Ubisoft è senza dubbio la software house maggiormente colpita dalla serie di scandali e accuse di molestie delle ultime settimane. Una bufera che ha causato l’allontanamento di importanti dirigenti dell’azienda francese, tra cui il direttore creativo Serge Hascoët.
In molti all’interno di Ubisoft hanno indicato proprio Hascoët come principale promotore di un ambiente lavorativo estremamente tossico. Uno dei dettami della sua direzione, sarebbe stato quello che le donne non vendono, politica che avrebbe influenzato lo sviluppo degli ultimi capitoli di Assassin’s Creed, Syndicate, Origins, e Odyssey.
La notizia viene da Bloomberg, che in un report pubblicato ieri 21 luglio va nel dettaglio. La testata statunitense cita ingerenze nella produzione di Syndacate per ridurre il ruolo di Evie in favore di quello di Jacob.
Questo atteggiamento si sarebbe trascinato anche nella produzione di Origin, dove originariamente Bayek doveva morire durante le prime battute del titolo e Aya avrebbe dovuto prendere il ruolo di personaggio principale. Apparentemente in Odyssey il fratello di Kassandra, Alexios, non doveva nemmeno essere giocabile, ma Hascoët e altri membri della dirigenza intervennero.
L’ormai ex dirigente ricopriva allora anche la carica di direttore del marketing. Sarebbe stato proprio in queste occasioni che avrebbe pronunciato le parole “Le donne non vendono”.
Nel tentativo di ripulire l’immagine dell’azienda l’amministratore delegato Guillemot ha fatto dimettere Hascoët e i suoi collaboratori. Il giro di vite ha visto cadere anche la testa di Ashraf Ismail, direttore creativo di Assassin’s Creed, oltre che di altri dirigenti. Sembra improbabile che la società decida di punire lo stesso Guillemot, dato il periodo che l’azienda sta affrontando. Decapitare la società in un momento del genere e all’alba dell’uscita di titoli come Hyper Scape, Far Cry 6, Assassin’s Creed Valhalla, e Watch Dogs: Legion non sembra la migliore delle strategie.
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