Alzi la mano chi non ha mai giocato Gothic. Ok, no, fermi un attimo, abbassate le mani. Non mi aspettavo fossero così tante. Colpa mia, ho preso sottogamba la questione. Beh, Piranha Bites – e la sua storica saga – ha perso sicuramente molto pubblico in queste due decadi. Tra scandali finanziari, riassemblaggi e acquisizioni è chiaro che il team abbia perso smalto. Si tratta inoltre di un team piccolo e che pare non abbia nessuna – io quasi – intenzioni di ingraziarsi il pubblico o seguire la scia del modello “cookie-cutter” che è proprio dell’industria. Qualcuno potrebbe dire insomma che Piranha Bites propone giochi vecchi, che siano rimasti indietro. Forse questo è vero, eppure per me i loro titoli hanno sempre un certo fascino, anche grazie alla rozzezza di alcuni aspetti, come quello tecnico, che però fanno risaltare quanto il tema ricerchi il valore del contenuto che vuole offrire e mai della forma. Nel 2017, il primo Elex è purtroppo passato in sordina, del resto il nome di Piranha Bites non è che un lustro addietro fosse messo tanto meglio di oggi e inoltre, quel particolare anno di uscita è stato uno dei più ricchi di sempre, tra Breath of the Wild, Nier Automata, Destiny 2, Hollow Knight e tanti altri pezzi da novanta, fra cui anche quell’Assassin’s Creed Origins uscito una manciata di giorni dopo il titolo del gotico team e che ha eclissato, anche solo a livello mediatico, la nuova ip dei Piranha. Elex torna con un nuovo capitolo, che pur puntando a imbarcare nuovo pubblico, è prima di tutto dedicato a quel piccolo ma forte zoccolo duro di utenza che si è creato attorno al brand.
Nuove storie
Non voglio stare a fare un riassunto o un bignami dei fatti di Elex, sebbene non credo che l’incipit narrativo sia così ricercato da dover lasciare la sorpresa al giocatore. Sono dell’idea che a poco serva ripercorrere le gesta passate o presenti di Jax quando si analizza Elex 2. Questo perché, soprattutto nelle prime fasi, il canovaccio è abbastanza blando, pur presentando spunti interessanti, e diventa presto chiaro che il “selling point” di Elex 2 sia tutt’altro. Eppure è necessario notare come il team abbia deciso di non cancellare la lavagna, senza consegnare una nuova storia o un nuovo cast per irretire i giocatori non avvezzi all’universo narrativo costruito con il primo capitolo ma anzi, rilancia con un sequel pressoché diretto, che presenta un breve riassunto – assolutamente non esaustivo – e sfrutta un classico escamotage per “resettare” alcuni aspetti ludici e narrativi legati al suo protagonista e al mondo che gravita intorno a esso.
Dal piccolo e scalcinato accampamento nel quale prendiamo il controllo di Jax, si iniziano ad aprire fin da subito alcuni quesiti e si comincia a prendere confidenza con il mondo di gioco e le regole che lo muovono. Dalle prime battute è lampante che la ricerca del team di sviluppo sia stata quella di creare un gioco di ruolo “old-school” in pressoché tutti gli aspetti, rispolverando un modello di intendere l’rpg occidentale open world che nell’ultima generazione è andato perdendosi. Questo aspetto è fondamentale per cogliere l’essenza di Elex 2, le sue peculiarità e i suoi punti di forza, ciò che lo rende unico. Si denota una spiccata propensione alla scrittura, con una mole di dialoghi impressionante nel quale il ruolo del giocatore è sensibilmente importante e, soprattutto, ricco di conseguenze. Jax è un personaggio pre-esistente ma è possibile modellarlo ampiamente a nostro piacimento, questo vale sia in termine caratteriale, si può insomma modellare un personaggio carismatico, astuto e crudele o premuroso ma meno arguto, con tutte le sfumature del caso e con ampia possibilità di cambiare in corsa, creando una sorta di personale evoluzione del personaggio.
A livello ludico le cose non cambiano, anzi. Jax può sfruttare un armamentario vastissimo, grazie alla natura che mescola il fantasy allo sci-fi, si può passare dalle armi bianche più classiche (martelli, spade, mazze) per poi imbracciare fucili a pompa o laser, passando ovviamente per le arti arcane. C’è una grande libertà di approccio insomma, spalleggiato da un intelligente sistema di perk da ottenere tramite insegnanti specializzati e alla classica e immancabile meccanica del crafting. Pur mantenendo una certa staticità – se non legnosità – nei combattimenti, soprattutto quelli melee, la grande varietà offerta e le profonde fondamenta rpg che strutturano il nostro alter ego riescono a confezionare una struttura efficace, grezza e dal sapore molto classico ma comunque funzionale e divertente, per chi sa guardare oltre.
