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Minecraft Dungeons – Recensione

Minecraft Dungeons si presenta al pubblico con un grosso peso sulle spalle, ovvero quello di un brand di fama planetaria che si propone in una nuova declinazione, il dungeon crawler. Il titolo di Mojang, pubblicato da Microsoft sotto l’etichetta Xbox Game Studios (che ci ha fornito la copia review) ha incuriosito sin da subito una grossa fetta di giocatori del “fratello maggiore”, soprattutto pensando alle vaste possibilità offerte da un titolo che porta Minecraft nel suo nome. Possibilità che forse, però, potevano essere sfruttate maggiormente. Vediamo perchè.

“Tagliare a cubetti”

La trama alla base di Minecraft Dungeons è piuttosto semplice: l’Arci-abitore è entrato in possesso della Sfera del Predominio con cui ha soggiogato la popolazione. A noi il compito di dargli la caccia attraverso i livelli di gioco per cercare di sconfiggerlo, liberare gli abitanti e mettere fine alla sua minaccia. Sin dalle prime battute del nostro viaggio, salta subito all’occhio l’elemento preponderante di tutta l’offerta videoludica: l’essenzialità. Il gioco infatti ci permette di scegliere una skin per il nostro personaggio (alcune purtroppo a pagamento), se giocare offline oppure online in un multiplayer che supporta fino a 4 giocatori… e basta. Questo è tutto l’occorrente per cimentarsi sin da subito nel mondo di gioco. Nessuna scelta di classi o attributi da studiare per designare sin dall’inizio l’archetipo del nostro personaggio: ci si getta immediatamente nella mischia, partendo dalla liberazione del nostro accampamento che funge da hub principale per tutto il corso dell’avventura. Fatto questo si procede tra i vari livelli, ognuno con la propria tipologia di nemici, i propri boss, enigmi ambientali e possibili drop. Questi rappresentano l’elemento fondamentale per quanto riguarda la definizione dello stile di gioco del nostro personaggio: pur rimanendo nell’ordine di una manciata di statistiche da tenere d’occhio, saranno gli equipaggiamenti a definire la “classe” del nostro personaggio. Oltre a tre artefatti, che rappresentano in qualche modo le skill attive del nostro eroe, questi può equipaggiare un’armatura, un’arma a distanza e una da corpo a corpo. Queste ultime portano in dote delle semplici passive, sviluppabili tramite la distribuzione dei punti incantesimo che si ottengono livellando, e sono alla base di un sistema che permette in qualsiasi momento di riavere indietro i punti semplicemente cestinando l’arma su cui sono stati spesi, pronti per essere ricollocati altrove. Magari cambiando completamente stile di gioco. Il tutto è molto semplice, intuitivo ed immediato, basta una manciata di minuti e una lettura veloce delle descrizioni per costruire un personaggio sin da subito performante e adatto alla nostra idea di approccio al combattimento, anch’esso estremamente essenziale nel suo svolgimento. Questa caratteristica, sebbene favorisca l’immediatezza, presenta ovviamente un rovescio della medaglia, ovvero una limitata profondità generale del titolo. Prendere sin da subito dimestichezza con le meccaniche di un prodotto appartenente allo stesso genere di titoli come Diablo o Path of Exile, significa anche che, rispetto a questi, le possibilità da esplorare finiscono prevedibilmente con il risultare piuttosto limitate. Forse anche troppo.

“Già fatto?”

