Ecco, lo Showcase Microsoft è terminato da una manciata di ore, il web si è già espresso e i meme fioccano, mentre hater e fanboy si tuffano nella loro attività preferita di sempre, battendo sulla tastiera come scimmie mal ammaestrate, tanto buffe quanto grottesche. Adesso c’è veramente aria di E3. Come sottolineato nell’editoriale immediatamente precedente a questo, i – quasi – sessanta minuti dell’evento Xbox sarebbero stati determinanti, un banco di prova a cui Microsoft stessa si è voluta presentare, parlando a più riprese di uno spettacolo straordinario e senza precedenti, che avrebbe mostrato a tutto il mondo la rinnovata forza di un marchio finalmente scevro dalle difficoltà in cui è stata invischiata per quasi un’intera generazione di console.
Insomma, questo evento doveva essere a detta di tutti, e soprattutto di Phil Spencer, un evento epocale. Le idee paiono essere chiare in quel di Redmond, eppure ancora distanti dal concretizzarsi in maniera pienamente efficace. Xbox ha trovato la sua strada, una direzione da seguire che la rende, al netto dei giudizi, unica e con una rinnovata personalità ma al tempo stesso continua a commettere piccoli e grandi errori che le impediscono di arrivare con forza al pubblico. Sia chiaro, nel complesso l’evento è stato più che buono e come al solito ben ritmato, ricco di titoli, graditissimi ritorni – anche inaspettati – e un connubio di quantità e varietà inattaccabili, ma al tempo stesso è difficile scrollarsi di dosso l’idea che il tutto sia afflitto da tempistiche fin troppo dilatate, troppo inconsistenza, e da una comunicazione, ancora una volta, troppo sibillina e convoluta.
Transgenerazionale
Halo. Quattro lettere che hanno ridefinito e sdoganato definitivamente il concetto di first person shooter su console. Un nome, una proprietà intellettuale, nata grazie a Bungie e diventata colonna portante del marchio Xbox, con quel Combat Evolved che tanto successo riscosse alla sua uscita. Oggi Halo torna cercando di reinventarsi e, come ci si aspetta dal figlio prediletto, debutta sul palco in prima fila per mostrarsi al suo amato pubblico. Purtroppo, qualcosa deve essere andato storto nello sviluppo di Halo Infinite e soprattutto nella progettazione della demo mostrata nel corso della presentazione. Pur comprendendo l’ampiezza degli scenari che andremo a visitare, così come il fatto che il titolo debba poter girare su tutti gli hardware Microsoft di questa generazione oltre che della prossima, il risultato è tendente a ciò che purtroppo si può etichettare come “indifendibile”. Non mancano elementi di gameplay in grado di suscitare curiosità, così come è innegabile che il potenziale di un prodotto in continua espansione sia tremendamente alto, eppure sul fronte tecnico siamo davvero lontani dall’avere qualcosa di accettabile.
Rimettendosi unicamente a quanto visto durante lo show (e subito dopo visionandolo nuovamente in buona definizione e senza compressione dovuta allo streaming) rimangono troppe cose fuori posto nell’esclusiva firmata 343 Industries. Il nuovo motore di gioco, che oltre a essere un investimento gargantuesco a detta del team dovrebbe anche permettere una scalabilità flessuosa e malleabile, mostra fin troppe sbavature e imperfezioni. Dai problemi di pop-up e pop-in che anche se non dovrebbero mostrarsi in un evento così importante possono passare in secondo piano, a una gestione dell’illuminazione e, soprattutto, della resa di materiali e texture davvero troppo stantia e disfunzionale. Un livello di dettaglio risibile e un set di animazioni non proprio al passo con i tempi chiudono la questione, mostrando un quadro generale decisamente debole. Inoltre, al di fuori dello stream, viene gettata in pasto al web una manciata di informazioni cruciali riguardo al progetto, su tutte quella che specifica come Halo Infinite sia vista da 343 come una piattaforma sul quale sviluppare il brand, sancendo questo titolo come l’ultimo della serie per un lungo periodo di tempo, ma aggiornandolo costantemente con contenuti a cadenza regolare, pur essendo di suo un prodotto già completo. Non si parla di game as a service, per quanto il concetto suoni decisamente vicino a questa definizione, ma una pietra sul quale costruire il futuro della serie.
