Una delle componenti più importanti di qualsiasi produzione cinematografia, che si tratti dell’ultimo Blockbuster da milioni di dollari o di una produzione amatoriale, è la scenografia. Senza di essa, un regista non avrebbe uno sfondo – un luogo – nel quale far recitare i propri attori, a meno che non stiate pensando di ambientare il vostro nuovo romanzo all’interno della “Struttura” di Matrix. Ma cosa accade a tutti quegli elementi – dei props – alla fine della produzione?
Oggi giorno, la maggior parte degli oggetti di scena (che si tratti di props, bozzetti e storyboard) viene archiviata e messa all’interno di un magazzino; ma in tempi passati , quando la maggior parte dei film erano autoconclusivi ed il termine sequel non era ancora di dominio pubblico, questi venivano buttati o venduti ai collezionisti a cifre spropositate. In entrambi i casi, dietro ad ogni singolo oggetto di scena vi è un pezzo di storia, un retroscena interessante che, se non viene salvaguardato, finirà col perdersi definitivamente. Ed è proprio con quest’idea che Dan Lanigan – producer, scrittore ma sopratutto accanito collezionista – inaugura il primo episodio di Oggetti di Scena (Props Culture in originale), l’ultima serie di mini-documentari targati Disney+ dedicata agli oggetti di scena presenti nelle produzioni più famose del colosso di Walt Disney.
In questa sede troverete le mie prime impressioni dopo aver visto i primi tre episodi in anteprima.
Seguendo le orme di altri show come I giocattoli della nostra infanzia di Netflix, ogni episodio di Oggetti di Scena parte con un tuffo nel passato, ma dal punto di vista del presentatore. In pochi minuti, Lenigan ci introduce all’argomento attraverso un piccolo ricordo proveniente dalla sua infanzia o da tempi recenti. E sebbene a volte il tutto possa sembrare troppo costruito o smielato, una volta preso confidenza con il suo carisma e la sua evidente passione sull’argomento, lo spettatore viene catapultato all’interno di un’esperienza che va oltre il mero fan-service.
Parlando degli episodi, quelli da me visionati hanno come tema principale tre pellicole provenienti da altrettanti periodi diversi della compagnia: Mary Poppins (1964), Tron (1982) e The Nightmare Before Christmas (1993). Un biglietto da visita d’impatto e scelto ad hoc, visto che parliamo di tre film che, in un modo o nell’altro, hanno portato al grande pubblico diversi tipi d’animazione, ovvero rotoscope, animazione 3D e stop motion.
La struttura degli episodi di Oggetti di Scena invece, segue uno schema preciso. Ciò che mette in moto gli eventi è la curiosità: che si tratti di un oggetto appartenente all’archivio Disney o alla collezione personale di Lenigan, porta quest’ultimo, e di conseguenza lo spettatore, a voler sapere e vedere di più. Comincia quindi il viaggio verso diverse città americane e verso altri cimeli. Durante il percorso, lo spettatore viene esposto a retroscena inediti non solo sui film trattati ma anche sulle personalità dei creatori attorno ad essi, grazie alle testimonianze delle persone a loro vicine o dei membri della produzione (make-up artist, scenografi, costumisti etc.). Quello che si va a creare e quello che lo spettatore prova è una sensazione di meraviglia, forse quella stessa emozione che da bambini ci teneva incollati alla televisione e che in qualche modo crescendo non solo noi, ma anche Disney stessa ha perso.
A livello registico invece, Oggetti di Scena tende a svolgere il compitino ma in diverse tipologie. A seconda delle necessità, le inquadrature cambiano registro e tecnica: dettagli o campi medi – a seconda delle dimensioni – quando si vuole inquadrare meglio un cimelio, camera car dal feeling road trip quando Lenigan è accompagnato da un ospite, campi medi e mezzi busti durante le interviste. Questo ha giovato non solo al montaggio, ma anche allo spettatore, che grazie ai vari tagli, presenti ma non opprimenti, si gode 30 minuti di episodio senza sentirli.
Tirando le somme, Oggetti di Scena risulta una serie dalle innumerevoli potenzialità ed in grado di offrire un punto di vista più maturo riguardo un lato di Disney che si pensava perduto. La Disney che con i suoi film ci trasportava all’interno di immaginari vari ed originali e che ha appassionato milioni di persone. Che sia proprio Disney+ la nuova casa di queste sensazioni? Questo non lo so, quel che è certo è che non vedo l’ora di continuare la visione di questa serie che già dai primi tre episodi promette faville. La serie conterà ben 8 episodi e sarà disponibile dal 1° Maggio 2020.