Negli scorsi giorni Electronic Arts (EA) è finita nuovamente sotto inchiesta dopo la pubblicazione di un report da parte del Consiglio dei Consumatori Norvegese (NCC). Come sempre, il target dell’organo norvegese sono le loot boxes ed i pericoli di queste meccaniche con sorpresa (come definite dalla stessa EA) attorno ad un pubblico poco consapevole come quello infantile. Soprattutto quando si parla di FIFA, una delle sue proprietà intellettuali più redditizie.
Questo ha portato a ben 20 gruppi europei, provenienti da ben 18 nazioni, a supportare la battaglia del NCC, accusando Electronic Arts di sfruttare il proprio pubblico tramite meccaniche predatorie e in grado di creare dipendenza, chiedendo a gran voce che gli organi competenti si mettano in moto per la proibizione di un design ingannevole e l’introduzione di ulteriore trasparenza.
Ma non finisce qui. Nelle scorse ore il caso è arrivato anche in America con una coalizione di ben 15 associazioni a difesa dei bambini coordinata da Fairplay e dal Center for Digital Democracy (CDD) che, tramite una lettera aperta, ha contattato la Federal Trade Commission (FTC) chiedendo che l’organo federale si mobiliti per indagare sui “pattern oscuri” di queste loot box, equiparandole ad un gioco d’azzardo per minori.
“Le nostre ricerche mostrano che ci sono connessioni tra la spesa di denaro in loot box ed i problemi legati al gioco d’azzardo negli adolescenti. In certi casi, giovani che in passato hanno già sviluppato questi comportamenti cercano un appiglio nei giochi con loot box – per altri, queste scatole sono una via d’uscita dal problema.
EA può continuare ad insistere che la maggior parte dei giocatori non spende denaro in FUT (Fifa Ultimate Team ndr.) ma l’industria videoludica continua a guadagnare ingenti somme di denaro dalle spese delle sue “balene”.
Come sempre, vi terremo aggiornati su qualsiasi sviluppo legato alla vicenda.
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