Potata: Fairy Flower è un titolo indie sviluppato e prodotto dal piccolo studio Potata Company, composto rispettivamente da Anna Lepeshkin, che si è occupata della direzione artistica, sceneggiatura e animazioni dell’opera e Alexey Zavrin, programmatore del titolo.
Il videogioco, dopo una tiepida accoglienza su PC, è approdato recentemente su console. La versione provata per questa recensione è quella per PlayStation 4.
La trama del gioco è per alcuni versi banale ma comunque interessante: la nostra amata eroina Potata è preoccupata per le condizioni di salute della sua volpe e decide quindi di mettersi alla ricerca di una cura, girovagando in un ambiente fabiesco alla ricerca degli ingredienti per curare la bestiola. Inoltre, essendo lei la figlia di una strega, chiede a sua madre di aiutarla a preparare una pozione per curarla e con questo preambolo inizia la sua avventura. Durante il percorso incontra anche numerosi NPC sia amichevoli che tendenzialmente malvagi e per toglierseli di torno l’unico metodo è pagarli o donare loro determinati oggetti.
La specialità di Potata: Fairy Flower è certamente la caratterizzazione degli ambienti e il genere di gameplay che mischia più generi, sviluppandosi come uno scroller orizzontale dalla grafica 2.5D (in gergo, per chi non lo sapesse, una grafica bidimensionale che simula quella tridimensionale). In questi ambienti dai colori accesi e sgargianti troviamo elementi platform e nemici di vario genere, come piante carnivore affamate di bacche colorate, pedane che si possono trovare in aria e che nascondono tesori, che si possono aprire solo con delle chiavi che comunque risultano facili da trovare all’interno della mappa. Il tutto condito da elementi prettamente fantasy.
La bellezza di questo titolo ricade principalmente sul suo accurato stile artistico realizzato della bravissima Anna Lepeshkin: tutti gli elementi con cui andiamo a interagire nel titolo sono realizzati tutti a mano, anche gli “NPC”, che hanno una notevole rilevanza nella storia in quanto per poter avanzare richiedono spesso alla nostra sfortunata protagonista dei pagamenti o degli oggetti da scambiare. Non volete farlo? Benissimo, non proseguite il gioco. Parlando sempre dei personaggi non giocanti, quando li incontrate potete interagirci e selezionare una serie di risposte da dare: spesso non sono così rilevanti sull’andamento della storia, ma la meccanica rimane comunque interessante per essere stata inserita in un platform con elementi da puzzle game.
Come accennato precedentemente, Potata: Fairy Flower unisce in un unico titolo più generi videoludici con addirittura delle piccole fasi adventure. Ma ciò che salta maggiormente all’occhio sono i numerosi rompicapi presenti praticamente in ogni livello: all’inizio del gioco, specialmente se non avete molta pazienza e non amate i puzzle, questi ultimi possono sembrarvi ostici come rompicapo. Tuttavia, una volta capiti i meccanismi (a dir la verità piuttosto intuitivi e semplici) su come risolverli, la vostra strada per proseguire il gioco è praticamente spianata essendo essi, per la maggior parte dell’avventura, superabili con lo stesso procedimento.
Fortunatamente la difficoltà del gioco è crescente e man mano che si avanza il giocatore si può ritrovare in alcune situazioni particolari. Suggerisco, anche se al prezzo dell’esigua cifra di 20 monete, di salvare nei checkpoint perché se sciaguratamente morite a causa dei colpi dei nemici o cadendo in qualche burrone o trappola, siete costretti a ripetere tutto ciò che avete fatto dal punto di partenza. Le piante carnivore, nemiche spesso presenti, uccidono il personaggio istantaneamente al minimo contatto così come i burroni: fate attenzione.
Un’altra meccanica di design che può sorprendere è che la protagonista Potata all’inizio del gioco non ha a disposizione nessuna arma e solo dal secondo livello può utilizzare una piccola spada utile a sconfiggere alcuni nemici. Parlando proprio di quest’ultimi, potreste rimanere stupiti anche dalle boss fight: esse non consistono nell’attaccare il nemico di turno, almeno non immediatamente, bensì “semplicemente” nel tentare di schivare tutti i suoi attacchi e…sopravvivere, cercando comunque di attaccare immediatamente una volta schivati gli attacchi. Un meccanismo sicuramente atipico ma molto interessante.
Per quanto riguarda la colonna sonora, l‘audio del gioco è sicuramente piacevole e sa intrattenere il videogiocatore per tutta la durata del gioco. Fortunatamente non ho riscontrato problemi per quanto riguarda il frame rate su PlayStation 4. Per quanto riguarda la durata del titolo, in circa due ore potete concluderlo senza troppi problemi. Attenzione però se volete platinare il gioco: se sciaguratamente vi doveste scordare di compiere una determinata azione in un certo punto del gioco o se la sbagliaste, il rischio è che per poter ottenere il trofeo corrispondente dobbiate ricominciare il titolo dall’inizio. Fate attenzione se siete completisti.
Potata: Fairy Flower è un titolo che tutti gli amanti dei puzzle, delle avventure in ambienti fantasy e, sopratutto, dei platform potrebbero adorare. Tuttavia il prezzo (€14,99) forse è leggermente alto per un gioco indie, inoltre il peso totale (2,4 giga) e la non presenza della lingua italiana, possono renderlo alla fine poco incisivo e non appetibile ad un certo tipo di pubblico.