Nell’attesa del nuovo capitolo di The Elder Scrolls, perché non ingannate l’attesa con ESO? Di certo il tempo ve lo fa passare e non avete idea di quante ore potreste spendere a vagare per le terre di Tamriel. The Elder Scrolls Online è l’iterazione in salsa MMO del celebre franchising di Bethesda, sviluppato da ZeniMax Online Studios nel 2014. Da allora il gioco ha compiuto passi da gigante, migliorandosi con ogni espansione principale e aggiungendo sempre più contenuti. Sono qui oggi per parlarvi di Greymoor, l’ultimo capitolo in ordine di tempo ad essere stato pubblicato. Ma andiamo con ordine partendo con un’infarinatura di ciò che propone il titolo, così che anche coloro i quali non vi hanno mai messo mano possano destreggiarsi un minimo e, perché no, provarlo direttamente!
Inizio subito dicendo che The Elder Scrolls Online (da qui in poi abbreviato in ESO) propone due diverse strutture economiche: è possibile comprare singolarmente le varie espansioni, principali o di intermezzo, così come alcuni dungeon, oppure pagare una sottoscrizione, chiamata ESO Plus, il cui costo mensile è attorno ai 13 euro, che si va riducendo se si sceglie di sottoscrivere direttamente un trimestrale o più. ESO Plus consente di avere praticamente tutto, ad eccezione dell’ultima espansione uscita come Greymoor al momento, quest’ultime chiamate “Chapter” e che vengono automaticamente inserite all’interno del pacchetto alla pubblicazione di quella successiva. Una pratica comune anche ai suoi due importanti colleghi, World of Warcraft e Final Fantasy XIV e che trovo ben comprensibile data l’altissima qualità dei titoli citati, infinitamente superiore ad un qualsiasi altro gioco dello stesso genere che adotta formule Pay to Play o addirittura F2P. In ogni caso, tutto è subordinato all’acquisto del gioco base, la cui key si trova oramai a prezzi davvero stracciati (persino 4 euro). Oltre a questo sono poi presenti DLC di zone e DLC di dungeon.
Già con questo piccolo investimento è possibile giocare tutta la campagna base di ESO, compresi anche vari dungeon, raid e, soprattutto, missioni secondarie. Parliamo di centinaia e centinaia di ore, che possono agevolmente superare il migliaio. E così facciamo la conoscenza del Profeta e di Lyris Titanborn, compagni con cui abbiamo modo di legare lungo tutto il corso della storia principale. Chiaramente parte tutto dalla creazione del proprio personaggio, la cui razza decide anche la fazione di appartenenza. Uno degli elementi cardine del titolo è infatti questo costante conflitto tra il Dominio degli Aldmeri, l’Alleanza di Daggerfall e il Branco di Ebonheart, ognuna delle quali possiede diversi territori. Questa scelta, nella pratica, modifica la regione in cui iniziamo la nostra partita anche se andando avanti è comunque possibile esplorare liberamente tutte le zone contenute nel gioco base. Al contempo, acquistando l’ultima espansione disponibile, in questo caso Greymoor, è possibile accedere alla nuova zona contenuta in essa, Western Skyrim e andare anche nelle regioni contenute nelle precedenti espansioni principali, rispettivamente Morrowind, Summerset ed Elsweyr.
Parliamo adesso di Greymoor. L’ultimo capitolo, come già detto, riporta i giocatori in un’ambientazione tanto amata, Skyrim. Ma non si tratta della stessa identica zona presente nell’omonimo titolo principale della serie: in questo caso ci troviamo davanti ad una parte di quella vasta mappa, più di preciso la zona Ovest, abbastanza grande da poter garantire comunque centinaia di ore di gioco tra missioni principali e secondarie e soprattutto ci muoviamo 1000 anni prima rispetto agli eventi narrati in The Elder Scrolls V. In compenso, se ricordate a memoria la città di Solitude, avrete una bella sorpresa. Oltre alla zona in superficie è stata inserita anche l’immensa struttura sotterranea di Blackreach, sostanzialmente equivalente come dimensioni a quanto troviamo nella zona superiore e realizzata con un’incredibile cura dei particolari. La storia ci butta immediatamente in mezzo ad una faida tra streghe, vampiri e licantropi, con le prime due fazioni alleate e impegnate a compiere dei rituali per richiamare delle tempeste, chiamate Harrowstorm, che possono portare alla follia tutte le persone che vi si trovano all’interno, oppure trasformarle in vampiri ferali. Con l’aiuto della fedele Lyris, intelligente come una zappa e che risolve i problemi a suon di ascia, e di Fennorian, uno vampiro acculturato ma totalmente inetto, dobbiamo fermare questo piano malvagio prima che si scateni la tempesta perfetta.
