Immaginate un gioco, magari tratto da un manga o da un anime, interamente incentrato su divinità femminili appariscenti, avventurieri, donne e dungeon. Fatto? Probabilmente no. E va bene così, perché ci hanno già pensato i ragazzi di 5pb con il loro Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Infinite Combate – e no, non sto scherzando, il nome è davvero così lungo – edito da PQube. Il titolo è nientemeno che l’adattamento videoludico della celebre serie di visual novel Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? ed è attualmente disponibile su Nintendo Switch, PS4 e PC.
Benvenuti in Familia
In Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Infinite Combate il fulcro centrale degli avvenimenti sono delle divinità che hanno deciso di liberarsi delle loro spoglie ultraterrene per uniformarsi al mondo umano. All’interno di esso, hanno infatti deciso di dare vita a delle vere e proprie gilde, chiamate Familia, alle quali possono unirsi altri umani. Tra questi, chi riceve la loro benedizione diventa a tutti gli effetti un avventuriero, e ottiene la possibilità di unirsi ai suddetti gruppi e godere dell’appoggio di queste entità. Nel gioco interpretiamo proprio due di questi avventurieri, l’inesperto Bell e la famigerata, quanto abile, Ais. Ci si ritrova, in realtà, proprio nel mondo dipinto dalle visual novel, nel quale andare a caccia di mostri all’interno di dungeon dopo aver accettato delle quest non è soltanto una scelta di game design, ma risulta essere la normalità. Se avete visto la prima stagione della serie animata, sicuramente sapete di cosa si sta parlando e non dovreste aspettarvi grosse sorprese. Se, invece, non vi siete mai avvicinati all’opera originale, la modalità storia segue fedelmente la prima stagione dell’anime, per cui può essere un’ottima occasione per introdurvi alla serie.
Un JRPG, ma a modo suo
Ciò che salta subito all’occhio di Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Infinite Combate è il gameplay che lo caratterizza. Trattasi di un simil hack and slash coadiuvato tanto da elementi action quanto da caratteristiche proprie di un classico RPG. Volendo però focalizzare l’attenzione solo sul combattimento, vi basti sapere che lo stesso è ridotto ai minimi termini. Possiamo anzitutto muovere il nostro personaggio e scattare in ogni direzione. Abbiamo poi un tasto dedicato all’attacco leggero, grazie al quale è possibile concatenare una sequenza di mosse per dar vita a una combo, oppure optare per un attacco pesante tramite un altro tasto. Inoltre, progredendo nell’avventura si rende disponibile la possibilità di sferrare un attacco magico, consumando dunque mana. Gli oggetti consumabili possono invece essere prima assegnati e successivamente utilizzati con le frecce direzionali. I nostri due protagonisti, inoltre, possono contare sulle capacità di massimo due compagni di supporto, i quali vanno a formare il party dell’avventura. Ognuno di loro ha un’abilità passiva che permane per tutta la durata della quest e un’abilità attiva che può essere attivata al momento più opportuno. Anche Bell ed Ais hanno delle loro abilità, che è possibile sbloccare e modificare progredendo nell’avventura. In sostanza, ci si trova di fronte ad un combat system sì basilare, ma anche divertente e gratificante, per quanto semplice.
Semplicità del combat system che tuttavia dev’essere intesa come intuitività, e non eccessiva facilità di gioco. Se i mob delle prime quest infatti non danno particolari problemi, i nemici che si incontrano successivamente, incluse le diverse boss fight, possono dare spesso e volentieri del filo da torcere. Tanto più se si considera che, dopo aver effettuato una combo, si resta scoperti e vulnerabili ai colpi nemici per un periodo di tempo più o meno lungo. Ciò lascia intendere che non basta attaccare ripetutamente per avere la meglio e anzi bisogna dosare attentamente i colpi e ponderare con attenzione quando schivare. Tra l’altro, si potrebbe affermare tranquillamente che il vero gioco inizia soltanto tramite la modalità Extra, sbloccabile dopo aver completato la storia principale. All’interno della stessa, infatti, troviamo ben tre dungeon generati proceduralmente, molto più estesi, diversificati e profondi di quelli presenti nella storia principale. Ad accompagnarli, vi sono una serie di quest decisamente complesse, oltre che la possibilità di ripercorrere in qualsiasi momento ogni livello della modalità storia. Tanto Bell quanto Ais hanno a disposizione ben otto personaggi da incontrare, ciascuno dei quali ha un proprio, seppur semplificato, background narrativo.
