Tredici anni son passati da quell’ormai lontano, ma mai dimenticato, Half Life 2: Episodio 2. Come tutti ormai sanno, il titolo lasciava incompiute le avventure del nostro caro Gordon Freeman, di Alyx Vance e della Resistenza intenta a combattere contro la supremazia dei Combine. Dopo l’incidente di Black Mesa, in sole sette ore gli alieni di Xen sono riusciti a conquistare la terra, lasciando ben poche speranze ai superstiti: simili alle nostre, giocatori in attesa di un finale di una serie tanto amata. Valve è rimasta in silenzio per tanti anni e tante generazioni, senza mai comunicare nulla riguardo un possibile nuovo capitolo e i sogni di tutti i fan sono andati in fumo qualche tempo fa, quando venne pubblicato online lo script di un possibile terzo titolo della serie. È servita la VR per risvegliare il gigante proprietario di Steam, una tecnologia per certi versi ancora acerba ma che, con questo gioco, fa un netto e decisivo passo in avanti. E forse era proprio questo l’obiettivo di Valve, un po’ come accadde per i precedenti capitoli. Per carità, Half Life: Alyx non introduce niente di nuovo o mai visto prima, ma è l’unione sapiente di svariati elementi a dar vita a un vero e proprio gioco tripla A in realtà virtuale, il primo nel suo genere: una formula decisamente vincente. Finora il mondo di Oculus, Vive, Windows Mixed Reality e chi più ne ha, più ne metta, viveva di “esperienze”, “tech demo” e progetti simili. Giochi brevi, castrati sotto certi aspetti, limitati, puramente visivi, di questo si compone il mercato della realtà virtual al momento, senza nulla togliere a titoli che restano comunque validissimi. Giochi come Robo Recall, Lone Echo, Arizona Sunshine, No Man’s Sky (pur non nascendo proprio per questo mondo) o il gigantesco Asgard’s Wrath restano esperienze imprescindibili per chiunque abbia un visore, possibilmente anche da anteporre allo stesso Half Life: Alyx in modo da apprezzarlo e capirlo meglio.

Half Life: Alyx
Questa è la prima cosa che fanno tutti i giocatori di Half Life: Alyx. Questo, e i peni.

Il primo impatto, devo dirvelo, non è stato dei migliori, ma per un semplice motivo. Alla fine del caricamento iniziale ci si trova davanti a City 17, più di preciso su un balcone, e per una persona come me, che soffre di vertigini, è una sensazione decisamente brutta. Mi è già capitato di trovarmi in luoghi alti durante le mie sessioni di gioco in VR, ma avere davanti quel panorama, con Strider che camminano sui tetti, una gigantesca bara metallica non meglio definita in lontananza nel cielo e una ben più che buona resa grafica mi hanno fatto indietreggiare dalla paura. Passato lo straniamento iniziale, ovviamente mi sono messo a giocare con qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano. Lattine, bottiglie, mattoni, vasi, tutto ha una fisica e gli oggetti interagiscono tra di loro in maniera convincente e realistica. Non aspettatevi di fare letteralmente tutto come in Boneworks, ma qui torniamo al discorso principale: il prodotto creato da Stress Level Zero è sostanzialmente una tech demo, e il titolo stesso scherza su questa cosa. Alyx è un gioco completo, è lì che sta la differenza.

La prima cosa da fare è prendere confidenza con i comandi di movimento: Valve ha chiaramente testato a fondo il suo gioco e lo ha reso accessibile a tutti i tipi di giocatori. Io, ad esempio, ho impostato da subito movimento e spostamento laterale in continuo, utilizzando veramente di rado il sistema di teletrasporto, ma questo è un sistema che potrebbe procurare facilmente motion sickness ad altre persone. In questo caso è possibile utilizzare il sistema di movimento “teleport” così come lo spostamento laterale a scatti, il cui angolo può essere regolato. È fattibile anche giocare da seduti o in piedi, come preferite, nessuna scelta è migliore dell’altra dato che è tutto regolabile comodamente dalle impostazioni. Cominciamo a calarci nei panni di Alyx, personaggio della serie già visto nel secondo capitolo, e soprattutto nella sua storia. Al seguito di una retata dei Combine, Eli Vance, il padre di Alyx, viene catturato. Nostro il compito di salvarlo, grazie anche agli splendidi guanti gravitazionali di Russell. Ma non paragonateli alla Gravity Gun, non funzionano allo stesso modo.

