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Death Stranding versione PC – Recensione

Sono passati circa otto mesi dalla pubblicazione di Death Stranding su console Sony, un lasso di tempo abbastanza breve tutto sommato, se non fosse che il mondo intero è stato colpito da una delle crisi più importanti della storia. Giocare il titolo con gli occhi di oggi, dopo oltretutto un prolungato periodo di “isolamento forzato”, offre una prospettiva nuova e probabilmente più coinvolgente all’opera di Kojima Productions.

Se a ottobre infatti il concetto di solitudine veniva percepito con una declinazione esclusivamente concettuale e sociale, oggi quello stesso discorso si esprime con più forza, acquistando un valore più potente in termine pratico, poiché siamo stati – e siamo ancora – fisicamente distanti gli uni da gli altri. L’approdo di Death Stranding su PC è sì importante per l’ampliamento del suo pubblico, ma anche per chi ha già portato a termine l’avventura di Sam Porter Bridges, potendola vedere in una nuova ottica. Purtroppo la copia review del gioco ha permesso un accesso al titolo a tempo limitato, non dandomi modo di sviscerarlo in ogni suo aspetto. Fortunatamente nella precedente analisi del titolo, che consiglio comunque di leggere, c’è stato modo di portare a termine la quest principale e numerose missioni secondarie, di conseguenza mi trovo a scrivere questo pezzo senza dubbi o incertezze riguardo al prodotto di per sé, ma senza poter parlare delle missioni esclusive presenti in questa versione, di cui vi racconterò appena possibile con un pezzo dedicato.

Detto questo, Death Stranding si è presentato decisamente in forma nella prova della sua versione Steam, dimostrando ulteriormente il suo valore, ma portandosi dietro, com’era prevedibile, anche i suoi difetti.

Riemergere (di nuovo)

Nel suo periodo di uscita Death Stranding è arrivato con gli occhi di tutti puntati addosso, non solo per l’importanza mediatica di un’esclusiva console o per la fama e l’estro del suo creatore ma, soprattutto, per il suo game design così atipico e contrastante con le “classiche” produzioni tripla A. Inoltre, proprio su console, un titolo da questo taglio bizzarro è risultato ancor più dissonante con quello che è il panorama video-ludico a cui il giocatore medio è abituato. Oggi però Death Stranding approda su PC doppiamente rinvigorito: innanzitutto il pubblico ha avuto un ottimo lasso di tempo per digerire e metabolizzare la proposta di Kojima Productions e inoltre il mercato PC è stato sempre foriero di opere dalle concezioni più disparate, senza contare la predisposizione naturale verso i titoli di stampo simulativo. Di conseguenza, è probabile che solo ora Death Stranding si possa realmente trovare a casa, potendo arrivare a quel pubblico che di natura è meno ingessato e sempre un po’ più aperto verso il nuovo.

Un piccolo esempio a sostegno di questa tesi è l’accoglienza del nuovo Snowrunner, arcade-sim che ci cala nei panni di un camionista con tonnellate di compiti (e di carico) da trasportare da una parte all’altra delle varie regioni di gioco, dovendo pianificare percorsi, aggirare le intemperie meteorologiche e equipaggiarsi al meglio per affrontare i difficoltosi percorsi e le sfide che la natura costantemente ci propone. Nonostante la serie Spintires riscuotesse già un ottimo successo nel panorama della master race, l’accoglienza dei giocatori console è stata un po’ più tiepida per quanto riguarda lo scorso capitolo mentre SnowRunner, proprio grazie ai vari paragoni che sono stati fatti con Death Stranding in termini di gameplay nudo e crudo, è risultato molto più fascinoso e intrigante proprio a quel pubblico che, di suo, mai si sarebbe avvicinato a quel tipo di esperienza. È chiaro dunque che, per chi non ha mai avuto questo tipo di pregiudizi nei confronti di titoli simili, l’accoglienza di Death Stranding possa risultare potenzialmente molto più calorosa di quella ricevuta lo scorso 8 novembre su Ps4.

The man who delivers

Tutti ormai conosciamo il gameplay di Death Stranding, il “simulatore di corriere” su cui tanto si è ironizzato prima della sua uscita e che poi, nel bene e nel male, ha spiazzato tutti mostrando quanto vicino fosse a questa definizione e quanto bene funzionasse questa scelta di design. Pur con i suoi difetti infatti, che affliggevano (e affliggono) il gioco, soprattutto nel corso dei primi tre lunghissimi capitoli, il titolo funzionava (e funziona) egregiamente per la maggior parte del tempo. L’approccio mediamente libero al percorso da compiere, la possibilità di sfruttare oggetti e aiuti posizionati da altri giocatori che hanno camminato il nostro stesso sentiero, o che ne hanno creato uno proprio, e di crearne uno nostro rimane il punto più saldo del titolo, permettendo la crescita e l’espansione di un mondo in costante modulazione e rinnovamento, grazie al concetto della Rete Chirale e degli altri elementi che caratterizzano la storia di Death Stranding innestandosi perfettamente nel contesto di gioco.

