E’ andata ieri in onda la prima puntata di State of Play, nuovo format Sony che, seguendo le orme del Nintendo Direct, dovrebbe diventare vetrina per gli aggiornamenti e le novità targate PlayStation. E’ noto a tutti che una vetrina diventa bella, interessante, quando dietro di essa si possono ammirare pezzi d’arte, bei vestiti, belle torte. Insomma, una vetrina senza contenuto perde di fascino e d’utilità. Ecco, se potessimo descrivere la prima puntata di State of Play, l’immagine sarebbe certamente questa: una vetrina vuota e inutile.
Badate bene: non siamo di quelli che vogliono ad ogni costo il titolone o l’annuncio dell’anno. Anche perché il videogioco, per noi, non si riduce di certo a quei tre/quattro tripla A che di anno in anno monopolizzano il mercato. Come, allo stesso tempo, non può di certo ridursi a due giochi per VR e alla fiera di trailer scarni e privi di date d’uscita, di info utili. Non con le pretese con cui Sony ha presentato questo nuovo format, non con gli standard garantiti dagli altri competitor (vedi Nintendo Direct).
D’altronde il giudizio popolare non ha tardato ad arrivare e, come spesso accade, ha lasciato poco spazio alle ambiguità. I dislike alla diretta superano di gran lunga i like e i commenti negativi sono quelli più gettonati.
L’impressione è che, viste le tante esclusive in ballo (Death Stranding, The Last of Us Part 2, Ghost of Tsushima) ed essendo questa la puntata di lancio, forse ci si aspettava qualcosa di più. Qualcosa che certamente non è arrivato.