Il Caso Activision continua imperterrito ad aggiungere nuovi aggravanti contro l’azienda, con nuove storie di abusi e maltrattamenti interni che continuano ad uscire fin dal giorno in cui il DFEH (California Department of Fair Employment and Housing) iniziato questa lotta.
E nel mentre tantissimi dipendenti e figure di spicco del panorama videoludico condannano le ultime indiscrezioni sul CEO Bobby Kotick, nelle ultime ore si è aggiunta un’ulteriore testimonianza da parte di Christine, una dipendente di Activision Blizzard e vittima di svariati abusi che, assieme alla sua legale Lisa Bloom, ha tenuto una conferenza stampa di fronte alla sede centrale.
Nel video, pubblicato sull’account Instagram della legale, Christine introduce – in evidente commozione – il suo ruolo all’interno di Blizzard e ciò che l’ha portata ad entrare nella compagnia, tra ammirazione per le varie icone storiche della compagnia e aspirazione per il suo futuro.
“Ho lavorato a Blizzard Entertainment per più di 4 anni e continua a lavorarci oggigiorno. Non avrei voluto essere qui, ma dobbiamo cambiare molte cose ad Activision Blizzard. Lavorare a Blizzard era il mio sogno. Quando ho saputo di tutte le persone talentuose che lavoravano all’interno di Blizzard, sapevo che era un posto in cui volevo lavorare per elevare la mia carriera.”
Nel suo discorso, Christine denuncia una serie di abusi e maltrattamenti alle quali è stata sottoposta, la noncuranza dei suoi superiori delle Risorse Umane verso questi comportamenti e soprattutto la sua retrocessione avvenuta dopo essersi lamentata con i suoi superiori.
“Sono stata vittima di commenti rudi verso il mio corpo, avance sessuali non richieste, molestie inappropriate, obbligata a partecipare agli eventi cube crawls dove vigeva l’abuso di alcolici, invitata ad avere rapporti sessuali con i miei supervisori e circondata da una cultura maschilista dannosa per le donne. Quando mi sono lamentata ai miei supervisori, mi è stato detto di ignorare e che stavano solo scherzando. Ho iniziato ad evitare gli eventi con lo staff per evitare tutti questi commenti sessisti e abusi, mi è stato detto di non rivolgermi alle risorse umane. Mi è stato detto che volevano solo fare amicizia e che secondo la legge non stavano commettendo alcun reato. Dopo essermi lamentata sono stata retrocessa e successivamente maltrattata per ripicca. Durante i miei 4 anni a Blizzard mi è stata negata gran parte dei miei utili, ho ricevuto aumenti di compenso sempre minori. Combattere per il mio lavoro in questo ambiente tossico ha provocato vari danni alla mia salute mentale.”
Successivamente, il legale Lisa Bloom ha preso la parola in merito al caso di Christine e di tanti altri dipendenti.
“Siamo qui perché le vittime degli abusi sessuali ad Activision Blizzard sono state ignorate. Stanno ancora soffrendo ed è tempo che questi casi abbiano la priorità assoluta. Hanno diritto ad un posto di lavoro senza alcun tipo di molestia sessuale e che agisca subito contro questo tipo di comportamento, punisca il violentatore e non si vendichi sulla vittima. […] Le investigazioni vanno e vengono, ma le vittime stanno ancora soffrendo. Figure di spicco messe alla guida per sistemare il problema vanno e vengono, ma le vittime stanno ancora soffrendo. Sono state fatte promesse in passato, ma le vittime stanno ancora soffrendo. […] Non abbiamo bisogno di altro chiacchiericcio aziendale, è tempo di agire.”
Noi, dal nostro canto, non possiamo fare altro che fare i nostri auguri a Christine e Lisa, nella speranza che le loro storie vengano ascoltate e che finalmente la situazione all’interno di Activision Blizzard migliori.
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