L’Asus PG43UQ si presenta come il Monitor per domarli tutti, con un’insieme di feature invidiabili, ma non sempre essere il Jack of All Trades porta i risultati sperati, a volte serve un guerriero, un mago ed un chierico, non un bardo.
Sulla carta, il PG43UQ è notevole. Parliamo di un pannello VA da 43″, con una risoluzione di 3840×2160, o 4k se preferite, una frequenza di refresh di 144hz, certificato per HDR 1000, dotato di VRR compatibile con le schede grafiche Nvidia, calibrato dall’azienda con 125% di copertura sRGB e 90% DCI-P3. Il tutto con 1 ms di tempo di risposta. 2 porte HDMI 2.0, 2 Displayport 1.4, 2 prese USB 3.0 per essere usato come hub, un proiettore Aura Sync.
La magia che permette tutto questo è la tecnologia DSC, e questo monitor è il primo sul mercato che la sfrutta. I dati che arrivano dalla scheda grafica a uno schermo devono passare all’interno di un connettore fisico che ha dei limiti nel quantitativo di dati che è in grado di trasmettere. La specifica attualmente in commercio del Displayport 1.4 è in grado di trasferire 25.92 Gbit/s. Questo si traduce nella capacità di trasmettere il 4k SDR a frequenze massime di 120hz. Se invece volete avere HDR, dovete accontentarvi di 98Hz alla stessa risoluzione.
Sino ad oggi, questa limitazione veniva aggirata in due modi: o si usavano due cavi contemporaneamente, sistema prono a bug dei driver, oppure si usava un sistema di compressione conosciuto come Chroma Subsampling 4:2:2 o 4:2:0, che andava a rimuovere informazione colore dal flusso. Se per i contenuti come i videogiochi poteva ancora essere accettabile, per leggere del testo, come su un sito internet o documenti word, risultava fastidioso alla vista. Il DSC consente di comprimere il flusso senza perdite di qualità, permettendo finalmente un segnale 4k HDR 144Hz di arrivare con un solo cavo al display. Questa tecnologia è disponibile solo sulle schede Nvidia RTX e sulle AMD di classe RX5700 usando un cavo displayport 1.4.
La prima impressione con il PG43UQ è ottima. Il packaging è intelligente e ben organizzato, all’interno della confezione si trovano i risultati della calibrazione di fabbrica e tutti i cavi necessari per farlo funzionare, incluse una HDMI ed una Displayport. C’è anche un comodo telecomando per cambiare le impostazioni del monitor a distanza. Collegato al computer la mia RTX 2060 aveva già il g-sync abilitato, e per l’HDR è bastato attivare la funzione in Windows per averla in automatico anche sul monitor. E via, subito a giocare e vedere film e serie TV. Si vede come ci sia un enorme equilibrio tra tutte le sue parti per offrire un’esperienza, passatemi il termine da caffè, rotonda.
Quando però si inizia a spingerlo ai suoi limiti i compromessi fatti si fanno più evidenti. Il monitor ha un prezzo di 1650€, che rispetto alle feature promesse, è anche “basso”. Asus è riuscita a contenere la spesa andando usano implementazioni hardware non da stato dell’arte, ma facendo scelte oculate nei punti chiave del prodotto.
Sul VRR (Variable Refresh Rate) c’è relativamente poco da dire. Non avere il modulo G-Sync permette di essere compatibile anche con hardware AMD e le future console, oltre che di risparmiare parecchi Euro sul costo finale. Il range è il classico del freesync 48-144Hz, con tecnologia di compensazione del framerate al di sotto di questa soglia e supporto al segnale HDR in combinazione col il refresh variabile. Il sistema funziona bene e non ho avuto grossi problemi con la mia RTX 2060. Flickering assente, solo qualche schermo nero durante i caricamenti o cambi di scena di alcuni giochi. È una feature che ritengo essere d’obbligo su schermi 4k. L’esperienza è promossa.
L’HDR è invece riuscito a metà. La luminosità massima di 1000 nits unita ad una pannello calibrato e con un contrasto 4000:1 dà ottimi risultati, i colori sono fantastici, ma non è implementato il Local Array Dimming, ovvero la capacità di regolare la luminosità localmente, affidandosi solamente ai normali W-led. Inoltre il pannello ottiene i suoi 10 bit di colore sfruttando la combinazione 8-bit + FRC. Il risultato è semplicemente buono, ma non trascendentale. Va detto che l’esperienza HDR è molto più godibile su console che su PC in generale, per via dell’implementazione non ottimale su Windows 10 ed il poco supporto di applicazioni e media player. Anche nei videogiochi, ci sono alcuni che offriranno ottimi risultati, altri un po’ meno. Middle Earth Shadow of War e Shadow of the Tomb Raider sono buoni esempi di HDR, altri come Red Dead Redemption un po’ meno. È comunque un vantaggio notevole per il PG43UQ avere l’HDR1000 in questa fascia di prezzo.
L’altro problema del PG43UQ è nel suo claim del tempo di risposta di 1 ms. Questo viene ottenuto impostando l’overdrive del pannello al massimo livello, il 5, eventualmente abilitando la funzione di riduzione del motion blur. Con queste impostazioni il monitor diventa inusabile a causa del difetto congenito dei pannelli VA: il ghosting. I pixel necessitano di qualche istante per cambiare colore e per questo durante movimenti veloci appare una scia dietro l’oggetto in movimento. Si può notare questo fenomeno anche solo seguendo il mouse sullo schermo. Con overdrive a 5, per cercare di contrastare questo effetto, si genere un nuovo artefatto, che va a riempire di colori i bordi degli oggetti.
Giocando ad Overwatch addirittura i proiettili verdi di Lucio vengono alterati da questo effetto durante il loro spostarsi sullo schermo e a ogni movimento del mirino c’erano fastidiosi impastamenti su tutta la visione periferica. Ritengo che le impostazioni ottimali per questo pannello siano quelle di base: Overdrive a livello 3, VRR abilitato e basta. Nessun altro effetto di modifica dell’immagine. In questo modo il ghosting c’è, ma non l’ho trovato mai eccessivo da distrarre ed è un difetto che si nota più negli FPS che in altri giochi. Se siete giocatori che divorano tutti i generi non sarà un problema, se invece siete dedicati agli FPS competitivi e volete il massimo delle prestazioni, questo non è lo schermo che fa per voi.
Arrivando alle conclusioni, bisogna capire bene per chi è questo tipo di prodotto. Guardando la sua offerta è per il giocatore onnivoro appassionato che gioca da una distanza da salone o camera con molto più spazio. Per questi utenti, offre un pacchetto completo ad un prezzo adeguato. Però basta spostarsi leggermente da questa condizione specifica e secondo me viene meno il punto di lavoro ottimale. A distanza scrivania conviene puntare su pannelli a 240hz se siete giocatori competitivi o 21:9 se siete tuttofare. In ambiente puramente da salone invece il PG43UQ inizia a competere con produttori di televisori che in questa fascia di prezzo offrono anche pannelli OLED, in grado di offrire un’esperienza multimediale decisamente migliore e che hanno sintonizzatori TV.
In ogni caso, la specifica DSC è davvero notevole e spero che tutto il range 4k di Asus si doti di questa tecnologia, anche gli schermi con dimensioni più sensate per una scrivania.
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