Catene
Il fiore all’occhiello della produzione, è il sistema di Quest Chain. Si parte con un classico primo obiettivo molto vago e a lungo termine ma già nel corso della prima ora di gioco, ci si imbatte in maniera incredibilmente naturale in più di una dozzina di missioni e compiti che si diramano da quello principale. Ciò non avviene linearmente ma con una crescita omogenea che si dirama in uno spettro sempre più ampio, seguendo una quest ne troveremo sempre almeno un’altra ad attenderci durante il processo di svolgimento. Inoltre, al netto di alcune missioni più marginali, magari asservite a descrivere il background narrativo del mondo di gioco, la maggior parte delle quest sembra sempre legata a doppio filo con la storia principale. Inoltre, c’è ovviamente possibilità di plasmare l’andamento delle missioni a seconda della caratterizzazione che abbiamo dato a Jax. Scelte multiple e dettate dalla reputazione, ma anche dallo sviluppo delle statistiche, possono cambiare in maniera significativa gli esiti delle queste. Unico neo è una navigazione non sempre facile a livello di interfaccia. Gli incarichi sono tanti e suddivisi in un menù a cascata che sì, divide il tutto nei giusti “settori”, ma risulta non sempre immediato, soprattutto quando le quest iniziano a essere diverse decine.
Il tutto viene sorretto da un mondo ampio e nel complesso ben strutturato a livello di world building – e senza nessun tempo di caricamento – seppure con qualche riserva. Il jetpack con il quale Jax può spostarsi è un ottimo mezzo che permette alla mappa intorno a lui di esprimersi con un level design spiccatamente votato alla verticalità, eppure proprio questa feature di volo ogni tanto spezza il design stesso, creando scorciatoie poco eleganti. C’è comunque una grande varietà di ambienti, la maggior parte molto classici ma comunque solidi a livello di costruzione.
Sono presenti comunque note dolenti sul quale non è sempre facile chiudere un occhio. Come già accennato, a livello tecnico il titolo non brilla e si presenta anzi molto arretrato nel dettaglio: animazioni e modelli poligonali stantii, con alcune buone texture che attenuano un po’ il problema ma che comunque non riescono a non dare l’idea che, almeno in questo senso, il prodotto sia “vecchio”. Considerata la mole di dettagli e contenuti, non credo sarebbe un grande problema, se fosse sorretto da un eccellente art design, che invece risulta per me fra i punti più deboli dell’intera produzione.
Al netto di molti elementi sci-fi (le armature soprattutto) che godono di un taglio stilistico non freschissimo ma comunque accattivante, il resto del “quadro” dipinto da Piranha Bites risulta molto altalenante e poco ispirato. Sono presenti validi scorci e ottimi scenari, ma poco bilanciati condierata l’ampiezza della mappa. Questo vale anche, purtroppo, per i nemici che si incontrano nel corso dell’avventura, ci sono eccezioni ovviamente ma complessivamente Elex 2 in questo frangente non riesce a lasciare il segno. A partire dal banalissimo modello di Jax, che risulta così classico e scialbo da apparire quasi come una parodia del protagonista “badass”, che qui vuole essere eroe a cavallo fra fantastico e fantascientifico e invece andrebbe bene come spalla in un Fast & Furious a caso.
Coscienza Storica
Elex 2 è un titolo che gli amanti del genere non faranno fatica ad apprezzare. Del resto, giochi di ruolo occidentali di questo stampo sono sempre più rari, per non dire inesistenti, e sicuramente l’ultima fatica dello studio tedesco farà gola a tutte quelle persone rimaste “orfane” del genere. Per chiunque voglia approcciarsi invece al genere il discorso è più difficile, c’è una piccola gemma nascosta in questo titolo ma per trovarla è necessaria pazienza e soprattutto la buona volontà di guardare oltre gli evidenti difetti tecnico-artistici di un titolo a basso budget. Elex continua un percorso che si era apparentemente fermato con il fantastico Fallout New Vegas, per certi versi, ed è bene che si continui a creare questo tipo di esperienze, di prodotti. Purtroppo, Elex 2 non è un gioco che potrà riscuotere successo – o anche solo risonanza – in un periodo così florido di titoli di alto profilo ed è molto probabile che non goda della giusta attenzione che merita. Vero è che viviamo in un’epoca in cui molti prodotti vivono di seconde vite e di riscoperte, e con un pizzico di fortuna Elex 2 potrebbe, col tempo, incontrare il favore del pubblico. Al tempo stesso, è probabilissimo che tutti i giocatori affezionati al primo capitolo, aspettino con trepidazione questa seconda iterazione e in questo modo il lavoro di Piranha Bites potrebbe essere già un successo di per sé, considerato che questo gioco è fortemente dedicato a loro. Elex 2 è un gioco imperfetto, spesso poco elegante, ma ricco di posti da scoprire e avventure da intraprendere, fitto di quest, dialoghi e libertà lasciata al giocatore. E tutto ciò non andrebbe sottovalutato.
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