Site icon Parliamo Di Videogiochi

Chronos: Before the Ashes – Recensione

Remnant: From the Ashes si è rivelata una sorpresa più che gradita nell’arco del 2019, grazie a una formula di gioco che ben impiegava meccaniche souls like, elementi procedurali e, soprattutto, un ottimo comparto ludico. Godendo anche di un buon successo di pubblico e critica, pertanto non stupisce che Gunfire Games abbia voluto dare nuovo lustro a Chronos (aggiungendo il sottotitolo: Before the Ashes ), action/adventure del 2016 edito prima d’ora solo per il mercato VR. È dunque facile essere scettici a riguardo di un prodotto del genere, riproposizioni simili vengono spesso adeguate in fretta e furia, inoltre si parla di un prodotto con già quattro anni sulle spalle e decisamente più modesto in termini produttivi rispetto al suo fortunato successore. E infatti, Chronos: Before the Ashes, mostra sia i segni del tempo, sia le sbavature di una produzione a basso budget, oltre ad alcune ingenuità che non passano inosservate, praticamente sotto ogni fronte. Eppure, Chronos presenta al tempo stesso  alcuni guizzi degni di nota, così come una  formula nel complesso divertente e appagante, a fronte di una leggerezza a volte eccessiva. Inoltre, il ruolo di precursore di Remnant funziona a dovere, dimostrando sotto questa luce di essere un titolo quasi obbligatorio per chiunque abbia amato il third person shooter del team texano, anche considerata la diversa natura di genere.

Cuor di Dragone

Il giogo del Drago ha messo sotto scacco la nostra esistenza fin troppo a lungo. L’umanità, che un tempo brulicava in ampie città adornate da palazzi vetro lucente e macchinari inimmaginabili è ora ridotta in ginocchio, la sua flebile fiamma sta per spegnersi, ciò che rimane è una misera tribù, che vive nel passato. È dunque ora di  scendere fra le viscere del labirinto e liberarsi del crudele despota che ha giocato per tempo incalcolabile con le nostre vite. È un mero pretesto narrativo quello di Chronos, ma imbastisce alcuni elementi interessanti nel suo background che, pur non brillando per originalità, appaiono comunque molto affascinanti. I fan di Remnant si sentiranno subito a loro agio, addentrandosi nei laboratori abbandonati noti come Ward e immediatamente si crea una buona commistione fra il genere sci-fi e il fantasy più puro, destreggiandosi fra pietre arcane e macchinari ospedalieri, golem di pietra e computer ronzanti. Remnant giocava però più a fondo in questi termini, mentre Chronos rimane su una natura più fiabesca e relega la parte futuristica solo ad alcuni momenti, determinanti nella loro importanza ma decisamente più sporadici.

Superata la parte introduttiva, ci si trova dunque a iniziare realmente la nostra avventura, soli in un mondo ostile ed enigmatico ma soprattutto ricco di scontri. Chronos: Before the Ashes del resto è un action rpg ed è naturale dunque che il titolo si concentri sui combattimenti con i nemici, per fortuna – nonostante un livello difficoltà non molto alto – questi ultimi risultano ben confezionati. Chronos fa perno su di un combat system molto semplice, che strizza l’occhio ai souls sia per quanto riguarda la mappatura dei comandi, sia per il ritmo di gioco. Attacchi semplici, pesanti, blocchi e parate, tutto qui. C’è una certa pesantezza nel controllare il personaggio che fiacca le prime fasi, ma una volta abituati alla responsività dei controlli, tutto inizia a scorrere più fluidamente. Eppure è necessario non andare mai a testa bassa e conoscere i nemici e i loro pattern d’attacco, così come i buchi nelle loro guardie, è fondamentale. Che si scelga di basarsi su armi rapide e leggere o pesanti e poderose, Chronos funziona grazie – anche – a una buona cura riservata a hitbox e hurtbox che risultano snelle e precise, anche più di quanto ci si aspetterebbe da un prodotto del genere. A lungo andare si sente la mancanza di alternative, come approcci a distanza per esempio e le pietre magiche che conferiscono alle nostre armi la possibilità di sfruttare abilità arcane non bastano a sopperirne la mancanza ma in nostro soccorso viene invece un ottimo numero di nemici, con le loro diverse strategie e tipologie di attacchi che riescono a non spingere mai il giocatore in una fase di stanca.

Per quanto riguarda le boss fight, seppur convincano quasi sempre a livello scenico o di atmosfera, non risultano particolarmente ispirate o divertenti ma sono comunque una buona aggiunta all’esperienza complessiva, senza stupire ma senza mai neanche annoiare, anche se certamente avrei gradito uno sforzo maggiore in questo senso.

Ma Chronos è anche un gioco di avventura e sarebbe inopportuno non spendere qualche parola a riguardo di questa sua seconda anima. Before the Ashes presenta infatti mappe semplici da navigare ma ben costruite al netto di alcune sbavature piuttosto elementari, che restituiscono – soprattutto nella prima metà –un grande senso di scoperta, dando sempre l’idea di essere ricche di mistero e traboccanti di segreti da scoprire. I numerosi enigmi dell’avventura non sono particolarmente complessi ma spezzano adeguatamente il ritmo e ben si innestano con il level design del gioco e l’avanzamento nello stesso. Anche in questo aspetto le prime ore di Chronos sono quelle più intriganti, presentando in particolar modo una serie di puzzle legati a una meccanica tanto classica quanto ben disegnata, ed è davvero un peccato che il titolo decida di sfruttarla solo nel suo incipit. Procedendo nell’avventura infatti il gioco diventa inspiegabilmente più lineare e, giocoforza, meno affascinante, pur riuscendo a intrattenere piacevolmente fino ai titoli di coda. Pur essendo un mondo non troppo vasto insomma, la costruzione dello stesso è notevole, soprattutto considerato che Remnant si basi invece su mappe quasi integralmente procedurali e, proprio nella costruzione delle stesse,  si dimostrasse più “pigro” e privo di mordente. Chronos: Before the Ashes presenta molti panorami da esplorare e, sebbene la loro caratterizzazione si riveli altalenante, vale comunque la pena perdersi in questa piccola odissea.