Considerando l’insieme di questi elementi, è evidente come Minecraft Dungeons cerchi di rivolgersi soprattutto al pubblico più giovane, che magari non si è mai affacciato ad un genere storicamente piuttosto complesso nelle sue meccaniche. Nell’opera di semplificazione generale di Mojang, però, ci è finita inevitabilmente anche la longevità del gioco. Senza troppi giri di parole, si tratta di un titolo davvero breve. Troppo breve. Il tutto infatti si risolve in appena una decina di livelli parzialmente procedurali e affrontabili senza un ordine specifico, ad esclusione della parte conclusiva della trama. Questi sono assolutamente ben fatti dal punto di vista tecnico e stilistico, partendo da mappe semplici e lineari che si fanno via via più complesse nelle ultime battute del gioco; presentano enigmi ambientali piuttosto simpatici, seppur elementari, e una serie di boss fight piacevolmente sorprendenti e pienamente nello spirito del brand Minecraft. La schermata di gioco è gradevole da vedere, l’hud è semplice e funzionale, il sonoro che accompagna l’avventura è assolutamente ispirato e di buona fattura. Ma c’è poco altro. L’interazione con il mondo di gioco è al minimo sindacale, gli NPC sono assenti così come qualsiasi tipo di dialogo e perdersi nei corridoi dei dungeon, anche in quelli più labirintici, è praticamente impossibile grazie ad un evidente indicatore che suggerisce in maniera chiara quale sia la strada corretta da seguire. Tutto è estremamente intuitivo e semplificato per cercare di venire incontro ad un certo tipo di pubblico, ma allo stesso tempo appare davvero povero di dettagli. Va da sè come un giocatore non totalmente estraneo al mondo degli ARPG possa portare a termine l’intera campagna a difficoltà standard in appena un pomeriggio. Nonostante la presenza di qualche segreto da scoprire qua e là e la possibilità di rigiocare i livelli a difficoltà più elevate (Avventura e Apocalisse) che sbloccano una manciata di nuovi equipaggiamenti, si tratta nel complesso di un’esperienza fin troppo breve. Persino l’accampamento, ovvero la nostra base, non ha praticamente alcuna possibilità di personalizzazione se non l’aggiunta, peraltro automatica, di qualche mercante. Nemmeno la nostra abitazione, che sorge su questa mappa, presenta grandi possibilità di interazione e vedremo i suoi interni arricchirsi autonomamente solo con il progresso della nostra avventura. Un vero peccato.

Not-Minecraft

Oltre alla longevità piuttosto scarsa, la più grossa mancanza di Minecraft Dungeons è forse quella di non riprendere pienamente lo spirito del gioco da cui deriva. Se nel corso degli anni Minecraft è diventato un simbolo di libertà creativa e di un mondo di gioco completamente modellabile dalla fantasia dei giocatori, Dungeons fallisce nel replicare i principi cardine su cui il suo parente stretto ha fondato il suo straordinario successo. La quasi totale mancanza di personalizzazione, l’impossibilità di lasciare un’impronta di qualsiasi di tipo sul mondo di gioco e addirittura la completa assenza di un editor dei livelli (piuttosto paradossale considerando il brand di cui il gioco fa parte), lasciano l’amaro in bocca per un titolo con enormi potenzialità, frenato però da un’impostazione eccessivamente precofenzionata. Si tratta nel complesso comunque di un buon titolo, assolutamente godibile dal pubblico più giovane e dai profani del genere, mentre i più smaliziati potrebbero non trovare elementi interessanti, se non l’arduo livello di sfida fornito dalle difficoltà più elevate e il divertimento garantito dalla modalità multiplayer (che supporterà il cross-platform dopo la release). Inutile negare, comunque, come Minecraft debba gran parte della sua popolarità ai ragazzi in età pre-adolescenziale e il gioco potrebbe rappresentare adeguatamente, per questi, un primo approccio piuttosto basilare e altamente digeribile al mondo dei dungeon crawler. Anche da questo punto di vista, però, il titolo rimane nel complesso piuttosto scarno nella sua release iniziale che, per fortuna, Mojang ha promesso di arricchire nel tempo con nuovi dungeon e nuovi contenuti (sia gratuiti che a pagamento) rilasciati a cadenza regolare. Nel frattempo, potrebbe meritare comunque una chance, alla luce del suo prezzo accessibile e della sua disponibilità all’interno di Xbox Game Pass, in attesa magari di nuovo materiale che lo renda complessivamente più ricco e meno acerbo.

 

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