Combattere non è l’unica prerogativa di un avventuriero
Oltre al combattimento all’interno dei dungeon, in Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Infinite Combate colpisce anche la modalità di progressione, che si realizza principalmente tramite le monete e gli skill point ottenibili proprio svolgendo le differenti quest all’interno dei dungeon. Dall’hub centrale di gioco è infatti possibile aumentare i parametri e le statistiche dei nostri due personaggi, oltre che scegliere l’equipaggiamento più adatto e cambiare le abilità da poter utilizzare durante il combattimento. Inoltre, grazie al mercato e al fabbro, possiamo acquistare nuove armi e armature, vendere gli oggetti in eccesso, ma non solo. Cedendo infatti determinati item ottenuti nell’esplorazione dei dungeon, vengono rese disponibili nuove armi ed equipaggiamenti. Presente poi anche la possibilità di incantare il nostro armamentario, infondendo nel nostro arsenale un determinato elemento, sempre utilizzando i materiali trovati durante l’esplorazione e quelli lasciati cadere a terra dai nemici. Possibilità di personalizzazione e progressione che dunque non mancano, e che anzi rivestono un incentivo importante ad avanzare nel gioco, regalando un senso di soddisfazione non da poco.
Tra limiti tecnici e stile minimale
Non si può certo dire che la produzione di Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Infinite Combate non risenta di qualche limite, principalmente dovuto ai bassi costi di sviluppo. Vero che le scene di trama sono rappresentate da illustrazioni veramente ben realizzate e anche il doppiaggio che le accompagna si attesta su livelli altrettanto elevati, essendo realizzato con le voci originali dell’opera principale. Tuttavia, lo stile eccessivamente minimale che rappresenta a tutti gli effetti l’esperienza di gioco restituisce sì una sensazione di immediatezza, ma al tempo stesso si tratta di un qualcosa per cui non tutti potrebbero chiudere un occhio e soprassedere. A conti fatti, l’impressione è quella di giocare a un gioco mobile o, al più, ad un titolo per console portatile. Il che non è nemmeno necessariamente un male, ma giocarlo su PS4, considerando lo stile proposto, potrebbe far storcere il naso a qualcuno. A tal contesto, la scelta ottimale potrebbe ricondursi a mio avviso alla modalità portatile della console ammiraglia Nintendo.
Un adattamento che sa farsi valere
Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Infinite Combate è un titolo che, se preso con lo spirito giusto, riesce a regalare un’esperienza valida e divertente. Tuttavia, propone uno stile davvero molto semplificato che, per forza di cose, potrebbe non riuscire a incontrare i gusti di tutti. Il feeling di gioco è gratificante e soddisfacente, anche e soprattutto per la sua immediatezza e semplicità. Ma proprio per questo motivo, il consiglio è quello di procurarsi il titolo su Nintendo Switch, dal momento che su console fissa lo stile proposto potrebbe finire per risultare limitante, piuttosto che stimolante. Al netto di queste considerazioni, se siete amanti dell’opera originale o se volete avvicinarvi al brand di Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? potete considerarne l’acquisto senza remore, magari aspettando che il prezzo scenda. Se invece cercate qualcosa di leggermente più strutturato e articolato, a questo giro potreste anche risparmiare il vostro portafogli.
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