Frostpunk continua a cavalcare l’onda del successo. Il gioco, pubblicato ormai due anni fa, è stato accolto positivamente da pubblico e critica. Il titolo è sviluppato da 11 bit studios, eclettica software house che ha iniziato il suo percorso su dispositivi mobile con giochi tower defence per poi passare a tutt’altro. Ricordiamo infatti che nel loro portfolio videoludico si trova anche This War of Mine, un gioco di sopravvivenza che vi mette nei panni di civili costretti a nascondersi e sopravvivere durante una guerra, un’opera che ha lasciato il segno e da cui, idealmente, si potrebbe dire che è nato Frostpunk. Dopo la prima mini-espansione, The Rifts, è arrivata una vera e propria espansione, The Last Autumn. Inoltre, nel corso del 2020, ne è prevista una terza, chiamata semplicemente Project TVADGYCGJR. Di seguito parlo approfonditamente sia del gioco base, la cui recensione era mancante all’interno del sito, che dell’ultima espansione: continuate a leggere.
E così come in This War of Mine, il titolo ha come protagonisti un piccolo manipolo di sopravvissuti, scampati questa volta non alla guerra ma a quella che sembra a tutti gli effetti una nuova glaciazione della terra. Scappati da Londra, riescono a trovare sul loro cammino un cratere all’interno del quale è possibile costruire un generatore con cui provare a tornare a una vita anche solo lontanamente normale. A differenza del sopracitato titolo, questa volta ci troviamo tra le mani un gioco tra il gestionale ed il survival. Non appena inizia la partita il primo obiettivo è quello di accendere il generatore raccogliendo del carbone e dare un tetto sulla testa a uomini, donne e bambini. Il tutorial ci introduce bene alle varie meccaniche che si dipanano lungo la nostra partita, e che difficilmente possiamo vedere tutte la prima volta dato che il fallimento, al primo avvio, è praticamente certo. Personalmente vi consiglio di affrontare almeno la prima partita a modalità facile. Vi permette di finire la storia principale vedendo tutti gli eventi e fa capire anche su quali punti lavorare ma la discrepanza tra questa difficoltà ed il livello immediatamente successivo è enorme, senza contare poi quelle ancora superiori, adatte solo a giocatori ben navigati e che vogliono una sfida estrema. Frostpunk, infatti, è un titolo che non risparmia colpi bassi al giocatore e che lo mette costantemente alla prova già alle basse difficoltà. Gli elementi da tenere costantemente sott’occhio aumentano vertiginosamente con il progredire dei giorni di gioco così come il nostro senso di impotenza di fronte al terribile freddo, che non accenna mai a diminuire.
Appena tutti gli abitanti sono al riparo è possibile cominciare a pensare a tutto il resto, soprattutto cibo, carbone e accampamenti medici. Questi sono i tre elementi più importanti di Frostpunk la cui assenza può compromettere l’intera partita. Il carbone è fondamentale per tenere acceso il generatore, i cui potenziamenti corrispondono ovviamente ad una maggior quantità di carbone bruciato. Tutto questo per tenere al caldo le persone e far sì che non si ammalino. Nel caso in cui ciò accada chiaramente devono assentarsi dal posto di lavoro, diminuendo quindi gli introiti della risorsa su cui stavano lavorando e costringendoci quindi a spostare un po’ di gente, e occupare un letto in infermeria, all’interno della quale possono lavorare solo gli specialisti, estremamente rari da trovare nelle nostre spedizioni all’esterno del cratere. E ovviamente, tutti devono mangiare. In un primo momento è possibile ottenere vivere mandando delle squadre all’esterno, di notte per poi tornare ogni mattina ma presto, tramite anche le ricerche, è possibile cominciare a costruire delle serre, e non solo. Non immaginate però che i lavoratori siano autonomi instancabili stile Age of Empires. Il gioco prevede un’alternanza giorno-notte, con relativi turni di lavoro che possono anche essere estesi, cosa che aumenta il malcontento e rischia anche di portare personale ad ammalarsi e morire.
Tramite l’apposito laboratorio, adeguatamente fornito di specialisti, è possibile cominciare la ricerca di varie tecnologie, tutte a base di vapore, che ampliano molto le possibilità, rappresentate tramite un albero delle abilità molto intuitivo. Ad esempio, invece di andare a picconare i pochi giacimenti di carbone all’esterno si può costruire una bella miniera. Oppure una segheria, in modo da lavorare più velocemente il legno, o una fonderia per lavorare il metallo. Tutto ciò porta a guadagnare risorse molto più velocemente e con meno impiego di uomini. Oppure, in una fase avanzata di gioco, è addirittura possibile costruire gli Automaton, enormi robot steampunk che sostituiscono un’intera squadra e il cui design è perfettamente in linea con quanto ci si aspetterebbe da una micro-società a base di vapore come quella di Frostpunk. Ovviamente dovete stare anche molto attenti ai bisogni delle persone che abitano la colonia: in momenti ben determinati delle vostre partite accadono infatti degli eventi a cui dovete far fronte nel modo che ritenete più giusto o conveniente. Preferireste far lavorare i bambini, magari in zone sicure, o istituire un collegio, perdendo però così forza lavoro? E quando un manipolo di persone, terrorizzato dall’arrivo di una enorme tempesta, vuole scappare, come agite? Adottate una via di fede, in modo da riunificare la gente tramite la religione o agite con il pugno di ferro, legiferando come un dittatore? Le scelte morali sono all’ordine del giorno e, mettetevelo bene in testa, la partita perfetta non esiste. La gente muore, le difficoltà aumentano inesorabilmente e il gelo non risparmia nessuno.
