Sono consapevole che sembra non avere nulla a che fare con il titolo, o con Animal Crossing, ma avete visto questo video?
È la “cortese” risposta di Julian Reichelt, direttore del prestigioso quotidiano tedesco Bild, ad una lettera dell’ambasciata cinese che protestava contro un articolo del giornale.
Ma è anche il sintomo di una frattura. Il disastro del Coronavirus e i dubbi crescenti sulla gestione dell’epidemia da parte della Cina stanno scavando un abisso tra il colosso asiatico e il mondo occidentale.
La frattura però non si è creata ora. Sono anni che osserviamo la Cina allontanarsi dal modo di vivere occidentale, soprattutto nei riguardi del concetto di privacy. Una delle misure che il governo cinese ha adottato per controllare i propri cittadini è il Grande Firewall. In poche parole, il Partito Comunista Cinese decide quali siti possono essere visitati e quali no sulla rete nazionale. Questo porta alla creazione di una bolla, un internet cinese isolato con i propri social, il proprio e commerce, le proprie chat. Tutto rigorosamente controllato dal governo.
Esiste però un’altra Cina. O meglio, altri cinesi. Sono i cittadini di Hong Kong, isola a sud della Cina continentale ed ex enclave britannica. In questa metropoli il Partito ha un controllo relativo, i cittadini godono di diritti costituzionali di stampo occidentale e internet è libero. Ma tutto questo ha una data di scadenza. Nel 2047 infatti la Cina prenderà il totale controllo dell’isola, come da accordi firmati nel 1997 dal governo britannico. E se sei un giovane, che magari sta pensando di fare figli, e vedi che il loro futuro potrebbe essere una riproduzione anche troppo realistica di 1984 di Orwell, fai di tutto per cambiare le cose.
Le proteste di Hong Kong le conosciamo tutti. Durano con diverse ondate da più di cinque anni e hanno anche già toccato il mondo dei videogiochi con il caso Blitzchung. Ma settimana scorsa è successo dell’altro. Il governo cinese ha eliminato Animal Crossing New Horizons dagli store digitali del paese. Il motivo sono delle peculiari proteste inscenate dai manifestanti pro democrazia di Hong Kong sul gioco Nintendo.
Questo ha causato un effetto a catena. È come se d’improvviso il governo cinese si fosse accorto che i videogiochi possono essere usati per fare satira contro il Partito. E non sia mai che immagini del sovversivo orsetto Disney, che tanto ricorda il supremo leader, siano esposte agli occhi degli innocenti cittadini cinesi tramite skin di Animal Crossing.
Notizie sempre più insistenti indicano che PCC sia intenzionato a chiudere il Grande Firewall per tutti i videogiochi multiplayer. I giocatori cinesi potranno giocare soltanto tra di loro.
Ma non è finita qui. I videogiochi sono finiti nel mirino anche per il loro possibile impatto culturale. Quindi anche i giochi single player saranno monitorati. Saranno banditi tutti quei giochi che includono zombie o epidemie, per non sollevare la questione della gestione del Coronavirus. Ma anche quelli che permettono l’editing delle mappe, il role play e che consentono di riunirsi in organizzazioni o clan.
La notizia è immagino sconvolgente per tutti voi, ma già sento risuonare la fatidica domanda: “E a me?”. Perché dovrebbe importarmi se i cinesi non possono giocare ad Animal Crossing? Cosa mi importa se non incontrerò più cinesi su LoL? Cosa mi importa di Hong Kong? La risposta è semplice, è una questione di privacy. E di privacy di recente si è parlato parecchio, anche da noi. A quanto del nostro privato siamo disposti a rinunciare? E per quale scopo?
Dire al governo dove mi trovo, in ogni momento, per aiutarlo a combattere una pandemia? Ok, perché no? Non ho niente da nascondere.
Dare alla polizia accesso alle mie chat private per combattere pedofilia e revenge porn? Ok, perché no? Non ho niente da nascondere.
Dire a Google dove mi trovo in ogni momento così può dirmi quanta strada faccio ogni mese? Ok, perché no? Non ho niente da nascondere.
Dare ad una app russa i miei dati per invecchiarmi la faccia? Mh. Forse… Però dai lo fanno tutti. Guarda hanno tutti 80 anni su instagram. Tanto cosa vuoi che ci facciano coi miei dati? Non ho niente da nascondere.
Non ho niente da nascondere. Ce lo ripetiamo tutti, molto spesso in questi tempi. In particolare quando si parla di sicurezza. Ma è la stessa cosa che regimi come quello cinese ripetono ai propri cittadini. Non hai niente da temere, se non hai niente da nascondere.
Dobbiamo ricordarci però, che non siamo noi che decidiamo cosa si qualifichi come “da nascondere”. Lo decide lo stato. La nostra sfera privata è l’ultima linea di difesa della libertà di tutti. Se lasciamo che un potere così grande la invada, non avremo vie di fuga quando quel potere deciderà di ritorcersi contro di noi.
E so che di fronte ai grandi mali del mondo, alcune di queste libertà possono sembrare superficiali o superflue. Videogiochi, chat, applicazioni, è davvero così importante che nessuno sappia cosa faccio in quei contesti?
Quando vi vengono questi dubbi, pensate a quanto sia superficiale e superfluo giocare a Animal Crossing. E dopo averlo fatto, ricordatevi di Hong Kong. Se qualcosa di così triviale può essere usato per resistere oggi, non possiamo sapere cosa potrebbe servire a noi un domani.
This is how #hongkong ppl spend our time during coronavirus lockdown – villain hitting in #animalcrossing, the villain is #CarrieLam, the worst governor in #hongkong history.#AnimalCrossingNewHorizons#StandWithHK pic.twitter.com/K5AbOTl9tD
— Studio Incendo (@studioincendo) April 1, 2020