Microsoft parte dunque con il piede sbagliato, inciampa, ma si riprende subito e mostra una quantità impressionante di giochi, con un ritmo eccellente e un connubio, come già detto, di quantità e qualità sullo stello livello. Fra tutti, spicca sicuramente Everwild, dallo stile artistico fortemente ispirato e un magnetismo unico, pur non mostrando nulla a livello strettamente ludico. C’è Psychonauts 2, con la colonna sonora che sembra tutta sorretta dal talento di Jack Black (e scusate se è poco), c’è Obsidian con il suo nuovo Avowed, un RPG fantasy in prima persona dal sapore molto classico e ambientata nel fascinoso mondo di Pillars of Eternity, nessuno sprazzo di gameplay ma la fantasia non può non spiccare un piccolo balzo immaginando cosa un titolo del genere potrebbe regalare, conoscendo la qualità dei lavori del team di sviluppo californiano. Forza Motorsport, che si presenta vestito solo del suo nome, senza numeri sottotitoli o fronzoli di alcun tipo ad accompagnarlo, mostra i muscoli del suo engine ma poco altro, se non un “early in development” che un po’ fa male al cuore. Inaspettatamente appare S.T.A.L.K.E.R. 2 ed è amore a prima vista, ma l’incontro è fugace e nuovamente non c’è spazio per un pizzico di gameplay, così come in Warhammer 40K Darktide – gemello di Vermintide – e tanti altri titoli, molti in esclusiva temporale sull’ecosistema Xbox, come l’interessante horror The Medium e i due titoli sopracitati ma soprattutto, tutti disponibili su Game Pass dal giorno della propria uscita. Microsoft dimostra ancora una volta insomma quanto ci tenga a questo servizio e fa bene, perché rimane il fiore all’occhiello dell’offerta Xbox ed è bene che venga costantemente sostenuto da un ampio ventaglio di titoli di qualità, così come sembra essere.
Ma i titoli mostrati sono stati tanti e tutti, o quasi, con un certo carattere. Per quanto concerne i third party è bene citare The Gunk, titolo sicuramente minore ma dallo stile ben definito e a opera di Image & Form Games, i creatori del brand SteamWorld che hanno saputo conquistare fiducia e affetto di pubblico e critica in egual misura e che non andrebbero assolutamente sottovalutati. Per quanto riguarda l’ottica orientale di Phil Spencer abbiamo Phantasy Star Online 2: New Genesis: è l’unico annuncio che strizza l’occhio al mercato giapponese e potrebbe all’impatto apparire deludente ma bisogna considerare che si tratta di una saga nipponica fino al midollo, facendo così diventare questo tiepido annuncio decisamente più intrigante se visto nella giusta prospettiva. La presenza di Phantasy Star Online potrebbe dunque essere un primo passo, neanche troppo timido, verso un rinnovato legame con la terra del Sol Levante.
Ultimo, ma assolutamente non per importanza, anzi, è Fable. Nonostante gli insistenti rumor che lo vedano “vittima” di una nuova declinazione verso il genere MMO, che risulterebbe effettivamente molto atipica come scelta, il breve teaser ruba un sospiro di meraviglia e strappa un sorriso, mostrando in una manciata di secondi tutto l’estro e l’atmosfera del titolo di Peter Molyneux e Lionhead Studios, passato ora nelle più che sagge mani di Playground Games. Mentre lo schermo su sfondo verde si congeda con il più classico dei “Thanks for watching!” la mente srotola e smista l’ammasso di giochi che Microsoft ha accatastato nella sua ora di spettacolo e il giudizio finale non può che essere positivo ma con molte riserve.
