Dread Nautical è l’ultimo titolo di Zen Studios, software house ungherese famosa per il pinball su licenza. Il gioco, già uscito su PC, PS4 e Xbox One, è disponibile sulla console Nintendo a partire dal 30 aprile.
Come intuibile dal titolo, il gioco è ambientato su una nave da crociera, dove in circostanze non meglio definite gran parte dell’equipaggio è stato trasformato in esseri mostruosi. I pochi superstiti non hanno alcuna memoria di cosa sia accaduto e devono lavorare insieme per non essere sopraffatti. Il primo impatto è gradevole e intrigante al punto giusto, sia per i chiari richiami all’immaginario lovecraftiano sia per la “cubettosità” dei modelli. Il comparto grafico non sarà da urlo, ma le texture stilizzate hanno un loro fascino, anche grazie ai dettagli che si riescono a cogliere nonostante lo stile minimalista. Il design dei personaggi ha alti e bassi, quello dei nemici è un po’ meno ispirato e la varietà dei mostri lascia un po’ a desiderare. Il comparto audio è discreto, con musiche atmosferiche efficaci ma doppiaggio abbastanza mediocre.
Ma arriviamo al succo: Dread Nautical è un tattico su griglia roguelike con elementi gestionali e survival. Lo scopo del gioco è perlustrare i 20 diversi ponti della nave per reclutare compagni, trovare equipaggiamenti e cercare risposte alle numerose domande dei protagonisti. Come tutti i tattici che si rispettino, anche il set up iniziale è customizzabile: si può scegliere un livello di difficoltà che va da normale (niente conseguenze per la sconfitta dei personaggi) a folle (permadeth e altre brutte cose) e selezionare uno tra quattro personaggi. Dopo una breve cutscene e un dialogo con un macchinista, l’unico altro umano presente, iniziamo ad esplorare la nave. Sul primo ponte facciamo presto la conoscenza dei thrall, umanoidi mostruosi che sono anche i nemici più comuni e con l’aiuto di un tubo di metallo poniamo fine alle loro sofferenze.
Il combattimento di Dread Nautical è molto basilare per un tattico: slot equipaggiamenti, punti azione, griglia a quadretti:tutti i classici del genere. Non c’è niente di male ad andare sul sicuro, ma un po’ di ambizione in più forse avrebbe giovato, anche e soprattutto alla rigiocabilità del titolo. Lo scopo di ogni livello è suonare la misteriosa sirena alla fine del ponte, che ha il potere di far svenire i personaggi e riportarli sani e salvi nell’hub. Alla fine della prima giornata il macchinista ci introduce alle varie meccaniche gestionali/survival: le risorse raccolte di giorno possono essere usate per riparare o far salire di livello oggetti, potenziare abilità e aggiungere posti letto alla nostra base, in modo da poter accogliere altri sopravvissuti. Inoltre i sopravvissuti hanno bisogno di mangiare ogni giorno, o si indeboliranno progressivamente fino alla morte.
Il gameplay rimane fondamentalmente lo stesso per il resto del gioco: esplorazione, combattimento su griglia, raccolta risorse e alla fine suonare la sirena. Anche qui niente di sensazionale, ma le meccaniche sono consolidate e fanno il loro lavoro. Quello che si perde un po’ è il tono generale, che parte in modo realmente inquietante, ma che rapidamente dissipa del tutto la tensione, a causa di una significativa dissonanza tra la lievità della narrazione e la cupezza delle premesse. L’adattamento su Switch invece è di ottimo livello, comandi abbastanza intuitivi, ottima integrazione del touch screen, e buona localizzazione in italiano di menù, schermate e sottotitoli. In conclusione Dread Nautical non è un’esperienza sconvolgente, ma può senz’altro soddisfare le aspettative di chi cerca un tattico per console portatile e la cura impiegata dagli sviluppatori per realizzarlo e adattarlo è innegabile. Forse 15 euro sarebbero stati un prezzo più appetibile, ma anche a 20 è un acquisto che mi sento di consigliare a chi apprezza il genere e cerca un’avventura godibile e senza troppe pretese.
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