Per chi è cresciuto a cavallo fra gli anni ’80 e i ’90 e ha intrapreso la sua “carriera” video-ludica in quel periodo, il genere platform è stato uno dei massimi esponenti del media. Questa tipologia di giochi però è andata via via diradandosi, non sparendo del tutto fortunatamente, grazie ad esempio a Nintendo, che con il suo idraulico baffuto cerca di tenere vivo il genere ancora oggi e soprattutto grazie al mercato indie, che propone abbastanza frequentemente titoli di spessore come Celeste, il recente Neon Abyss o l’ormai datato, ma intramontabile, Super Meat Boy. Skully si propone come un nuovo titolo platform 3D – declinazione ancor più rara – e cerca di portare i giocatori all’interno di un’avventura abbastanza classica ma al tempo stesso ben caratterizzata e dotata di una propria identità. Oltre a salti millimetrici e corse a rotta di collo, l’opera prima di Finish Line Games presenta varie sessioni puzzle, creando un gameplay equilibrato anche se fiaccato da qualche ingenuità di troppo.
Questioni di Famiglia
Parte del carattere della produzione si esprime sin nelle prime battute con una narrazione sopra le righe, mediante una storia abbastanza semplice, almeno in apparenza. Il piccolo teschio protagonista “affiora” su una spiaggia e viene immediatamente battezzato “Skully” da Terry, un bizzarro personaggio dai tratti divini. Ci troviamo su una piccola, ma articolata, isola, dimora di quattro entità divine in conflitto fra loro per il controllo del territorio. Se Terry, che oltre a farci da guida riveste anche il ruolo di narratore principale dell’esperienza, cerca un modo per riappacificarci con i suoi tre fratelli e porre un freno alla guerra intestina che potrebbe sancire la distruzione dell’isola stessa ma è troppo debole per poter fare qualcosa in prima linea, ecco entrare in gioco Skully, che può sfruttare delle piccole pozze magiche per assumere molteplici forme e sfruttare poteri arcani con i quali può destreggiarsi fra nemici e zone perigliose.
L’incipit che viene proposto è ovviamente un pretesto per dare il via alle sessioni giocate eppure, nonostante ricalchi uno schema abbastanza classico, la storia di Terry stuzzica e incuriosisce il giocatore, grazie a una buona scrittura dei dialoghi della famiglia divina e una serie di non detti che lasciano spazio a qualche domanda e vanno a tracciare di conseguenza un piccolo mistero da risolvere, riuscendo a tenere sempre abbastanza alta la curiosità verso ciò che nascondono questi dei estrosi.
Bones & Roll
Cuore pulsante dell’esperienza di Skully risiede nel suo gameplay platform alternato a corpose sessioni puzzle, che spesso si fondono dando vita a un impasto ludico abbastanza solido e convincente. Nel titolo abbiamo quattro modalità a disposizione da utilizzare, ognuna con le sue peculiarità, abilità di movimento, interazioni con l’ambiente e, in un caso specifico, combattimento. In forma di teschio – l’aspetto base di SKully – si è molto piccoli e fragili ma anche dannatamente agili e in grado di spostarsi con una certa velocità per le zone di gioco e anche arrampicarsi su superfici verticali ricoperte d’edera. Inoltre, proprio grazie ai poteri di Terry, nelle zone adibite a checkpoint è possibile ricoprire Skully di argilla e fargli assumere il controllo di buffi golem dall’aspetto e poteri differenti. Di conseguenza è possibile scegliere di essere più lenti ma robusti e in grado di attaccare i nemici con colpi poderosi, disponendo anche della forza necessaria per spaccare alcune pareti e appianare ostacoli altrimenti invalicabili, oppure scegliere un aspetto più agile e in grado di sfruttare la magia per spostare specifiche piattaforme e creare percorsi unici o, ancora, poter fare conto su un doppio salto e la possibilità di sollevare le piattaforme di cui sopra, sfruttando la verticalità degli ambienti per procedere nella nostra avventura.
