Come anticipato nell’articolo pubblicato questa mattina inerente a Toshihiro Nagoshi, sembra che i principali player nell’industria videoludica cinese come Tencent e NetEase stiano cercando nuovi lidi per al di fuori del paese per aggirare le nuove linee guida dedicate al gaming e rivolte al giovane pubblico. Regole che già da oggi sono diventate ancora più rigide.
The previous policy was 1.5 hours a day, so this is an extreme change and comes at a time when South Korea has just overturned its own shutdown law.
Minors will be restricted at the account level using the existing real name registration and anti-addiction system.
— Daniel Ahmad (@ZhugeEX) August 30, 2021
Secondo la National Press and Publication Administration, ente a stretto contatto con il CCP e che ha per prima divulgato tale notizia, la decisione è stata presa per evitare che il videogioco diventi una dipendenza dannosa per il rendimento scolastico e la stabilità familiare. Inoltre, a ciascuna compagnia cinese è stato proibito di offrire i propri servizi al di fuori di questo coprifuoco.
Per chi non lo sapesse, in Cina il gaming online era già strettamente controllato non solo tramite fasce orarie un po’ più permissive, ma anche tramite l’utilizzo di tecnologie di riconoscimento facciale e carte d’identità per controllare e punire eventuali violazioni di tali regolamentazioni.
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