Uno dei punti di forza della console ibrida Nintendo Switch è la possibilità di godersi l’esperienza dei titoli Tripla A – che normalmente troveremo su una console fissa – anche in formato portatile, con i dovuti compromessi tecnici. E sebbene nella maggior parte dei titoli Nintendo questi vengono aggirati attraverso un processo di ottimizzazione e quality control perfetto, non possiamo dire la stessa cosa sui titoli delle Terze Parti.
Se da un lato abbiamo port eccellenti come il lavoro fatto da Panic Button! con Doom 2016 e quel piccolo miracolo che i ragazzi di Saber Interactive sono riusciti a creare con il port di The Witcher 3, esistono anche pessimi port come Bloodstained: Ritual of the Night e Xenon Racer. Duole dirlo ma, il porting di The Outer Worlds per Nintendo Switch si avvicina paurosamente verso quest’ultima categoria.
Ma torniamo indietro di qualche passo. Prima di sottolineare le gravi pecche tecniche di questo port sviluppato da Virtuos e come queste potrebbero, con qualche piccola controindicazione, esser risolte… cos’è The Outer World?
The Outer Worlds: In giro per Halcyon
The Outer Worlds è un titolo sviluppato da Obsidian Entertainment che fonde insieme le dinamiche RPG-Occidentale all’interno di un gameplay in cui l’azione tipica degli FPS la fa da padrone. E non potevamo aspettarci niente di meno dai creatori di Fallout: New Vegas, uno dei capitoli più conosciuti ed apprezzati della serie survival di Bethesda. A differenza di quest’ultimo, The Outer Worlds si presenta con un setting sì post-apocalittico, ma che non è dovuto a disastri naturali o meno. Dopo essere stato risvegliato da un sonno criogenico di 70 anni, il nostro personaggio viene catapultato all’interno del sistema solare Halcyon, dove gli esseri umani cercano di sopravvivere nonostante la scarsità di risorse – dovute all’aggressività della fauna – e di energia. Nel corso della nostra avventura il giocatore fa la conoscenza di diversi personaggi interessanti e viene chiamato a una scelta: se sottostare all’autorità del Consiglio di Halcyon oppure ergersi come l’ultimo barlume di speranza che libererà la colonia.
Quest’ultimo obiettivo risulterebbe molto complicato senza la presenza di un equipaggio, che va a poco a poco a sbloccarsi durante il gameplay. Ognuna delle personalità che troviamo all’interno della nostra nave – simpaticamente denominata “The Unreliable” – porta con sé non solo varietà a livello di meccaniche di gameplay, ma anche a livello narrativo, attraverso side quest dedicate e tematiche, che vengono proposte durante l’esplorazione dei pianeti del sistema.
Come da tradizione per quanto riguarda titoli del genere, in The Outer Worlds le scelte del giocatore decidono le sorti delle persone a noi collegate e influiscono sul come queste ultime interagiranno con esso.
La scheda del personaggio
Fin dalla creazione del proprio avatar, il giocatore ha pieno controllo dello sviluppo delle proprie statistiche. Attraverso un sistema basato sugli “Skill Points” – ottenibili salendo di livello e completando le varie missioni – è possibile personalizzare le competenze e i punti di forza del proprio alter-ego in piena libertà: si può scegliere interpretare un bandito intergalattico tutto muscoli e poco ingegno oppure un mago dell’ingegneria in grado di hackerare qualsiasi serratura, ma poco abile nello scontro corpo a corpo.
A questo si aggiunge un sistema di perk che va ad offrire vari bonus non solo ai valori del nostro personaggio, ma anche a quelli dei nostri compagni. Il segreto per avere successo in The Outer Worlds è quindi saper bilanciare il proprio setup a seconda delle situazioni proposte. Se per esempio, il meccanico Parvati Holcomb facilita i lavori d’ingegneria, il Vicario Max ci permette di hackerare con rapidità le porte o i terminali normalmente bloccati.