Il titolo ha però un grande difetto: l’assenza di proceduralità. Ogni partita vede accadere gli stessi eventi, le risorse sono sempre negli stessi punti fissi e, dopo alcuni tentativi, è possibile memorizzare bene cosa accade e prepararsi così con largo anticipo. Un vero peccato ma la software house ha risolto il problema introducendo nuovi scenari che fungono da vere e proprie campagne aggiuntive con costruzioni, abilità e progressi totalmente diversi l’uno dall’altro. Ad esempio, nello scenario dei rifugiati arriva costantemente gente all’accampamento, rifugiati che fuggono da Londra, fino all’arrivo anche dei Lord, da cui iniziano i veri problemi che sfociano in uno dei cinque finali previsti. Oppure lo scenario dedicato a Winterhome, che ci mette alla guida di una città ben stabile e con tante risorse ma che ha enormi problemi con il generatore la cui fine già conosciamo tramite le informazioni ottenute durante la campagna principale. Un altro scenario ancora, L’Arca, vi da come obiettivo quello di salvare dei semi dal gelo (mi ha ricordato questo posto) usando solo Automaton. Insomma, 11 bit studios è stata semplicemente geniale nel creare un contesto ludico come quello di Frostpunk che è possibile declinare ed affrontare in tanti modi diversi.
Parliamo ora di Frostpunk: The Last Autumn, l’ultimo scenario introdotto all’interno del gioco. In questo scenario la nostra colonia è sostituita da un enorme cantiere e in costruzione vi è proprio il generatore che abbiamo conosciuto e amato durante la storia principale. Anche in questo caso le meccaniche di gioco sono totalmente modificate dato che il mondo non è – ancora – ricoperto dal gelo. Abbiamo la possibilità, tramite il telegrafo, di contattare la nostra base ed organizzare spedizioni di lavoratori, specialisti e nuclei di vapore. Viene modificata anche tutta la parte riguardante la raccolta delle risorse, che in questo caso vengono spedite via mare. Il nostro compito è quello di creare dei moli e spostare quanto accatastato sulla banchina all’interno del punto di raccolta, costringendoci così a raddoppiare la forza lavoro necessaria: 10 uomini per il corretto funzionamento del molo, altri 10 per spostare tutto ciò che arriva, almeno in un primo periodo. Una volta presa confidenza con la nuova struttura, dobbiamo impegnarci nella costruzione del generatore, ma non siamo mica liberi di muoverci con calma. Tramite un apposito menù si può esaminare la tabella di marcia dei lavori, il cui ritardo può portare al fallimento della partita. Tocca quindi destreggiarsi abilmente nell’uso delle risorse e capire quante utilizzarne per il miglioramento del campo e quante spenderne per velocizzare il cantiere. L’abilità richiesta è molto più elevata rispetto a quella degli altri scenari, perfino al più basso livello di difficoltà. Il controllo delle temperature è sostituito con il livello di sicurezza sul lavoro, da tenere basso attraverso vari metodi. Potete costruire delle strutture che rendono più sicuro il tunnel centrale e firmare delle leggi che consentono di rallentare il lavoro favorendo quindi il benessere dei lavoratori oppure ancora ricercare nuove tecnologie che incrementino la sicurezza, come se fosse una sorta di abilità passiva.
Per condire tutto questo è presente anche una splendida colonna sonora, molto semplice ma capace di restituire alla perfezione la tensione della partita e che anzi la accresce, soprattutto durante la grande tempesta della prima campagna, in cui tocca punti davvero incredibili, così come la tristezza palpabile degli abitanti. Frostpunk è un titolo piccolo ma dalle mille sfaccettature, capace di tenere incollato il giocatore all’interno di una serie di scenari sempre diversi. Oppure, nel caso in cui ci si annoi, c’è la fidata modalità infinita che permette di giocare fino allo sfinimento. Non del tutto sovrapponibile ad un classico city builder, il gioco si ritaglia una sua personale posizione all’interno del panorama videoludico. I difetti presenti nel primo periodo dell’uscita, come ad esempio l’unica modalità di gioco, sono stati ampiamente risolti ed oggi il titolo appare in perfetta forma, complimenti ad 11 bit studios per il lavoro ed il supporto fornito a quella perla.
Il gioco è stato eseguito sulla seguente configurazione:
- Mobo: Gigabyte Z390 AORUS PRO
- CPU: Intel Core i7-9700K
- Ram: 16GB DDR4 2133mhz Corsair Vengeance
- Dissipatore: Noctua nuh-d14
- Alimentatore: EVGA 650GQ 80+ Gold
- GPU: Gigabyte G1 2080 8gb
- HDD: WD Blue 1TB
- SSD: samsung 256 GB