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Deadly Premonition 2 – Recensione

Deadly Premonition 2

Dopo ben dieci anni è tornato. Il seguito di uno dei giochi più “controversi” è finalmente nelle nostre mani. Il primo capitolo di Deadly Premonition venne pubblicato nell’oramai lontano 2010 dalle ceneri di Rainy Woods, il precedente progetto di Access Games, presentato al Tokyo Games Show e cancellato poco dopo. Swery, lo scrittore del titolo, confezionò in quel caso un titolo semplicemente fuori di testa, talmente atipico da entrare nel Guinness dei Primati come il “gioco survival horror più controverso” a causa dei pareri incredibilmente diversi tra loro riguardo la sua qualità. Parliamo di una versione giocabile di Twin Peaks, con un po’ più di action, ma a conti fatti buona parte del mood e dell’ambientazione prende a piene mani dal capolavoro di David Lynch. D’altronde, Swery stesso disse in un’intervista che se avesse avuto i soldi per dirigere una puntata di Twin Peaks, li avrebbe usati per farla girare a Lynch stesso. Fortunatamente l’ho rigiocato proprio in questi giorni, senza avere idea che avrei poi messo le mani su Deadly Premonition 2 per la recensione. Certo, non credo sarà un’opera divisiva come nel caso del primo capitolo ma di certo farà parlare di se.

Questo secondo capitolo è al contempo un prologo e un seguito del primo gioco, scelta interessante. Dopo la breve introduzione ci muoviamo subito nei panni dell’agente speciale dell’FBI Aaliyah Davis che, insieme all’analista di Boston Simon Jones, deve andare ad interrogare un sospettato. E così ci troviamo davanti Zach (per favore, non chiedetemi di Zach, è una cosa privata), visibilmente invecchiato e provato, impegnato a fumare uno spinello dietro l’altro. Il corpo di Lise Clarkson, vittima del caso Le Carrè, antecedente ai fatti di Greenvale narrati nel primo gioco, viene ritrovato dentro un blocco di ghiaccio, diviso in pezzi quasi come fosse un’opera d’arte. Da qui parte il flashback che ci cala all’interno, appunto, di Le Carrè, calda e afosa cittadina della Louisiana.

Ogni capitolo del gioco si apre con l’interrogatorio per poi continuare con il caso, narrando così parallelamente due storie parallele, su due piani temporali diversi, che si integrano e completano tra di loro. Ve lo devo dire, con un incipit del genere, mi è venuto subito in mente True Detective, più di preciso la prima serie. Questa versione invecchiata e stralunata di Zach è praticamente identica alla versione del 2012 di Matthew McConaughey così come l’interrogatorio che gli viene rivolto e la cittadina in cui ci si muove. Per un momento ho pensato “oh Swery, l’hai fatto di nuovo!”, felicissimo per il fatto di poter sostanzialmente giocare una delle mie serie TV preferite dopo Twin Peaks ma mi sono parzialmente dovuto ricredere dopo poco tempo.

Le citazioni a vecchi film si susseguono in ogni singolo dialogo di York

La storia e i personaggi presentati durante le varie ore di Deadly Premonition 2 mantengono quello stile da commedia horror già presente nel titolo precedente. Peccato che in questo caso la scrittura risulti meno ispirata, con lunghi momenti morti alternati a fasi decisamente più interessanti e coinvolgenti. I comprimari sono più macchiette che altro, presto dimenticati e trascurati in favore dell’unica domanda che riesce a portarci fino alla fine del gioco,ma che diavolo sta succedendo in questa città?”. Il mistero è senza dubbio interessante, e ci fa andare avanti volentieri.

Le missioni secondarie sono pressoché irrilevanti se non addirittura frustranti, senza alcun segnalino che possa anche solo lontanamente far capire dove andare. Perfetto – diranno alcuni – ciò favorisce l’immedesimazione e il ruolo da investigatore che ricopre il protagonista, peccato che spesso alcune soluzioni siano semplicemente prive di logica e in altri casi per trovare determinati oggetti richiesti dagli abitanti della città si debba andare semplicemente a caso, sperando di inciamparci davanti per pura fortuna.

