La notizia del giorno è che HBO ha rimosso Via col Vento dal suo servizio in streaming perché è razzista. Peccato che non sia così. Il film è stato rimosso per un appello dello sceneggiatore di 12 anni Schiavo, e tornerà inalterato insieme ad un contenuto che ne spieghi il contesto storico e i contenuti discriminatori.
Eppure tutte le testate nazionali oggi riportavano titoli di fuoco contro i nuovi censori, articoli indignati inneggianti alla fine della libertà di parola hanno inondato l’internet italiano al fianco di infinite citazioni a 1984. Questo non è la dimostrazione che pur di elemosinare un click la stampa italiana venderebbe anche la propria famiglia. Questo è ormai assodato credo. Dimostra soltanto che nessuno di noi ha la minima idea di cosa sia la questione nera negli USA, di cosa la distingua dal razzismo che conosciamo e che tanto ci piace fingere non sia una parte di noi e di quanto sia importante e coraggiosa una decisione del genere da parte di HBO. Specialmente negli Stati Uniti. Specialmente nel 2020.
Prima di cominciare un avviso. Come voi, nemmeno io, nonostante il mio recente impegno a informarmi, sono lontanamente qualificato a parlare della questione nera. Per questo metterò in coda all’articolo quattro link a fonti da consumare preferibilmente in ordine di elenco, per farsi un’idea di quale sia la situazione dei neri negli USA. Semplicemente una base da cui partire per poi approfondire. Sono una canzone di Macklemore, due documentari di Netflix e un corso di Yale.
Film, bianchi e neri
La decisione della HBO dall’esterno può sembrarci solamente la volontà di seguire una “moda”, un modo per cavalcare l’onda mediatica delle proteste. Agire su un film appare superfluo; davvero ii film sono un problema nel disastroso scenario razzista degli Stati Uniti? Era necessario rimuovere Via col Vento, anche in attesa del documentario che lo contestualizzi?
Ovviamente sì, perché negli Stati Uniti i film sono fin dai primissimi esordi della settima arte, parte del problema. La storia del cinema statunitense è piena di pellicole che vanno dal vagamente all’esplicitamente razzista, o nei “migliori“ dei casi rappresentano i neri in specifici ruoli stereotipati.
Se vogliamo cercare il peggio del peggio dobbiamo rispolverare un film muto. The Birth of a Nation esce nelle sale nel 1915, già allora causando più di un malumore. Tutto il film si basa attorno alla glorificazione del Ku Klux Klan che punisce i crimini dell’antagonista del film, ovviamente nero (interpretato, ciliegina sulla torta razzista, da un attore in blackface). Diversi studi hanno concluso che la popolarità di questo film, campione di incassi all’epoca, portò ad una rinascita del Klan e ad un aumento dei linciaggi dei neri negli Stati Uniti.
Certo, The Birth of a Nation è un’eccezione, ma la rappresentazione che i neri hanno avuto nel cinema americano è stata sempre, fino ai giorni nostri, influenzata dagli stessi stereotipi che alimentavano la sceneggiatura di quel film. In passato ai neri erano riservati ruoli da criminali, da servi o da spalla. Ora è ovviamente più difficile trovare film che releghino gli attori neri in questi ruoli, ma Hollywood ha creato altri stereotipi: il bianco ricopre il ruolo del personaggio “morale”, mentre il nero può essere quello figo.
I conti col passato
Anche se nell’ultimo decennio c’è stato un tentativo da parte del cinema e dei media americani per migliorare la rappresentazione dei neri che essi restituiscono, manca ancora una parte fondamentale a questo impegno. Film come Get Out o anche un semplice Black Panther, pur dando spazio ad attori e operatori neri, non fanno i conti con il passato. Ed è questo il problema principale che oggi gli Stati Uniti stanno tentando di affrontare.
La storia degli USA è quella di un paese che ha costruito la propria fortuna rendendo la vita di una specifica comunità al suo interno un inferno. E il cuore del paese non è ancora sceso a patti con questo fatto. La HBO ci sta almeno provando. Ha guidato nel suo passato, nei film che propone attraverso il suo servizio streaming, e ha individuato un problema, facendo del suo meglio per risolverlo. E se pensate che sia una reazione esagerata, ricordatevi che stiamo parlando di una nazione in cui esistono ancora persone che pensano che, se sei nero, è giusto che un agente di polizia ti condanni a morte per strangolamento per aver usato banconote false.
Come promesso, ecco gli spunti per cominciare a farsi un’idea.
Questa canzone quattro anni fa mi fece capire che qualcosa in America non andava. Non solo per le proteste che dipinge, ma anche per i demoni che perseguitano Macklemore, bianco, riguardo la sua scelta di sostenere Black Lives Matter.
Questo splendido documentario di Netflix spiega come la schiavitù esista ancora, costituzionalmente negli Stati Uniti. È uno spaccato del sistema carcerario che si interseca più volte con la condizione delle comunità nere.
Questo documentario invece racconta le rivolte di Los Angeles del 1992, legandole ad episodi simili accaduti sempre in California nel 1965. E a 30 anni di distanza, la storia ancora si ripete.
African American History: From Emancipation to the Present
Questo corso, disponibile gratuitamente sul sito dell’università di Yale, è esattamente quello che ti aspetti da una delle migliori università del mondo. Il perfetto modo per cominciare ad approfondire la questione. E di capire come, anche solo nel 2008, si respirasse ancora un’aria diversa.