Se dopo aver letto queste due parole non avete chiuso tutto e non siete scappati in preda al panico, vi interesserà sapere qualcosa di più su questo thriller di fattura italiana.
Sviluppato da One-O-One Games e distribuito da Daedalic Entertainment, The Suicide of Rachel Foster ricade, per l’appunto, in quel genere tanto bistrattato oggi dai giocatori che in esso vedono più uno strano spauracchio, che non l’erede spirituale delle avventure grafiche punta e clicca tanto in voga su PC negli anni ’90 del secolo scorso. Andando oltre qualche pregiudizio di troppo, tanti giocatori hanno potuto godersi, in passato, delle ottime esperienze videoludiche come Firewatch o The Vanishing of Ethan Carter, giusto per citarne un paio. La creatura di One-O-One Games sarà riuscita ad eguagliarle?
Non si scappa dai ricordi
E’ il 1993 e Nicole è ormai una donna adulta che ha perennemente vissuto in fuga dal suo passato. E’ cresciuta nella contea di Lewis&Clark dove, con la sua famiglia, gestiva il prestigioso Timberline Hotel, una struttura alberghiera situata nel Montana. Tutto procedeva per il meglio, fin quando una crepa non si formò nel suo ideale ritratto della famiglia perfetta: suo padre Leonard si innamorò della sedicenne Rachel Foster, figlia del reverendo locale. Un amore proibito che destò scandalo quando venne a galla.
Rachel si suicidò e l’autopsia sul corpo rivelò come fosse incinta dell’uomo.
Fu in quel momento che la famiglia di Nicole si sgretolò: lei e sua madre fecero i bagagli e si allontanarono per sempre dai luoghi in cui avevano vissuto, lasciando il padre da solo nel Montana a gestire la struttura. Sono passati dieci anni, Leonard è appena morto e Nicole si trova davanti a una lettera di sua madre, scomparsa anni prima a causa di una grave malattia, che con un appello accorato le consiglia di vendere l’albergo, pagarsi gli studi e donare il resto alla famiglia Foster. Nicole quindi, si reca al Timberline Hotel per verificare la struttura con l’ausilio del suo avvocato e procedere con l’autorizzazione a vendere.
Questa è la ricca sinossi di The Suicide of Rachel Foster, un soggetto molto interessante che ci trasporta nella realtà di un hotel in disuso e isolato dal resto del mondo a causa di una tormenta. Nicole non ama questo posto, perché le sue pareti trasudano ricordi di un passato da cui è sempre fuggita ma, le condizioni atmosferiche proibitive, la costringono a soggiornarvi e a ripercorrere gli eventi che hanno segnato la sua vita, guardandoli sotto una nuova luce.
“Il mattino ha l’oro in bocca”
È proprio la location uno dei punti forti di tutta la produzione: il Timberline Hotel è una struttura affascinante che mostra tutta la capacità di level design di One-O-One Games. Un luogo labirintico con cui non si fa fatica a familiarizzare mano a mano che l’avventura procede. L’edificio, soprattutto se siete amanti del cinema, vi riporta alla mente senza troppa fatica il famoso Overlook Hotel di Shining: oltre alla scelta delle tappezzerie, i più smaliziati non mancano di cogliere l’evidente omaggio alla pellicola di Kubrick, presente dietro il banco della reception.
Il comparto sonoro poi, è decisamente il fiore all’occhiello del titolo: un audio binaurale semplicemente straordinario che vi restituisce fedelmente la sensazione di ogni passo della protagonista e di ogni scricchiolio della struttura, contribuendo a creare un’atmosfera di solitudine decisamente convincente. Proseguendo nell’avventura, questi elementi sono fondamentali per la costruzione di una tensione che cresce fino a tagliarsi con il coltello, riuscendo a tenervi con il fiato sospeso in più di un’occasione, senza l’ausilio dei famigerati (e squallidi) jumpscare tanto abusati dai titoli di questo genere.
Proprio per la stupefacente immersività nell’ambiente di gioco che gli sviluppatori sono riusciti a trasmettere, però, alla fine si resta un po’ con l’amaro in bocca per la breve durata dell’esperienza: pur dedicandovi all’esplorazione un po’ più del necessario, difficilmente impiegherete più di 3 o 4 ore per completare il gioco. Un vero peccato constatare che la cura dedicata all’ambientazione, non corrisponda poi a un’adeguata interazione con lo stesso, dal momento che questa viene confinata a pochi elementi dello scenario esaminabili e per larga parte ininfluenti ai fini del gameplay.
La stessa approssimazione, purtroppo, è presente nella sceneggiatura. The Suicide of Rachel Foster infatti, gode di un soggetto che, seppur non brilli di originalità, risulta davvero affascinante e ispirato ma, il modo in cui viene sviluppato, lascia un po’ a desiderare su quello che avrebbe potuto essere e invece non è stato. Nicole, grazie anche ad un doppiaggio di ottima fattura, risulta un personaggio molto interessante così come Irving, la voce che ci accompagna durante tutta l’avventura, fornendoci supporto tramite uno dei primi modelli di radiotelefono.
La sua storia passa per molti punti interessanti che forse, per non rendere la narrazione troppo dispersiva e cercare di eliminare i tempi morti, viene raccontata ad un ritmo un po’ troppo elevato e che inevitabilmente vi lascia dispiaciuti per l’assenza di quei dettagli che avrebbero potuto arricchire, di molto, un’esperienza narrativa comunque valida.
Spettatori interattivi
Il gameplay di The Suicide of Rachel Foster si sviluppa sulla falsariga di quello presente in titoli simili: pochissima azione e tanta esplorazione dell’ambiente circostante. La limitata interazione con esso però, unita con la scarsa necessità di approfondire ed esaminare a fondo il Timberline Hotel, vi rendono più uno spettatore delle vicende di Nicole che non l’effettivo artefice. Gli oggetti con una reale utilità sono pochi, scarsamente utilizzati e le scelte sono ridotte all’osso, per la maggior parte inserite come opzioni nella pur eccellente interazione telefonica che avrete con Irving.
Mentre ammirate affascinati gli ambienti che One-O-One è riuscita a creare, non potete fare a meno di ignorare quella sottile sensazione di essere partecipi di un viaggio in cui, troppo spesso, siete confinati sul sedile del passeggero. Non che questo affossi il gioco o ne mini irrimediabilmente il feeling, intendiamoci, ma per quanto riguarda questo comparto, l’impressione è che si potesse fare qualcosina in più.
Un progetto interessante
The Suicide of Rachel Foster rimane, nel suo complesso, un titolo meritevole di attenzione.
Il progetto di One-O-Games è un’opera contenuta nelle dimensioni e nelle ambizioni, ma non per questo povera di elementi molto interessanti e che mostrano le grandi potenzialità della piccola software house italiana. Soggiornare nel Timberline Hotel resta un’esperienza più che gradevole e, come detto in precedenza, decisamente sorprendente per quanto riguarda il comparto sonoro e quello dell’ambientazione.
In definitiva, non si parla di un capolavoro e non andrà a inserirsi tra le pietre miliari del genere ma, anche grazie al prezzo abbordabile a cui è proposto, posso concludere come si tratti comunque di un titolo che vale la pena giocare: sarà in grado di regalarvi diverse piacevoli soddisfazioni, a patto di chiudere un occhio qua e là sulle sue imperfezioni.
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