In un periodo così stressante e complicato da vivere, sentivo proprio la mancanza di un buon vecchio JRPG a turni. Il mio cuore voleva proprio Bravely Default II, solo che non ne ero ancora consapevole. A otto anni dal primo titolo della serie e quattro dal (meraviglioso, a mio parere) sequel, mi ero quasi dimenticata quanto questa saga fosse in grado di tenermi incollata alla console. Rappresenta in effetti l’amore per il gameplay più classico che esista, arricchito di elementi interessanti che consentono di incrementare la componente strategica.
Bravely Default II : attendi o scatenati
La prima decina di ore passate a Excillant mi ha fatto ambientare a dovere nel gioco, che promette una longevità notevole: è stato un antipasto a malapena sufficiente per scrivere questa anteprima. Ci sono alcuni elementi che saltano subito agli occhi, in primis il buon livello di sfida offerto da Bravely Default II. È infatti possibile scegliere la difficoltà del gioco, ma ritengo che già Normale sia interessante e divertente per il giocatore medio. Scegliere la tattica adeguata con cui affrontare le battaglie, anche quelle apparentemente banali, risulta essenziale per ottenere buoni risultati. Oltre ai classici comandi di attacco e abilità, sono presenti le opzioni Default e Brave, che consentono di accumulare punti azione o prenderli in prestito dai turni successivi, agendo più volte di fila. Si tende senza dubbio ad abusare del Brave nelle prime ore di gioco, ma andando avanti tale strategia tende a non pagare e si rende necessario riflettere con più attenzione su quali tasti premiamo in battaglia. Il delicato equilibrio tra attesa e furia omicida: è questo il punto di forza del gioco.
Oltre a tale possibilità, Bravely Default II offre un sistema di classi interessante. Come avveniva nei titoli precedenti, possiamo far cambiare lavoro ai personaggi in qualsiasi momento, non subendo troppe conseguenze negative in termini di crescita. Nelle prime ore di gioco ho ottenuto una discreta quantità di classi, seppur nessuna di esse del tutto soddisfacente: l’impressione è che, come spesso accade nei titoli di questo genere, la difficoltà sia più elevata all’inizio che nel mid-game. Il segreto per il successo è far apprendere abilità di lavori diversi e mixarle tra loro, creando il guerriero perfetto. Non avendo ancora a disposizione le abilità che volevo, ho dovuto arrangiarmi col grinding: aumentare il livello combattendo decine e decine di battaglie è una componente fondamentale del titolo ed è resa meno tediosa dalla presenza di comandi che consentono di velocizzare il combattimento o ripetere le azioni eseguite in precedenza. Nonostante ciò, esplorare i dungeon non mi ha dato la soddisfazione che speravo, complice una struttura delle mappe non troppo complessa e costituita da un’infinità di corridoi che si ripetono.
Ci sono piccole sorprese in giro, come mostri rari o scrigni del tesoro, ma nulla che renda davvero entusiasmante dedicarsi all’esplorazione del mondo, che è fondamentale per salire di livello. In questo capitolo della saga non è possibile azzerare gli incontri casuali, ma i nemici sono visibili sulla mappa, perciò è comunque facile aggirarli se si vuole evitare lo scontro. Delle volte è persino necessario: alcune battaglie con molti mostri a schermo possono essere fin troppo impegnative. I boss picchiano ancora più duro ed è significativo come i giocatori abbiano segnalato l’eccessiva difficoltà della demo di Bravely Default II in alcuni passaggi, feedback che ha consentito agli sviluppatori di sistemare la problematica. Ma senza esagerare.
La storia è un elemento fondamentale degli RPG e Bravely Default II ha scelto di raccontarne una che più classica non si può. Tornano a far parlare di sé i quattro cristalli e gli eroi prescelti dal destino per mettere fine alla calamità: impossibile non precipitare nell’effetto nostalgia e ricordarsi a giocare negli anni ’90. Mi aspetto qualche colpo di scena e rivelazione straordinaria nella seconda metà del gioco, ma la verità è che mi va benissimo anche così. La caratterizzazione dei personaggi invece è più scialba di quanto sperassi e nessuno di loro mi ha colpito particolarmente, eccezion fatta per le loro voci in lingua inglese. Scegliere di far doppiare un mago a un attore scozzese è una trovata che mi riempie di gioia a ogni benedetto dialogo. Lo adoro alla follia.
L’approdo su Nintendo Switch ha permesso di modificare la grafica del gioco e lavorare sui modelli dei personaggi, rendendoli più tridimensionali. Non posso dire di essere una fan del risultato: li trovo plasticosi e disconnessi dagli sfondi. Città e altre ambientazioni sono, come sempre, meravigliose, e il design dei nemici è ancora più bello rispetto a quello dei capitoli precedenti: studiare tutti i nemici nell’enciclopedia del gioco è un vero piacere. Catturarli poi, è una goduria.
È stata aggiunta l’opzione di inviare navi in esplorazione mentre la console è in modalità riposo. Devo comprenderne ancora a pieno le possibilità, soprattutto non potendo testare la componente online: per ora la trovo un extra sfizioso, molto utile per ottenere ricompense senza nessuno sforzo, tra cui preziose gemme per aumentare il livello dei personaggi o delle loro classi.
C’è tanto da analizzare e studiare in Bravely Default II e avrò un’intera recensione per farlo. Per ora mi sento di dire che il titolo è divertente e offre un livello di sfida adeguato anche per un giocatore veterano. Non mostra novità eclatanti rispetto ai precedenti, provando invece a raffinare un gameplay oramai rodato e con caratteristiche peculiari. È il tipo di gioco che richiede decine (centinaia?) di ore per essere compreso a pieno, perciò non mi resta che tornare a immergermi nella storia. Cosa che faccio con grande piacere. Nell’attesa, vi consiglio di scaricare la nuova demo disponibile e di provarla, così da capire se il titolo possa interessarvi. Offre una buona panoramica senza rovinare l’esperienza della storia del titolo, perciò giocatela senza remore.
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