Sparatorie alla Matrix
Durante le nostre esplorazioni, gli occasionali scontri contro i criminali, i ribelli e le creature che popolano Halcyon ci permettono di padroneggiare un combat system basato non solo sulle debolezze a determinate armi – e quindi anche agli status negativi come lo stun o l’intossicazione – ma anche sulla possibilità del giocatore di rallentare l’azione per un periodo di tempo limitato.
Tuttavia, la mancanza di un qualche sorta di assistenza alla mira, rende il gun play su console non proprio fluido e divertente come nella versione PC. Se da un lato il poter rallentare il tempo ci permette di avere qualche secondo in più per eliminare gli ostacoli, durante i combattimenti più affollati la situazione potrebbe sfuggire di mano ai meno avvezzi agli sparatutto su console.
The Outer Worlds, Switch NON È “la miglior opzione”
Arriviamo quindi alle lacune tecniche citate all’inizio di questo articolo. Sebbene l’operato di Virtuos nel portare un titolo come The Outer Worlds su console ibrida sia lodevole, il risultato finale non è dei migliori. Partendo prima di tutto dai compromessi grafici: quella che abbiamo tra le mani è una versione inferiore addirittura rispetto a quella che potremmo definire “a dettagli minimi” su PC di fascia-bassa. Non solo le texture risultato pastellose e poco nitide, ma anche l’ambientazione di gioco è stata privata della maggior parte dei dettagli. Il gioco soffre non solo del famigerato pop-in dei vari assets, ma anche – e mi sembra assurdo dirlo – di un raro ma comunque fastidioso buffering nel caricamento di alcune zone. In poche parole, l’azione del gioco si ferma per qualche istante, con tanto di cerchietto stile “mi sta laggando YouTube”, per permettere al gioco di caricare gli elementi davanti a noi. Questo non solo penalizza lo stile artistico originariamente pensato, ma compromette anche l’immersività, per non dire che potrebbe rovinare l’esperienza dei giocatori più esigenti.
E sebbene il concetto di avanguardia grafica su Nintendo Switch sia messo in secondo piano, da parte di Virtuos è mancata anche la volontà di ottimizzare il titolo per bene. Contrariamente alle fantomatiche previsioni dello sviluppatore, che affermavano una risoluzione di 720p in modalità portatile e 1080p in modalità docked, The Outer Worlds su Nintendo Switch raggiunge a malapena i 540p se giocato come un titolo portatile e i 720p se la console è collegata ad uno schermo. Anche dal punto di vista della fluidità, il gioco raggiunge poche volte i 30fps fissi, arrivando persino a ben 18 frame al secondo quando ci si trova all’interno di scenari popolati.
Al momento, l’unica soluzione a questo disastro risiede nella community del modding, che in poche ore è riuscita a overclockare la console ibrida di Nintendo e a rilasciare una mod in grado non solo di offrire un leggero miglioramento nel comparto grafico, ma anche di risolvere i problemi legati alla stabilità del titolo. E sebbene l’overclocking di Nintendo Switch possa esser tranquillamente abilitato da Nintendo stessa, questa opzione risulta una lama a doppio taglio che in alcuni casi potrebbe friggere centinaia di console – parlando dei modelli usciti nel corso del 2017/2018 – in tutto il mondo.
In conclusione, The Outer Worlds per Nintendo Switch si propone come un progetto ambizioso ma poco pensato. Se da un lato portare un titolo così grande sulla console ibrida è un operazione difficile ma non impossibile, da parte di Virtuos è mancato il lampo di genio; quel tweak alla configurazione dell’Unreal Engine 4 che avrebbe restituito un risultato inferiore alle altre console, ma comunque migliore di quello che è arrivato nei negozi. Per carità, il titolo è ottimo dal punto di vista del gameplay e consiglio l’acquisto (magari in saldo) a chi possiede esclusivamente Nintendo Switch. Tuttavia, se avete a disposizione un’altra console o addirittura un PC, evitate questo porting.