e suo fratello maggiore, proprio come i due protagonisti della storia, hanno perso il padre in giovane età, e hanno dunque fantasticato per anni su come avrebbero speso il loro giorno speciale con il padre scomparso.
Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, il giovane Ian Lightfoot, un teenager elfo timido e impacciato, riceve dalla madre un regalo speciale: un dono che il padre, defunto prima che lui potesse mai conoscerlo, voleva che il figlio ricevesse proprio in quella data. L’eredità che ricevono Ian e il suo scapestrato fratello maggiore Barley è un bastone magico e una formula per un incantesimo in grado di riportare il padre nel mondo dei vivi per 24 ore, in modo che i due fratelli possano passare del tempo con il genitore che non è mai riuscito a vederli crescere. Durante l’incantesimo tuttavia qualcosa va storto, e Ian e Barley si trovano a lanciarsi in un folle viaggio alla ricerca di un manufatto in grado di portare a termine la magia.
L’ennesimo gioiello tecnico di Pixar
A livello visivo e tecnico ci troviamo ancora una volta davanti ad una vera e propria perla di casa Pixar. Lo studio d’animazione californiano è infatti oramai una approvata garanzia nella modellazione 3D di personaggi, oggetti e ambientazioni, e il grande schermo di una sala cinematografica è in grado di far esaltare ancora di più la cura quasi maniacale per i dettagli in tutti i modelli del film.
La colonna sonora è un mix ben riuscito di temi fantasy-epici, quasi orchestrali, e brani più moderni e rock, che accompagnano il viaggio on the road dei due protagonisti a bordo del fedele destriero (ovvero il furgoncino sgangherato) di Barley, soprannominato da quest’ultimo “Ginevra”. Disney e Pixar hanno inoltre scelto dei doppiatori di prima classe per i due fratelli, in lingua originale la voce di Ian è infatti di Tom Holland (l’ultimo Spider-Man cinematografico), mentre quella di Barley è affidata a Chris Pratt (Star-Lord). Nell’edizione italiana di Onward si è scelto (saggiamente) di mantenere le voci a cui siamo abituati per Holland e Pratt, e che abbiamo conosciuto negli anni con l’MCU, rispettivamente i due sono infatti doppiati da Alex Polidori e Andrea Mete. A completare il cast italiano troviamo Sabrina Ferilli, come Laurel, la madre dei due, e Fabio Volo, come Wilden, il padre defunto che all’inizio è voce narrante. Nella versione nostrana del film compaiono come piccoli cameo di doppiaggio anche Lorenzo Ostuni (in arte Favij), come uno Spiritello, Raul Cremona, come un apprendista stregone, e David Parenzo, come un cameriere.
Profondità e maturità
Le varie creature che abitano il mondo del film Pixar hanno dimenticato cos’è la magia, hanno smesso di credere, assuefatti dalle comodità che la tecnologia ha fornito nel tempo. Proprio come tutti i personaggi di contorno (alcuni più o meno riusciti) che popolano il film, anche il giovane Ian ha smesso di credere, sia nella magia che in sé stesso, e sta dunque a Barley, un’ottimista e sognatore inguaribile, cercare di convincere il fratello minore che tutto è possibile se lo si vuole davvero con tutto il cuore. Onward è dunque un film che narra sì della ricerca di un padre scomparso, ma anche della ricerca del vero sé. Il viaggio che affrontano i due protagonisti, così diversi, ma anche così legati, è un racconto incentrato sul concetto di supporto reciproco, e sullo riuscire a sbloccare le proprie potenzialità correndo dei rischi per gli altri.
Nonostante il lungometraggio sia diretto ad un pubblico di famiglie con bambini, come oramai classico dei film dei Pixar Animation Studios, il messaggio di fondo passa in maniera dirompente anche per chi ha qualche anno in più. Onward sa far ridere, ma anche riflettere ed emozionare, e offre a tutti i tipi di spettatore degli spunti di riflessione dolcissimi, ma allo stesso tempo maturi, in grado di far emergere consapevolezze che spesso, annebbiati anche noi da tutti gli stimoli che offre la tecnologia, riponiamo in un cassetto. Usciti dalla sala vi renderete dunque conto che Onward vi ha lasciato qualcosa dentro, quel qualcosa che solamente i film Pixar sanno comunicare in quel modo. Ci spingono oramai da decenni, anche se siamo tutti con qualche anno in più, a continuare ad andare in sala e lasciarci emozionare dalle opere in computer grafica nate nell’ormai lontano 1995 da Ed Catumull, Steve Jobs e John Lasseter.
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