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Rock of Ages 3: Make & Break – Recensione

Rock of Ages 3: Make & Break è bizzarro. Molto bizzarro. Davvero molto bizzarro. Ma è soprattutto un gioco di una serie fantastica, purtroppo sconosciuta ai più, che si può riassumere con: due figure storiche/mitologiche si prendono a sassate. Figure in senso letterale, perché sono in 2D e prese da dipinti o illustrazioni e i sassi sono macigni giganti controllati dai giocatori. Per vincere bisogna seguire il percorso disseminato da ostacoli piazzati dal nemico, sfondare il portone del castello in cui si nasconde e quindi arrotarlo, il tutto mentre si approntano anche le proprie difese per non finire stesi a nostra volta.

Ricostruzione storicamente corretta della via Appia

Il primo capitolo, uscito nel 2011, aveva quindi preso il concetto di tower defense per declinarlo in un gameplay immediato e divertente, ma anche profondo e sfaccettato; il tutto condito da un delirante stile “Monty Pythonesco” che amplifica ancora di più l’assurdità del tutto. Rock of Ages 2: Bigger & Boulder (2017) aveva migliorato praticamente tutti gli aspetti del primo capitolo, raffinando il gameplay, introducendo nuove difese e massi, e aggiunto nuove modalità di gioco.

Giulio Cesare pochi minuti prima di venire assassinato da un masso gigante. 44 B.C. Colorized

Ed eccoci arrivati a Rock of Ages 3: Make & Break, ultima tappa di questo viaggio folle. Va detto che già il secondo era un “more of the same”, anche se nel migliore dei modi possibile, e lo stesso vale per il terzo capitolo. Del resto la formula e lo stile erano talmente unici che creare qualcosa di radicalmente diverso sarebbe stato quasi impossibile, e forse nemmeno auspicabile. Nonostante questo Make & Break rimane probabilmente il migliore dei tre, sia per la varietà del gameplay che per la qualità dello stesso.

Chi ha detto che bisogna essere sferici per rotolare?

La modalità principale rimane sostanzialmente identica: scegli un masso – ce ne sono decine con modelli e statistiche uniche – e delle unità difensive e investi il nemico prima che lui investa te. Anche la campagna è strutturata in modo simile: stavolta seguiamo le disavventure di Elpenore, il più giovane compagno di Ulisse, mentre esplora il mondo (rigorosamente piatto), sbloccando gradualmente nuovi scenari e risorse.

hic sunt dracones e altre cose brutte

Campagna un po’ sottotono rispetto alle precedenti, in parte perché dopo due giochi il senso dell’umorismo “Jonesiano” comincia a risultare un po’ stantio e in parte per la scelta del protagonista, che al contrario di Sisifo e Atlante (protagonisti dei capitoli precedenti) non sembra avere un’agenda precisa e pare più in balia degli eventi. Considerando che ha vagato per mare 10 anni con Ulisse potrebbe essere una scelta calzante.

Esattamente l’espressione che ci si aspetta da un tizio che morirà cadendo da un tetto mentre è ubriaco fradicio

Un po’ deludenti anche le boss fight, sia per il design piuttosto scialbo che per le arene poco verticali. Ma i punti deboli sono ampiamente compensati dalle novità di Rock of Ages 3: Make & Break, tra cui valanga, intuibile cosa comporti, e le avventure di Humpty-Dumpty, modalità acrobatica di precisione che farebbe bestemmiare pure Papa Francesco.

Altro che Dark Souls

Ma Rock of Ages 3: Make & Break non si chiama Make & Break per caso, infatti la novità più gradita, oltre che la più attesa dai fan, è l’editor di mappe. Ci sono voluti quasi 10 anni ma finalmente abbiamo un editor di mappe. Semplice, non molto diverso da quanto visto in giochi di corse come TrackMania, ma perfettamente funzionale. La possibilità di creare scenari e giocare quelli della community rende il gioco molto più longevo e ammortizza un po’ i 30 euro del prezzo di lancio. Prezzo assolutamente ragionevole, ma che potrebbe far storcere il naso a chi valuta l’acquisto di un (tecnicamente) tower defense con una campagna di 6-7 ore. O 20-30 ore in caso vogliate completare tutti i livelli di Humpty-Dumpty.

La mano di Dio, che nel 2020 non ha niente di più importante da fare che raccogliere sassi che finiscono fuori pista

È difficile parlare di Rock of Ages, perché senza giocarlo direttamente è impossibile carpirne la pura e magnifica assurdità, la cura per i dettagli, lo stile unico e come tutti questi elementi si integrino e amplifichino a vicenda. Anche la colonna sonora, composta da remix di celebri pezzi di musica classica, si sposa perfettamente con l’atmosfera e il gameplay. In certi momenti a tal punto da dare l’impressione che sia in sincrono con gli avvenimenti su schermo. Sarebbe anche insensato raccomandarlo a tappeto: è talmente peculiare che quasi per antonomasia non potrà mai piacere a tutti. Ma se amate l’umorismo sopra le righe, i giochi di corse, i tower defense, o i sassi, Rock of Ages 3: Make & Break è un acquisto assolutamente imprescindibile. C’è anche la possibilità di giocare in multiplayer split screen, sia su PC che su console. Chi pensa di essere interessato ma non vuole investire 30 euro sull’unghia può sempre ripiegare sui capitoli precedenti, ottimi giochi anche quelli, e farsi un’idea. Rock of Ages è una perla videoludica, e questo capitolo, pur non stravolgendo la formula, non è da meno.

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