Le idee più strampalate a volte si rivelano le più efficaci. All’annuncio della realizzazione di un film su Detective Pikachu, le reazioni del web furono principalmente di ilarità. Considerata l’infinita mole di fonti alle quali attingere dal mondo Pokémon per il primo lungometraggio in live action, Detective Pikachu non sembrava potesse essere la scelta più adeguata, e il rischio di vedere un prodotto sconclusionato, raffazzonato o persino irrispettoso verso il franchise era alto. Il primo trailer riuscì a placare un po’ gli animi, complice anche il coinvolgimento di Ryan Reynolds nel ruolo dell’insolito detective. Ma solo la visione completa dell’opera avrebbe potuto dirci se la folle idea di un film su Pikachu investigatore fosse ben più di un semplice regalo ai fan del mondo Pokémon. Posso rassicurare gli scettici dicendo che Pokémon: Detective Pikachu non è nulla di quanto sopra riportato. Al contrario, si candida tranquillamente come uno dei migliori prodotti ispirati al mondo dei mostriciattoli tascabili.
La prima cosa che sorprende è quanto risulti naturale l’interazione tra umani e Pokémon nella città di Ryme City. Non c’è nulla di forzato o fuori posto in questo luogo dove la convivenza tra le due diverse specie è pacifica e paritaria, a differenza del mondo Pokémon che conosciamo, dove questi ultimi sono subordinati agli uomini. I Pokémon sono inseriti perfettamente nel mondo umano moderno, lavorano insieme a noi e contribuiscono attivamente al funzionamento della società. Forse è questo il risultato più grande raggiunto dal film, quello di non far risultare assurda e irrealistica una città viva e frizzante come Ryme City. In questa città deve districarsi Tim, un ragazzo costretto a trovarsi lì dagli eventi, e non di sua volontà. Diffidente verso i Pokémon, la morte di suo padre lo porta a Ryme City controvoglia, e la città inizialmente sembra schiacciarlo ed opprimerlo, complice la sua mentalità poco aperta verso le creature colorate. Ma sarà l’incontro con Pikachu a smuovere gli ingranaggi, un Pikachu che solo Tim è in grado di comprendere. E che Pikachu: irriverente, spigliato, coinvolgente, chiacchierone quasi quanto Deadpool, guarda caso. Ryan Reynolds trasferisce il carattere esuberante del mercenario in tuta rossa all’interno del topo giallo elettrico, e funziona egregiamente. Questa coppia improvvisata dovrà collaborare per risolvere il mistero della morte del padre di Tim, e sebbene il caso risulterebbe piuttosto banale a primo acchito in un qualunque altro film di investigazione, le implicazioni e i collegamenti col mondo Pokémon lo rendono fresco.
Il film gioca su molte convenzioni conosciute dai fan riguardanti i mostriciattoli per costruire i suoi colpi di scena, alcuni più prevedibili di altri ma sempre plausibili, ben gestiti e costruiti. Il lato emotivo della vicenda è quello più debole, ma non stona ed è necessario per dare un tono più maturo a quanto si vede su schermo, così che diverse fasce di pubblico possano interessarsi a quello che viene raccontato. Il design dei Pokémon realizzati in CGI funziona. La cura con la quale sono stati creati è altissima, così come i dettagli del loro comportamento all’interno della città. Spesso vedrete Pokémon di tipo elettro camminare sui cavi della corrente, o Pokémon di tipo lotta svolgere diverse mansioni pratiche. I design poco riusciti si contano sulle dita di una mano, un risultato soddisfacente. Gli unici problemi sono legati al fatto che Tim è costantemente guidato da altri, raramente agisce di sua iniziativa, e questo lo rende un protagonista piatto per il quale è difficile provare una qualunque ammirazione. Comprensibile visto che la vera star del film è Pikachu, ma il carisma di Reynolds soffoca ogni briciolo d’aria a Justice Smith, facendolo apparire spesso come un rammollito. Questo problema si riversa inevitabilmente su altri personaggi che assumono la mera funzione di deus ex machina, sprecando molto potenziale sfruttabile in modi migliori.
Pokémon: Detective Pikachu è il film del quale non sapevamo di aver bisogno. Un prodotto assolutamente rispettoso verso la fonte a cui attinge, complice anche la produzione di The Pokémon Company alle spalle, che svolge egregiamente il compito per il quale è stato pensato, ossia intrattenere con una buona storia ambientata in un mondo nel quale intere generazioni di bambini, ragazzi e oggi adulti hanno sognato di voler vivere almeno una volta. I fan del mondo Pokémon potranno apprezzarlo più degli altri, scovando qua e là piccoli easter egg disseminati durante tutta la durata del film e notando alcuni utilizzi dei Pokémon nella vita quotidiana in modi davvero geniali. Ma anche chi si approccia a questa realtà per la prima volta e non è avvezzo al franchise potrà godere di un film piacevole che di certo non verrà ricordato come un capolavoro, ma che possiamo inserire serenamente nella brevissima lista degli ottimi film tratti dai videogiochi. E chi conosce la qualità media di questi ultimi, sa benissimo che questo non è poco.