In questi giorni ho visto le prime due puntate di The Head, nuova serie Amazon Prime in arrivo il 5 agosto. Il progetto è una produzione del Regno Unito e dei suoi 3 partner commerciali rimasti: USA, Canada e Australia. Sceneggiatura dei fratelli David e Álex Pastor e regia di Jorge Dorad, con un cast di attori affermati ma senza “superstar”.
La serie si apre su un magnifico panoramica antartico, per poi spostarsi nella stazione di ricerca Polaris VI, dove il personale sta facendo baldoria prima dell’inizio dell’inverno, che lascerà la base semideserta e isolata dal mondo esterno per 6 mesi. Per mantenere le attività essenziali rimarranno solo 10 persone, tra cui i biologi Arthur (John Lynch) e Annika (Laura Bach), il comandante Erik (Richard Sammel, che molti riconosceranno come il sergente ucciso a mazzate in Bastardi senza Gloria), il cuoco Ramón (Álvaro Morte), la dottoressa Maggie (Katharine O’Donnelly) e il nuovo arrivato Aki (Tomohisa Yamashita), più altri tecnici e ricercatori.
Alla carrettata di personaggi si aggiunge anche Johan (Alexandre Willaume), marito di Annika e responsabile della base nel periodo estivo, in procinto di passare il comando ad Erik, e non proprio entusiasta di dover stare lontano dalla moglie per tutto questo tempo. Flash forward di sei mesi: ormai l’inverno è finito, e Johan sta guidando un team verso la base, dove tutte le comunicazioni si sono interrotte 3 settimane prima. Quello che vedono una volta arrivati è agghiacciante: dislocati per la stazione ci sono i cadaveri di 7 membri dell’equipaggio, tutti uccisi brutalmente, i due biologi sono dispersi e Maggie, comprensibilmente sconvolta, sembra essere l’unica superstite di qualsiasi cosa sia accaduto, dato che si era nascosta nella dispensa. Disperato all’idea di aver perso Annika, Johan decide di interrogare Maggie prima dell’arrivo della polizia. Incalzata dalle sue domande, la giovane dottoressa inizia a ricordare. Queste prime due puntate seguono il suo punto di vista sugli eventi che porteranno alla carneficina nella base.
Le primissime scene di The Head evocano immediatamente un inevitabile confronto con “La Cosa” di Carpenter, elemento di cui gli sceneggiatori erano ben consapevoli, tanto da inserire una scena in cui tutti quanti guardano il film in questione, come una sorta di rito propiziatorio prima dell’inverno. Una big dick move direbbe qualcuno, arroganza direbbero altri. La realtà è che le similitudini tra il film e questa serie si limitano al set up e alla neve di sfondo. La storia di The Head sembra prendere ben altra direzione rispetto al capolavoro di Carpenter, puntando più su un (serial) murder mistery con un narratore (probabilmente) inaffidabile. Ma, almeno per quanto ho visto, funziona alla grande. Gestire così tanti personaggi presentati in così poco tempo non è da poco, farlo riuscendo a mantenere l’attenzione dello spettatore è ancora più impressionante.
L’inizio di questa serie è davvero intrigante, come non ne vedevo da anni, probabilmente l’avrei finita tutta d’un fiato se avessi avuto accesso anche al resto. Il lavoro del regista dà forza ad una sceneggiatura già solida e ben strutturata, tanto che il risultato finale è migliore della semplice somma delle sue parti. La recitazione è rimarchevole ma le performance, per quanto buone, sono solo uno dei pilastri su cui regge il tutto. Le scenografie sono essenziali ma funzionali, esattamente come potrebbe essere una vera base scientifica in Antartide, e non danno mai l’impressione di avere a che fare con una produzione “low budget”.
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