Lo sappiamo, ormai i giochi Free-to-Play sono una parte integrante del nostro mercato e volenti o nolenti ci siamo abituati alla loro esistenza. Ma se c’è un tema che ruota attorno a questo genere di giochi e che ancora oggi continua a generare dibattiti piuttosto accesi, quello non può che essere la loro monetizzazione, ovvero i metodi con cui gli sviluppatori monetizzano i propri prodotti.
Come spiega il video del canale YouTube Extra Credit, già nel 2014 e ancor di più al giorno d’oggi, la nomea Free-to-Play gode di una reputazione tutt’altro che positiva o etica, con la maggior parte degli sviluppatori che incentrava le proprie esperienze di gioco attorno all’estorsione dei portafogli dei propri utenti tramite le famigerate microtransazioni pay-to-win, modello di business presente nella stragrande maggioranza dei titoli disponibili su smartphone e tablet (Candy Crush, Clash of Clans, Coin Master etc.) e causa principale del fenomeno Whaling, ovvero quel tipo di giocatori dalle mani bucate in grado di spendere centinaia o migliaia di euro su un singolo o su multipli giochi “gratuiti”.
E sebbene alla fine i Free-to-Play siano arrivati anche su Console e PC, i titoli più giocati su queste piattaforme (Fortnite, League of Legends, Apex Legends etc.) si basano su un’esperienza che prevede l’acquisto in-game come “un plus”, un accessorio diviso in skin cosmetiche e loot box piene di regalini e che – nonostante i loro rischi d’abuso – di supportare lo sviluppo di nuovi contenuti e permettere a questi giochi di continuare ad esistere come download gratuito e offrire un livello di sfida legato esclusivamente all’esperienza dei singoli giocatori.
Ma che succede se uno sviluppatore non volesse utilizzare nessuno di questi modelli? Ebbene, Sony e Microsoft potrebbero avere tra le mani la risposta. Secondo un report di Business Insider, entrambe le aziende starebbero valutando l’introduzione delle pubblicità all’interno dei giochi Free-to-Play.
Stando ai report, entrambe le compagnie stanno sperimentando e valutando eventuali soluzioni software da offrire agli sviluppatori e ai vari inserzionisti, e che includerebbero cartelloni pubblicitari presenti all’interno dei giochi in modo diegetico, cercando però di agire con cautela, data la già menzionata pessima reputazione dei Free-to-Play e le varie controversie generate dall’introduzione delle pubblicità all’interno di titoli AAA (come nel caso di Street Fighter V ed NBA 2K19).
Come sempre, trattandosi di un rumor, vi invitiamo a prendere questa news con le dovute pinze e attendere ulteriori sviluppi.
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