Nintendo non si smentisce mai: più se ne legge a riguardo, più continua a confermarsi come l’industria più prepotente e lontana dal buonsenso presente nella scena videoludica (e non solo). Vi starete chiedendo cosa abbia fatto questa volta: ve lo spiego subito.
Siamo in Giappone e una società chiamata Maricar si occupa di go-kart in maniera “innovativa”: oltre a mettere a disposizione piste per tornei e gare di ogni tipo, la Maricar è infatti famosa per il noleggio di go-kart modificati per poter camminare su strade pubbliche. Una trovata innocua e carina che, a quanto pare, riesce anche a riscuotere un discreto successo. Successo che, purtroppo, non tarderà a far accorrere gli sciacalli precedentemente citati. Procediamo con ordine.
Un anno fa la Nintendo denuncia la Maricar chiedendo la revoca del marchio, che secondo loro “potrebbe essere scambiato o confuso” con il popolare “Mario Kart”. Sfortunatamente per loro ma fortunatamente per la ragione, la corte si esprime in maniera opposta: “Maricar non è riconducibile ad un’abbreviazione del titolo Nintendo “Mario Kart”, scagionando quindi Maricar e considerandolo un marchio separato a tutti gli effetti. Vittoria? Non pensateci minimamente. La Nintendo non aspetta neanche la fine di questo primo processo per muovere, nel frattempo, un’altra accusa: violazione di copyright. Perché? La Maricar, oltre ai kart, affitta costumi non autorizzati di personaggi come Mario, Peach, Yoshi e via dicendo. Su questo seconda istanza la corte non si è però ancora espressa, costringendoci ad aspettare per la fine definitiva (forse) della storia (Fonte: The Japan Times). Nel frattempo, non dobbiamo invece aspettare altro per produrre un nostro giudizio sulla questione tutta.
Il paragone con la Lucarelli è apparso come naturale, inevitabile: attuale e azzeccatissimo allo stesso tempo, non ce ne sarebbero potuti essere di migliori. Il modus operandi sistematicamente isterico e il fine sostanzialmente subdolo caratterizzano e accomunano le azioni di entrambi i soggetti messi a paragone. Motiviamo adesso tali affermazioni, concentrandoci però sul lato Nintendo: sull’inutilità morale e pratica delle denunce della Lucarelli fortunatamente credo non si debba approfondire più di tanto. Partiamo allora dal metodo e cerchiamo di coglierne l’isteria. Come da vocabolario, l’isteria è genericamente una forma di nevrosi o di fobia. Nevrosi che appare quindi nitida se si prendono in considerazione sia la quantità di azioni legali mosse dalla Nintendo verso qualsiasi cosa (tante, molte delle quali da noi riportate), sia la dispendiosa e spasmodica ricerca delle cose qualsiasi citate prima, sia l’oggetto accusato in sé. Nintendo non risparmierebbe nessuno. Come un re fuori di testa che fa decapitare anche l’ultimo schiavo per paura di perdere il trono, così la Nintendo attua da tempo una sistematica e dispotica caccia a qualsiasi progetto non autorizzato, dal custom kart al più innocuo fan-made.
Arriviamo adesso alla parte più delicata in quanto più soggettiva e opinabile: il fine. In particolare, tenteremo di dare un giudizio alla moralità di quest’ultimo. Ascoltate bene: nessuno vuole promuovere la violazione di copyright ne tantopiù l’appropriazione indebita delle idee di qualcun’altro. Godere della propria invenzione e difenderne i guadagni è sacrosanto. Semplicemente la Nintendo non si limita mai a questo e tende sempre a strafare. Certe volte, come nel caso precedente, sarà la legge stessa a bloccarla e ai vostri occhi sarà più facile constatare la loro malafede. L’intento oggi è quello di diffidare anche le volte in cui la legge potrebbe dar ragione alla Nintendo, che continuerebbe però a mantenere una posizione moralmente ingiusta o fuori luogo. Torniamo quindi al caso di oggi: una sola domanda, perché? Probabilmente la Nintendo sarà destinata a vincere la causa relativa all’utilizzo di costumi non autorizzati…dopodiché? Sostanzialmente, che danno poteva procurare un’attività del genere al marchio? Nessuno, non operando nello stesso ambito. Il fine della Nintendo è quindi chiaro: non difendere i propri guadagni e il proprio marchio, bensì appropriarsi della ricchezza (esigua) che qualcun altro era riuscito a guadagnare sfruttando in maniera più che trasversale l’immagine di un loro prodotto. Forte del suo strapotere, è disposta a farlo anche dopo aver perso la prima causa avviandone addirittura un’altra. In un modo o nell’altro quei soldi li dovrà avere e li avrà: una matrona isterica e prepotente. Sui fan-made, (ne parlammo in questo articolo), stendiamo un velo pietoso: fortunatamente siamo arrivati al tempo in cui qualcuno parla addirittura di pagare i modders, speriamo che questa inquisizione possa finalmente superare il nostro tempo.
Concludendo: ne è valsa la pena? Ma soprattutto, come nel caso Lucarelli, assistiamo ad una vittoria veramente giusta o sensata? Auguriamo alla Nintendo un futuro roseo, al quale consigliamo di dedicare più tempi e sforzi negandoli ad operazioni di assai meno rilevanza e interesse.