Al tempo stesso, le fasi stealth mostrano ancora il fianco a qualche incertezza, mitigata però dalla graduale espansione dell’equipaggiamento a disposizione, mentre le boss fight andrebbero decisamente ridisegnate, considerata la loro farraginosità. Al netto di tutto ciò, Death Strading rimane un titolo eccezionalmente fruibile e divertente se si è disposti a giocare secondo le sue regole e affrontare un’esperienza di questo tipo. Questa edizione arriva inoltre con una serie di missioni dedicate a Portal e Hal-Life, frutto di una collaborazione con Valve in vista proprio dell’uscita del titolo sulla sua piattaforma e che sicuramente faranno la felicità dei fan di quelle due perle del media, ma ne tratterò in un articolo a parte post lancio. Oltretutto, è bene precisare che gli irriducibili utilizzatori di mouse e tastiera non saranno obbligati a imbracciare il pad, poiché la mappatura dei controlli PC risulta pratica e intelligente.

DECIMA

Aspetto determinante di questa versione Steam di Death Stranding è un elemento in apparenza secondario ma assolutamente determinante, ovvero il banco di prova del Decima Engine su PC. Il motore di Guerrilla Games che ha conquistato pubblico e critica proprio con il prodotto in questione e prima con Horizon Zero Dawn, anch’esso in procinto di arrivare su PC fra l’altro, convince e conquista anche in questo caso. Testando il gioco su una configurazione che rispetta quasi pedissequamente i requisiti consigliati, ovvero un i-7-3770, una 1060 da 6GB e 16 di ram a disposizione (contro gli 8 proposti), impostando tutto sulla massima qualità disponibile, il titolo si è comportato più che adeguatamente mostrando ancora una volta la forza e la malleabilità del motore di gioco che lo muove. In Full HD il gioco rimane quasi sempre ancorato ai 60 frame al secondo, ma nulla vieta di alzare il limite del frame rate (fino a 244 per secondo) per avere un’esperienza ancor più godibile in termine di fluidità, seppur con sporadici cali. Personalmente, considerato anche il set up attuale, preferisco rimanere sulla stabilità dei 60 fps ed evitare il più possibile le oscillazioni. Ci sono casi in cui il calo è di 3/4 frame, probabilmente dovuto a qualche collo di bottiglia, durante le sessioni giocate ma nulla di cui preoccuparsi considerato che per il 90% del tempo il gioco si rivela granitico.

Lo stesso non si può dire delle cut-scene in cui possiamo imbatterci in cali vistosissimi senza apparente motivo sulla soglia dei 20 fps. Tutte le accortezze prese da Kojima Productions e Guerrilla in termini tecnici riescono a creare un mondo di gioco solidissimo e incredibilmente reale: l’ottima profondità di campo, unita alla mole di dettagli presenti negli ambienti e sempre spalleggiata da uno sfruttamento intelligente di accorgimenti tecnologici su cui ancora oggi come ieri spicca il parallax occlusion mapping, la gestione dell’illuminazione e una serie di “trucchi” e accortezze che ben nascondono alcuni limiti tecnici rendendoli pressoché invisibili al giocatore. Di contro, questa versione PC non aggiunge nulla a quanto visto sull’ammiraglia Sony, di conseguenza visivamente avremo un’esperienza del tutto simile a PS4 Pro ma decisamente più fluida e stabile. Questo non è da sottovalutare ovviamente, ma forse ci si sarebbe aspettata qualche chicca esclusiva per i giocatori PC, texture più definite o un maggior numero di dettagli su schermo. Così non è, ma al tempo si denota comunque una cura più che accettabile in questa ottimizzazione, sebbene non a tutto tondo.

Chiunque possieda una scheda RTX sarà felice del supporto al DLSS 2.0 da parte di Nvidia, così come il FidelityFx CAS per chi sfrutta AMD, eppure chi ama spendere buona parte del tempo a smanettare e “tweakare” i propri giochi dagli appositi menù si sentirà probabilmente un po’ sconfortato per la mancanza di opzioni in questo senso. Bisogna comunque specificare che, nonostante queste mancanze, la resa visiva è sempre ottima e le sbavature mai davvero fiaccanti per le nostre sessioni di gioco. Chiunque non abbia a disposizione un SSD sul quale caricare il gioco deve però fare i conti con qualche caricamento estenuante, raggiungendo quasi la soglia del minuto in alcuni casi, il che può risultare abbastanza frustrante. Nel complesso comunque Death Stranding riesce a mantenere intatta la sua forza e anzi a rimarcarla grazie a un eccellente motore grafico che finalmente può mostrare davvero il suo volto al pubblico.

Il nuovo mondo

Death Stranding non ha cambiato, e difficilmente cambierà, le regole del mercato video-ludico, eppure possiede una visione tutta sua dello stesso e del mondo che gli sta intorno e proprio per questo motivo è un’opera che non può passare inosservata. È facile che rimanga comunque un prodotto inadatto a molti giocatori, ma al tempo stesso è necessario provarlo e “affrontarlo” per capirlo. È un prodotto afflitto da alcune problematiche che lo rendono lontano dalla perfezione ricercata dal suo creatore, ma al tempo stesso possiede un valore quasi inestimabile nella costruzione delle sue meccaniche e del mondo che si muove secondo le stesse. Gli spunti narrativi e soprattutto le forti critiche, neanche troppo velate, a una società sempre più infantile, miope e solitaria colpiscono ancora con più nerbo considerata la situazione in cui stiamo vivendo si intrecciano a un gameplay semplice ma assuefacente che propone nuovi concetti e idee a cui tutti dovrebbero provare ad avvicinarsi. Probabilmente, chi ha già visto l’epilogo della vicenda e ha già riconnesso l’America nella versione console di Death Stranding avrà pochi motivi per riavvicinarsi immediatamente al titolo, ma chi non ha ancora avuto modo di affrontare la distopica odissea di Hideo Kojima, non ha più scuse.

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