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The Almost Gone – Recensione

The Almost Gone

È capitato più volte negli ultimi tempi che un titolo popolare su console o PC raggiungesse anche il mondo del mobile gaming tramite porting di vario tipo. Basti pensare a Dead by Daylight, Fortnite e molti altri esempi di questo fenomeno. Il processo contrario, tuttavia, è già qualcosa di più raro, dato che poche volte un gioco pensato per cellulari e tablet trova spazio su altre piattaforme, vuoi per motivi tecnici o per scarso interesse da parte dei publisher. The Almost Gone, il puzzle game di Happy Volcano, rappresenta un’eccezione, in quanto è riuscito a superare la barriera e approdare su PC e Nintendo Switch. Oltre alla conversione dei controlli touch in un elegante punta e clicca, il titolo ha ricevuto anche un bel potenziamento grafico e qualche ritocco per assicurare la miglior esperienza possibile. I risultati si vedono e la qualità di questa piccola opera indipendente incontra le aspettative, rendendola un’ottima scelta per gli appassionati di rompicapi e di temi profondi, di cui The Almost Gone è pieno. Dove però il porting incontra il mio favore, lo sprecato potenziale della narrativa e del finale non hanno potuto che lasciarmi perplesso. Non perdiamoci in altre chiacchiere e gettiamoci a capofitto nell’incubo (oppure sogno) di questo viaggio surreale.

Un quadro da incanto

The Almost Gone è ambientato in un setting onirico, in cui le varie mappe sono divise in una moltitudine di piccole stanze quadrate. Possiamo spostarci tra un quadrante e l’altro tramite i collegamenti che il gioco stesso ci offre, oppure utilizzare il nostro mouse per esplorare l’ambiente, interagire con gli oggetti e risolvere i vari enigmi celati in questi luoghi. Grazie a questa suddivisione intelligente e una grande cura per il dettaglio, unite alla capacità di mettere sempre in risalto gli elementi importanti dal resto, si crea un’esperienza tutto sommato fluida e accessibile, che pure i meno avvezzi al genere possono padroneggiare nel giro di pochi minuti. Oltre a questo, però, il comparto artistico scolpito da Happy Volcano è ciò che veramente si distingue all’interno dell’opera. Persino le scelte puramente tecniche, come la sopra citata divisione in quadrati o il design minimale (entrambi chiaramente indirizzati a dispositivi mobili), si integrano perfettamente nell’ambientazione e contribuiscono a costruire un’atmosfera surreale e accattivante. Anche le animazioni, poche ma eleganti e ben curate, creano un senso di calma senza rallentare il ritmo dell’esplorazione. Non aspettatevi però un viaggio rilassante: c’è molta inquietudine nell’aria e, prima che ve ne rendiate conto, l’ansia potrebbe aver già preso possesso del vostro stato d’animo.

Non è il Dark Souls dei puzzle game

La trama che si cela dietro ai puzzle di The Almost Gone, infatti, non è affatto la tipica fiaba da sogno. La protagonista, che conosciamo molto poco nel corso del gioco e copre spesso il ruolo di semplice narratrice, è infatti intrappolata in un incubo che la costringe a rivivere momenti molto difficili della sua vita e quella delle persone vicine a lei. La storia nasconde temi molto cupi, come i traumi familiari, l’abbandono, la violenza e la depressione. Per quanto la scelta di questi e il modo in cui vengono rappresentati siano in grado di smuovere l’animo del giocatore, provocando talvolta un senso di vera e propria angoscia, non sempre il team di Happy Volcano è riuscito a sfruttare appieno il potenziale della sua stessa narrativa. Gli apici di quest’ultima vengono infatti raggiunti nei pochi momenti in cui si sceglie di raccontare gli avvenimenti tramite rappresentazioni visive ben definite, come dettagli o animazioni, ma spesso si è preferito lasciare che la protagonista spieghi gli eventi tramite testi e dialoghi criptici. Nonostante questa formula sia il motivo della popolarità di molti altri titoli (vedi il celebre Dark Souls), qui è un vero peccato che la trama rimanga così vaga e spezzettata. La colpa va principalmente all’atto finale, sicuramente sotto tono rispetto al resto del gioco. Dove ci si sarebbe aspettato di trovare la chiusura definitiva del percorso e un alto livello di sfida, troviamo invece un capitolo troppo corto che non getta luce sulla vicenda, chiude la storia in maniera affrettata e non sfrutta neanche la metà delle meccaniche introdotte fino a quel momento. Non mi aspettavo di certo un’epica conclusione, ma serviva qualcosa che potesse unire i puntini e lasciare un’impronta molto più marcata. Pazienza.

Elementare, wAlmost

Se però il finale quasi manca di rispetto alla struttura di The Almost Gone, non posso dire che il resto dell’opera sia mal costruita. Anzi, rispetto ad altri puzzle game che fanno della difficoltà il loro cardine, è da apprezzare qui la semplicità degli enigmi, che lasciano sempre trasparire in modo chiaro e netto quale sia l’obiettivo e quali siano i passaggi necessari a raggiungerlo. Questo non si traduce fortunatamente in banalità, ma evita invece inutili perdite di tempo o la frustrazione di rimanere bloccati perché si è perso un indizio. Sebbene i grandi appassionati del genere potrebbero trovarlo forse troppo facile, è palese che lo scopo del titolo sia quello di narrare un viaggio e sono convinto che l’assenza di rompicapi troppo complessi aiuti a rendere l’esperienza decisamente più gradevole. Viene anche lasciato un certo grado di libertà al giocatore, che può talvolta intuire la soluzione senza per forza eseguire tutti i passaggi – sbloccando anche trofei segreti. Va inoltre applaudito lo sforzo di Happy Volcano di unire i puzzle con la storia, facendo sì che essi non siano presenti solo come mezzo di gameplay, ma donino anche degli indizi per ricostruire la vicenda. Questo, come purtroppo già detto, è totalmente assente nel finale, dove persino i pochi enigmi presenti non contribuiscono a rafforzare la narrativa o la profondità della struttura di gioco. Tutto il resto, chapeau.

Almeno una volta

In conclusione, The Almost Gone è un puzzle game accessibile e semplice, in grado di divertire con i suoi rompicapi originali e anche di scatenare emozioni grazie ai temi cupi e profondi, esposti però in un contesto artistico eccezionale. Una vera sfortuna che il team di sviluppo non sia riuscito a sfruttare appieno il vero potenziale dell’opera, che nella sua conclusione si vede smorzata e non esaltata. Se siete appassionati del genere o vi intriga il design dell’opera, vi consiglio di provare la demo e poi di valutarne l’acquisto, anche visto il prezzo leggermente alto rispetto alla longevità, che difficilmente supera le 4 ore totali. Qualora doveste avere l’occasione di giocarlo, fatelo: ci sono delle falle difficili da ignorare, ma vale assolutamente la pena vivere questo breve viaggio almeno una volta, per assaporare la sua atmosfera da brividi o per apprezzare la geniale costruzione degli enigmi.

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