Half Life: Alyx
Quanto vi ho odiati!

I guanti in dotazione alla protagonista sono estremamente funzionali al gioco, dato che permettono di muoversi il meno possibile nel momento in cui dobbiamo raccogliere qualche oggetto, munizioni, cure o altro. Basta puntare con la mano aperta verso qualcosa, chiuderla e fare un leggero movimento del polso in modo da tirare verso di noi ciò che serve: decisamente un gran risparmio di energie. Insieme ai guanti creati dallo strambo Russell, la nostra Alyx gode anche di una buona potenzi di fuoco, anche se non eccelsa. Durante l’arco del gioco vengono infatti proposte soltanto tre armi, a cui si affiancano delle granate, ognuna delle quali ha sistemi di ricarica e potenziamenti diversi. C’è da dire che il sistema di shooting è ben realizzato e i colpi si sentono, ma si tratta comunque di una quantità di opzioni veramente ridotta all’osso e scarna, e da questo punto di vista mi sarei aspettato qualcosina di più.

Anche l’IA generale dei nemici non brilla certo per inventiva. Escludendo i mostri come Headcrab e simili, i cui movimenti e azioni sono comunque coerenti con la loro natura, altrettanto non si può dire dei Combine. Quasi sempre proposti in numero esiguo, non tentano nemmeno di aggirarci, di raggrupparsi in formazione o di scappare. Il più delle volte mi son ritrovato con soggetti che aspettano semplicemente che tu esca dalla copertura per sparare qualche colpo e fermarsi, in attesa di ricevere una bella scarica di proiettili da parte nostra. Di tutt’altra pasta è il comparto narrativo, che si tiene sempre su ottimi livelli grazie anche allo scambio di battute che avviene tra la protagonista e Russell, al sicuro nel suo laboratorio. Chiaramente tutto è narrato in maniera continua, senza alcuno stacco e ovviamente senza alcuna cutscene, come da tradizione della serie. Ed è anche logico se pensate che parliamo di un titolo in VR in prima persona, che non ne ha effettivamente bisogno.

Half Life: Alyx
Gli enigmi sono semplici, mai frustranti e sfruttano perfettamente la VR

Un discorso simile si può fare per quanto riguarda le musiche del gioco, semplicemente perfette e in grado di dare un’enorme scarica di adrenalina durante le sparatorie e i momenti più concitati. Oppure ansia, quando serve. Non dimentichiamoci infatti che questo non è “un semplice FPS”: durante la nostra avventura capita anche di trovarci in situazioni claustrofobiche e oscure, e devo dire di aver apprezzato moltissimo una sezione in particolare, da svolgere in stealth. Il punto è che, personalmente, non mi era ancora mai capitato di provare una cosa del genere con la realtà virtuale e, sinceramente, vorrei averne ancora, molto di più! Ed è questo il punto di forza di Alyx, come già detto, il saper unire bene tutti gli elementi tipici della realtà virtuale facendo però un passo avanti e confezionando quindi un gioco fatto e finito, come non se ne erano mai visti prima. Un crescendo continuo ed inesorabile vi accompagna per tutte le circa dieci ore necessarie a portare a compimento l’opera di Valve, con pochissimi momenti morti e senza mai incepparsi. E ragazzi, il finale. Mio dio che cos’è quel finale. Non vi posso dire niente, ovviamente, ma sappiate che se già prima di Alyx avevate voglia di un Half Life 3, dopo aver terminato il gioco l’attesa diventerà ancora più spasmodica.  E stavolta sembra anche esserci qualche speranza, date le dichiarazioni di Valve. Un titolo semplicemente imprescindibile per gli amanti della serie e per chiunque possieda un visore. Come già accennato nel mio precedente articolo, non siete obbligati a sborsare cifre enormi per potervelo godere. A patto che siate già in possesso di un buon PC (parliamo di un titolo che ha bisogno almeno di un i5-7500 / Ryzen 5 1600, 12 GB di RAM e una GTX 1060 / RX 580 – 6GB VRAM per funzionare) potete recuperare anche un Oculus Rift prima versione, che è il modello in mio possesso, e giocarlo.