Questione di Tempo
Le recenti dichiarazioni di Spencer sostenevano che l’utenza non sarebbe stata forzata a comprare Xbox Series X al lancio e che il passaggio alla nuova generazione sarebbe stato più fluido e indolore che mai. I primi due anni della next-gen di Microsoft, per ammissione della stessa, dovrebbero di conseguenza includere tutte le esclusive in un’ottica cross-gen, permettendo a tutti i possessori di una Xbox appartenente all’attuale generazione, la possibilità di giocare con i nuovi titoli di punta degli studi interni del colosso americano. Eppure molti dei titoli mostrati, praticamente tutti a esclusione di Infinite, sembrano essere sviluppati esclusivamente per Xbox Series X, andando a cozzare con le parole degli ultimi giorni e gettando purtroppo altra confusione in una situazione già di per sé non limpidissima. E rimanendo nel torbido è inevitabile pensare che si possa trattare di una semplice dichiarazione “propagandistica” , per quanto decisamente sciocca qualora si dovesse effettivamente rivelare tale, oppure una sentenza nei confronti dei giochi mostrati, sancendo di fatto il loro approdo sul mercato non prima del 2022.
Difficile far luce sulla questione, così come è difficile comprendere l’effettiva estensione della temporalità dei titoli definiti come “Console Launch Exclusive” che a seconda del periodo di esclusività potrebbero essere meno o più incisive come frecce all’arco di Microsoft. Insomma, il tempo sembrerà giocare un ruolo cruciale nel ciclo vitale di Xbox Series X, e questo punto non resta che sperare che Phil Spencer stia ragionando quadrimensionalmente. Il lancio della nuova ammiraglia Microsoft sembra essere poco consistente a oggi e la conseguente finestra di tempo legata al primo anno di vita della console ancora meno definita di quella appartenente a PlayStation 5, il che è tutto dire. Inutile fasciarsi la testa prima del dovuto ma un po’ di mordente in più non avrebbe guastato e il grande exploit che ci si sarebbe aspettati non è purtroppo arrivato.
X Factor
In conclusione, Microsoft ha in parte tradito le aspettative. Di per sé l’evento è stato più che buono, ma senza il nerbo adatto a scrollare di dosso Xbox dal tremendo periodo di incertezza che fatica a lasciarsi alle spalle. È necessario comunque sottolineare il fatto che non tutte le carte siano state scoperte, alcuni studi infatti non si sono presentati, mentre altri è probabile che abbiano qualche progetto ancora in serbo per i giocatori. Resta il dubbio sul concetto di next-generation con una console, ma per ora si può dire lo stesso della diretta rivale, che difficilmente riuscirà a essere molto allettante nel giorno della sua uscita e il tutto sembra essere implicitamente frenato da un “to be continued” pronto a posticipare l’effettiva next-gen a un paio d’anni di distanza da oggi.
È vero che i lanci delle nuove console son diventati nel tempo sempre più avulsi da veri e propri titoli in grado di sfruttare degnamente il loro hardware, eppure in questo momento mettere mano al portafogli e prenotare una Xbox Series X non può non sembrare un gesto avventato. Ponendola in un’altra ottica però, le cose cambiano sensibilmente. Il fatto che tutti i giochi visti poche ore addietro durante l’Xbox Games Showcase saranno presenti, sin dal day one, sul Game Pass è incredibilmente invitante, e la potenza della console in sé dovrebbe essere altrettanto incisiva in questi termini, rendendo di fatto Xbox Series X un investimento lungimirante, grazie a una macchina dalla forza portentosa e ricca di titoli, esclusivi e non, con il quale intrattenersi. Questo pensiero risulta per altro più che coerente con la mentalità attuale di Microsoft e potrebbe dunque tradursi in una console che, prima o poi, tutti gli appassionati di videogiochi dovranno acquistare. Andando a chiudere insomma, nell’ultima generazione la mia curiosità verso il futuro di Xbox si era tremendamente inaridita mentre oggi torna fortemente in salute, perché tanto sembra ancora esserci da vedere da parte di Microsoft. Forse non sarà abbastanza, forse sarà poco concreto, forse sarà fin troppo romantico ma ormai è assodato, i sogni ci incuriosiscono più di ciò che vediamo da svegli.
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