Daedalic Entertainment è un nome che risuona bene nel mio cuore di videogiocatrice. Io amo le avventure grafiche, ho iniziato a giocare a 6 anni insieme a mio padre proprio con Monkey Island e Indiana Jones and the Fate of Atlantis, e Daedalic ne realizza da anni di stupende. Nel mio piccolo da giornalista videoludica, ho sempre tentato di recensire le loro opere con amore, cercando di farle conoscere più possibile al grande pubblico, e di far comprendere quanto bistrattato e sottovalutato possa essere oggi questo genere. Durante la gamescom 2019 ho avuto modo di provare due nuovi titoli in via di sviluppo, il primo dei quali è A Year Of Rain. E qui Daedalic Ent mi ha tradito. Si fa ovviamente per dire, poiché in realtà il titolo sembra eccome promettente: stiamo però parlando di un gioco RTS a squadre. Ma come? Non solo siamo di fronte a un titolo che non è un punta e clicka, addirittura parliamo di uno strategico in tempo reale? Già, la software house ha deciso di espandersi anche su altri generi, incaricando il suo studios interno di Amburgo dell’opera. E senza dubbio sono partiti col piede giusto.
A Year Of Rain, tanto per cominciare, ha davvero un titolo affascinante. Non ci è dato per ora sapere di preciso a cosa si riferisca, poiché la trama e la lore del gioco sono ancora pressoché tutte da svelare. Ciò che sappiamo è che esistono tre diverse casate in lotta fra loro: House Rupah, la più classica delle tre, The Restless Regimen, un gruppo di non morti guidati da una affascinante e scheletrica guerriera e The Wild Banners, ancora del tutto avvolta dal mistero. Possiamo selezionare per quale casata parteggiare, e poi scegliere il tipo di combattente (paladino, mago e ranger) e infine il nostro ruolo (tank, attaccante o supporto). Gli eroi delle tre fazioni sono ovviamente diversi tra loro e molto ben caratterizzati. Io ho scelto Shen the Scarred, evocatrice di fuoco in grado di chiamare a sé uno spiritello fiammeggiante
Essendo il titolo pensato principalmente per sfide 2 vs 2, è essenziale collaborare attivamente con i propri alleati e scegliere bene i propri ruoli in battaglia. Nella nostra prova ci è capitato di giocare con giornalisti completi estranei, senza possibilità alcuna di comunicare, e certamente ciò ha inficiato il test. Ad ogni modo il gioco sembra essere piuttosto facile da padroneggiare, almeno nelle meccaniche di base, ed è possibile chiamare l’aiuto del nostro alleato con un semplice tasto. Il gameplay sembra una deliziosa fusione tra il più classico degli RTS e il più classico dei MOBA: siamo portati a raccogliere risorse, costruire edifici e poi creare unità di combattimento. Non è ovviamente facile capire bene il bilanciamento tra investimento e resa, perciò è necessaria un po’ di pratica per prendere decisioni adeguate al proprio stile di gioco. La mia impressione comunque è che si tenda a creare armate abbastanza contenute, badando più alla qualità e al potenziamento delle singole unità, eroe in primis, piuttosto che a procurarsi un’orda di guerrieri.
Perciò il mio test è consistito nel creare un po’ di worker, i classici gnomi, a cui far raccogliere legno e minerali, per poi costruire strutture nelle quale creare lancieri e man mano unità più potenti. Ce ne sono diverse disponibili fin dall’inizio, e richiedono come unico requisito il possedere alcuni edifici particolari, come l’enclave elfico o le stalle. I primi minuti di gioco perciò sono il classico raccogli-costruisci-crea-raccogli, associato al potenziare attivamente il nostro eroe, facendogli magari acquisire esperienza combattendo i nemici controllati dall’IA su mappa. Una volta terminata questa fase, è necessario senza dubbio allearsi col proprio alleato e dare battaglia: per vincere si deve distruggere l’edificio base degli avversari, e ciò richiede assedi prolungati. In caso vi interessi saperlo, ho perso. Ma per un pelo, eh.
Ciò che ho potuto provare con mano non mi è affatto dispiaciuto: A Year Of Rain offre un gameplay per ora abbastanza classico, ma solido e senza fronzoli, e corroborato da un character design molto gradevole. È però evidente come manchino molti pezzi del puzzle: devono essere ancora mostrate le altre modalità (tra cui una promettente in cui sfidare enormi eserciti), la campagna e la casata mancante. Oltretutto la versione testata era un’alfa, con tutti i problemi e i bug che ne possono conseguire.Restate perciò sintonizzati se siete appassionati del genere: da qui a fine anno dovremmo ricevere numerosi aggiornamenti.