Ogni qual volta la Valve fa un annuncio la gente spera che ci sia un 3 nel titolo (preceduto, seguito, intervellato da Half-Life), ma per oggi ci dovremmo solo accontentare di Artifact, spin-off di DOTA 2, presentato proprio durante le partite del mega torneo “The International“.
Al momento si sa ben poco del gioco, ma proviamo a fare un piccolo recap delle informazioni già note.
La prima, e forse più importante, è la data di uscita prevista per il 2018 (anche se non ci è dato sapere in che periodo precisamente). Il gioco dovrebbe simulare una classica partita di DOTA con lane da pushare e eroi da comandare, ma il tutto è ancora molto vago visto che la Valve non ci ha dato ancora nulla di concreto su cui iniziare a costruire il nostro hype (anche se di solito basta il suo nome per svegliare la scimmia).
Il gioco non è il primo tentativo di trasformare in card-game un MOBA (esiste già Hand of the Gods: Smite Tactics) e di certo il genere non è senza competizione (basti pensare ad Hearthstone), ma la Valve ci ha sempre abituati bene e quindi siamo fiduciosi che possa regalarci un prodotto di qualità.
Sean Plott, aka Day[9], famoso commentatore di eSport nonchè giocatore di un certo livello di DOTA 2, ha avuto il modo di giocare ad Artifact e ha voluto aggiungere qualche informazione extra.
Ci saranno molte similitudini con altri TCG (nella forma di creature e spell), ma a differenza di giochi di questo genere più classici (viene nominato proprio il sempiterno Magic: The Gathering) che cambia completamente è la sensazione di giocare a DOTA grazie alla presenza di 3 campi di gioco e 5 eroi da piazzare sulle diverse lane, creepare gli spawn ogni turno, proprio come durante le partite.
Ogni eroi che avrete visto in DOTA sarà nel gioco con le sue abilità e quindi le meccaniche saranno anche simili con Eroi che boosteranno il farming di gold per velocizzare l’acquisto di carte item da equipaggiare sui propri eroi, con la differenza che non avremo bisogno di altri 4 idioti compagni di gioco. A differenza di DOTA 2, possono essere usate anche delle strategie che influenzano direttamente le lane di gioco con incantesimi che vanno a variare le abilità del board, dando così ulteriore profondità strategica ad un titolo che forse ne aveva già abbastanza.
Comunque tutto quello che vedremo sulle carte di Artifact sarà un chiaro riferimento a quello che potreste vedere in una partita di DOTA 2, quindi vedremo se Valve riuscirà nell’arduo e complicato progetto di trasportare in un TCG le sensazioni e le meccaniche di un MOBA in maniera convincente.