Ciò che funziona meglio è il modo in cui il gioco riesca a spronare l’utilizzo di tutte le forme e portare il giocatore a cambiare spesso utilizzo, creando enigmi che necessitano di due o più peculiarità dei differenti golem per essere risolti. Il miglior pregio della produzione risiede dunque proprio nella componente degli enigmi ambientali, dotati di una buona curva di difficoltà e che costringono sempre il giocatore a sfruttare la materia grigia, proponendo alcuni rompicapi davvero gradevoli. Non si può dire lo stesso delle sessioni platform, che spesso risultano più stantie e meno riuscite, soprattutto quelle che vengono presentate nel corso delle “boss fight” del gioco o delle sessioni più sincopate e cinematografiche, che in virtù di questi aspetti perdono però il focus sull’intelligibilità dell’azione, complici anche scelte di “regia” abbastanza imperdonabili che pongono la telecamera in una posizione talmente scomoda da rendere la risoluzione di questi scenari davvero frustrante.
I panorami naturali che ci aspettano in Skully non sono né troppo vari né molto ispirati e rimangono all’interno di schemi fin troppo classici e privi di mordente, nonostante una costruzione sempre molto funzionale nel level design, a eccezione di alcuni sporadici punti in cui il mondo di gioco sembra voler fare di tutto per essere il più anonimo – e dunque confusionario – possibile. La gestione dei checkpoint rimane su principi abbastanza classici, i punti di salvataggio sono disseminati abbastanza bene nel mondo di gioco e un solo sbaglio ci porta immediatamente a perdere tutti i progressi accumulati post salvataggio, creando un sistema di trial&error adattissimo a questo tipo di esperienza ma non sempre a fuoco. Alcune sezioni risultano abbastanza estese e il margine d’errore spesso molto molto risicato, soprattutto sfruttando la forma base di Skully. Questa modalità. con la sua sfericità fedelmente prodotta a livello fisico, rischia di scivolare e perdere attrito fin troppo spesso, di conseguenza dopo una serie di salti millimetrici è facile accumulare fin troppa velocità e non riuscire a fermarsi in tempo prima di cadere e dover ricominciare dall’inizio. Anche gli amanti delle sfide, seppur probabilmente intrigati da questo espediente di difficoltà, rischiano di incorrere nel più sentito dei ragequit. Detto questo, la componente ludica di Skully nel complesso funziona, pur non riuscendo a spiccare il salto verso un successo completo, fiaccato da difetti comprensibili per un’opera prima ma comunque abbastanza importanti nell’economia del titolo.
Fanghi di bellezza
Tecnicamente e artisticamente, Skully procede in un certo senso su due strade parallele. Sostanzialmente, il design di personaggi e del mondo di gioco funziona ma non stupisce e non ha quel mordente capace di irretire l’occhio, eppure riesce comunque a creare una sua identità, debole ma presente. Lo stesso si può dire a livello tecnico, con una mole poligonale e livelli di dettaglio accettabili ma che non creano mai un quadro veramente accattivante, anche di fronte a qualche scorcio interessante. Il set di animazioni abbastanza povero e una presenza scarna di effetti volumetrici e particellari, così come di un’illuminazione senza infamia e senza lode, abbassano un po’ il carattere del titolo ma il complesso riesce a essere comunque gradevole, sebbene difficilmente memorabile. Molto meglio a livello di polishing, Skully riesce a risultare sempre solido e pulito, presentare menù e HUD senza fronzoli ma comunque esteticamente convincenti e curati, sottolineando la cura di Finish Line Games verso il loro primogenito. Non fa mai gridare al miracolo e nemmeno mostra il fascino necessario a imporsi, eppure confezione un prodotto decisamente solido.
Piccoli teschi crescono
Skully è un gioco che rivendica la sua voglia di essere un titolo di altri tempi in ogni suo respiro. È un prodotto valido e divertente, fiaccato da alcuni problemi non totalmente indifferenti e da un carattere artistico troppo timido ma comunque assolutamente non anonimo. Il gioco di Finish Line Games è in grado di convincere tutti gli amanti dei platform e delle produzioni di questo tipo, anche grazie al prezzo budget con il quale viene proposto e probabilmente anche della penuria di titoli presenti in questo torrido agosto. La divertente e ben recitata narrazione, unita alle interessanti sessioni puzzle e a un comparto platform abbastanza originale, seppur non riuscitissimo, portano Skully a essere fruibile e divertente, anche al netto di qualche momento di frustrazione che spezza un po’ gli equilibri. La speranza è che Skully riesca a diventare un brand a tutti gli effetti e costruirsi un roseo futuro davanti a sé, perché il potenziale c’è tutto.
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