Questione di Tempo

Lo stratagemma più curioso, e per certi versi importante, di Chronos, si trova nella meccanica legata alla morte. Venendo sconfitti non perdiamo alcun progresso e veniamo riportati all’ultimo checkpoint sfruttato ma il nostro alter-ego invecchia di un anno. Morte dopo morte, si nota sempre di più l’avanzare dell’età del nostro personaggio – motivo per il quale non esiste un editor pg – ma non si tratta di una semplice velleità estetica poiché l’invecchiamento ha ripercussioni anche nell’economia di gioco. Innanzitutto, all’inizio di ogni nuova decade, ci è dato scegliere fra un trittico di talenti unici, aiutando a specializzare il nostro eroe – o eroina – nel corso della sua avventura. Si tratta spesso di sostanziosi incrementi di statistiche specifiche ma in qualche caso propongono piccole modifiche alle meccaniche di gioco. Inoltre, invecchiando potenziare alcuni tratti costa più punti esperienza per un singolo aumento di livello, rendendo più ostico potenziare tratti come Forza e Agilità. Non solo, arrivati all’età di 60 anni, tali statistiche non possono più essere aumentate. Insomma, grazie ai potenti talenti delle decadi, i giocatori che muoiono più spesso vengono momentaneamente aiutati, ma al tempo stesso nel lungo corso solo i giocatori più abili riescono a trarre il massimo potenziale dall’avanzamento di livello. È una meccanica peculiare e interessante, che funziona tanto a livello di background quanto di gioco: sarebbe stato interessante vederlo più esplorato e approfondito ma anche in quest’accezione così semplice risulta più che gradito.

Archeologia Futura

Sul fronte tecnico, Chronos: Before the Ashes mostra il fianco alla sua natura low  budget e contestualmente a una maturità artistica non ancora raggiunta. Sebbene il taglio asciutto e squadrato degli scenari, così come dei personaggi, risulti abbastanza “giustificabile” da una scelta stilistica, è indubbio che gran parte delle zone risulti spoglio e poco approfondito. Si passa in realtà da zone dal buon colpo d’occhio e con una costruzione più massiccia ed elaborata, ad altre molto più scarne e dallo scarso valore di design, complici anche elementi e prop dosati in maniera troppo reiterata e casuale. Complessivamente il gioco presenta un quadro appena sufficiente, con alcuni elementi più riusciti e alcuni scivoloni sul quale è sinceramente difficile chiudere un occhio. Sebbene il connubio fra arte e tecnica non risulta insomma promosso integralmente, riesce a salvarsi grazie ad alcuni guizzi che riescono a tratteggiare il prodotto conferendogli un carattere proprio. Il lato audio, al netto di qualche voce azzeccata e un paio di tracce degne di nota, risulta solo sufficiente ma quasi del tutto dimenticabile. Totalmente inaccettabile è invece lo stile dei menù e il polishing in generale dell’interfaccia utente, forse l’elemento più acerbo di tutta la produzione. Sarebbe inoltre stato opportuno tirare a lucido il prodotto ben più a fondo di quanto il team non abbia fatto, questo è forse il difetto maggiore della produzione.

Dormiveglia

Sarebbe facile criticare aspramente Chronos: Before the Ashes ed etichettarlo come un prodotto mediocre e privo di interesse. La verità, per tutti quelli in grado di guardare un poco più in là delle apparenze, è quella di un titolo che riesce a intrattenere, con una formula sicuramente imperfetta e a tratti fin troppo derivativa, ma genuinamente divertente. Non è un titolo da consigliare a tutti, considerata la sua natura sia di gioco VR sia di “remaster” che sente tutto il peso dei quattro a nni sul groppone ma chiunque sia in cerca di un titolo leggero e intrigante, con buoni combattimenti e fasi esplorative, il tutto inframezzato da sessioni di puzzle solving a volte eccessivamente semplicistiche ma comunque sempre gradevoli. Le 15/20 ore necessarie a portare a termine Chronos: Before the Ashes valgono il prezzo del biglietto (che probabilmente sarebbe stato più digeribile dal pubblico a una decina di euro in meno), a patto di sapere a cosa si sta andando incontro e dunque di chiudere un occhio sui numerosi difetti della produzione, che nascono peraltro più da una mancata ottimizzazione per il mercato attuale più che per effettivi difetti procedurali. La meccanica dell’invecchiamento è affascinante e i rinnovati spunti narrativi legati all’universo creato da Gunfire Games faranno la gioia di tutti i fan di Remnant: From the Ashes. Un prequel che ha il sapore di uno spin-off e per certi versi di un DLC, ma non in senso negativo. Chronos: Before the Ashes è un titolo dallo stampo old-school, ed è uno dei migliori complimenti che si possono attribuire a produzioni di questo tipo, anche se per alcuni potrebbe essere fin troppo “vetusto”.

Please enable JavaScript to view the comments powered by Disqus.
Exit mobile version