Già dopo poche ore è però possibile notare un grosso difetto: i personaggi non fanno altro che ripetere sempre, SEMPRE le stesse cose. Ogni PNG con cui parliamo durante la questline principale sembra faccia un riassunto di quello che avete e di quello che dovete fare, con termini estremamente semplici. Parliamoci chiaro: il gioco è totalmente in inglese, ma richiede un livello di comprensione decisamente basso. Da un gioco come questo mi aspettavo un lessico o una composizione delle missioni anche solo un pelo più articolato. Pregio che a volte è possibile ritrovare nelle missioni secondarie, che in certi casi sembrano decisamente più curate rispetto a quelle principali. E alcune, di certo, sono più interessanti.
In compenso Greymoor offre anche delle chicche che mostrano bene la cura che il team riversa nei particolari. Ho giocato insieme ad un amico con moltissime ore in più rispetto a me e ho notato che, in certi casi, le reazioni dei personaggi con cui parlavo erano diverse rispetto alle sue. Non capivo perché, anche se la soluzione è più semplice di quanto si possa immaginare: svariati PNG incontrati durante le scorribande a Skyrim sono presenti anche nei Capitoli precedenti e quindi si ricordano di noi, procedendo quindi con dialoghi diversi rispetto a quelli avuti con me, che ero un totale sconosciuto ai loro occhi. Decisamente un punto a favore dell’immersività proposta dal gioco. Il sistema di combattimento è in tempo reale e presenta attacchi leggeri, pesanti, contrattacchi, spazzate e magie. Tutto questo si mescola insieme a cinque abilità attive, una ultimate e una lunga serie di abilità passive, permettendo quindi la costruzione di una sconfinata serie di build che soddisfano praticamente qualsiasi esigenza. Ad esempio è possibile mescolare qualche abilità da DPS con quelle da healer e fare in modo così che ci si possa curare facendo danni, giusto per dirne una.
Con Greymoor si propone anche un grosso miglioramento dell’albero delle abilità relative al vampirismo, fino ad ora abbastanza scarno, rendendo possibile una sua maggiore integrazione all’interno delle build da end game per il completamento dei Trials, praticamente dei raid da 12 giocatori che garantiscono il loot migliore. A Solitude è anche possibile intraprendere anche una missione che aggiunge le Antiquities, una nuova meccanica che sprona il giocatore a cercare oggetti rari nascosti all’interno di tutto il continente tramite due diversi minigiochi. Infine, come se non bastasse, sono state introdotte anche le Harrowstorm, eventi globali casuali completabili da qualsiasi giocatore nei paraggi e che regalano un gran bel loot. In tutto questo, ESO presenta un sistema di livellamento dei nemici automatico, in modo che il giocatore si ritrovi sempre ad avere un minimo di sfida davanti, soprattutto all’interno dei dungeon, ed evitando così anche il power leveling selvaggio. Come già detto all’inizio, consiglio caldamente a tutti i fan della “serie canonica” di dare una possibilità a questo Elder Scrolls in salsa MMO e a Greymoor. La qualità continua ad aumentare con l’uscita di ogni Capitolo principale e le cose da fare sono davvero sconfinate. Considerate che non ho nemmeno citato l’housing, dato che non ho ancora avuto tempo di dargli un’occhiata. Con una piccola spesa potreste ritrovarvi a trascorrere a Tamriel molto più tempo di quanto vi aspettereste!