Mi scusi, non volevo

Molto spesso l’azione di gioco si interrompe per alcune sottofasi, come quelle investigative o di profilazione, utili a York per capire cosa sta accadendo e dove andare. Ecco, questi momenti sono poco utili, non aggiungono assolutamente nulla al gameplay. Basta semplicemente scegliere alcuni punti precisi e ascoltare le deduzioni dell’agente, troppo spesso prolisse e ridondanti. Se per caso si sbaglia, basta solo scegliere un altro dei punti proposti. Subito dopo aver iniziato il gioco pensavo che ci fosse un qualcosa di più particolare: insomma, nel primo, anche se in piccolo, bisognava un pochino gironzolare e cercare indizi. Immaginavo che qui si dovesse girare per Le Carrè cercando un elemento in particolare, oppure segnare un punto di preciso sulla mappa. No, niente di tutto questo, semplicemente “premi un tasto e vai avanti”.

All’interno di Deadly Premonition 2 non manca poi certo la parte action. Allo scoccare della mezzanotte e fino alle sei del mattino, la placida cittadina di Le Carrè oltrepassa una barriera invisibile fondendosi con “l’altro mondo”, pieno di strane creature armate di forbici giganti che vi attaccano a vista. L’idea è suggestiva ed è emozionante aver paura dello scorrere del tempo.

Non preoccupatevi troppo però: basta salire sullo skateboard e girare senza alcun problema, i nemici non riescono mai a prendervi in questo caso. La difficoltà è tarata verso il basso, così come le boss fight, su cui non vale la pena di entrare nel dettaglio.

Man mano che procediamo il diagramma prende forma

Per ingannare il tempo durante le ricerche è possibile anche svolgere una serie di minigiochi in stile Shenmue, anche se resi in maniera meno soddisfacente. O meglio, potrebbero andar bene se la loro fruizione non fosse totalmente compromessa a causa dei problemi tecnici che ci troviamo tra le mani. Su questo elemento devo aprire una parentesi: ho giocato circa una quindicina di ore con un frame rate altalenante. Non esagero, stavo all’incirca sui 5 frame al secondo, qua potete capire un po’ di cosa parlo. Questo, perlomeno, mi capitava mentre ero in giro per Le Carrè, quindi durante la parte “open world”. All’interno degli edifici non c’era alcun problema.

A un certo punto ho deciso di fare una prova. Dopo essermi asciugato il sangue ai lati degli occhi ho scaricato il gioco anche sulla mia Switch Lite, dove è stato salvato di default sulla memoria interna della console e la situazione era effettivamente migliore. Insomma, per farla breve, se avete il gioco salvato nella SD è possibile incorrere in grossissimi problemi, se lo acquistate in digitale vi conviene installarlo nella memoria interna della console. Quindi, riprendo a giocare con un frame rate leggermente più stabile ma comunque ridotto, e noto anche che più tempo passo a camminare per la città, più va peggiorando la situazione, come se la ram della console si andasse riempiendo sempre di più fino a costringermi, ogni tanto, a riavviarlo direttamente.

Vi lascio solo immaginare l’animazione della nuotata di questo coccodrillo…

Chiaramente ho pure provato a riscaricarlo su entrambe le console ma la situazione non cambia. Mi sembrava di giocare con una beta, non con un titolo completo. E vari minigiochi sono basati sul tempismo, che va totalmente a farsi benedire se anche i comandi rispondono quando e come vogliono loro.

Insomma, per alcuni aspetti purtroppo il titolo non mi ha convinto, poiché non raggiunge lo stile e l’atmosfera che aveva il primo capitolo, offre una storia che sì coinvolge, ma che arranca davvero molto ad andare avanti anche solo per il semplice fatto che tra le mani abbiamo un gioco, non un film. Ci può essere una storia bella quanto volete, ma avrei preferito che fosse accompagnata a un impianto videoludico più stabile a sostenerla, cosa che forse in Deadly Premonition 2 manca in parte. È però possibile che molte delle magagne tecniche vengano rattoppate con patch successive, ma non è scontato che ciò gli permetterà di fare un vero salto di qualità. Gli appassionati della saga senza dubbio non mancheranno di acquistare il titolo per tornare in quel mondo, ma al momento non so se me la sento di consigliarlo ai neofiti per avvicinarsi alla serie.

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