Dopo avervene parlato nell’anteprima, ritorniamo su Ary and the Secret of Season per il GIUDIZIO FINALE!
E partirò parlando di un elemento secondo me centrale nell’inquadrare l’esperienza di Ary and The Secret of Seasons: la sua durata. Ho potuto completare il gioco in 7 ore. Si tratta di un’avventura alla Zelda molto compatta, senza elementi filler, che va dritta al punto. Che si può finire in una singola giornata.
La storia inizia e procede il modo alquanto stereotipato: il mondo di Valdi ha il suo equilibrio delle stagioni nel caos a causa di una forza sconosciuta. La giovane figlia del guardiano dell’inverno prende nelle sue mani il compito di riportare tutto alla normalità e nel viaggio incontra i titolari Guardiani del Tempo e pochi altri personaggi importanti, che hanno il compito di fornire indicazioni e guidare l’incedere della quest. Alcuni sanno strapparvi un sorriso, ma l’umorismo è in genere abbastanza infantile.
Poi, verso la fine, il gioco inizia ad introdurre tematiche ed elementi alquanto interessanti ed anche dei colpi di scena che per un giocatore alle prime armi potrebbero colpire nel segno. Io onestamente ho avuto un salto di interesse enorme e voglio un sequel. Tipo ora. Permane però un sentore di “non finito” o “non esplorato”: ci sarebbe stato posto per molti più dialoghi e per scene più complesse, per tenere in piedi la storia in modo più corposo. Tutto invece si risolve velocemente ed in modo un po’ buggato, con transizioni brusche ed una regia non sempre sul pezzo.
L’elemento più riuscito sono i dungeon e la risoluzione di enigmi. In primis perché Ary and the Secret of Season fornisce presto al giocatore tutti gli strumenti per poter manipolare l’ambiente. Rimane la tradizione di trovare un oggetto specifico per ogni singolo dungeon, che è al centro della risoluzione degli enigmi, ma viene percepita come aggiunta e non come un’abilità essenziale che viene data alla protagonista, rendendo il tutto più organico.
I dungeon sono senza mappa e senza indicazioni, ma sono lineari. Come proseguire è quasi sempre chiaro e l’attenzione è posta sul risolvere le varie stanze-puzzle. Capire come funzionano le proprie capacità di alterare l’ambiente e combinarle per risolvere enigmi dà sempre soddisfazione: è un loop del gaming che quando è ben bilanciato ci da molta stime in noi stessi e nelle nostre capacità. Il gioco inoltre non è invasivo. Non ci sono indizi, non ci sono suggerimenti ovunque, perciò il giocatore va avanti per intuito, sperimentazione ed esperienza.
Io, avendo anni di esperienza videoludica alle spalle, non ho mai avuto un momento di blocco, ma se ripenso al me più giovane e ai suoi primi approcci agli Zelda… beh Ary and the Secret of Season dovrebbe essere una sfida giusta per chi si approccia per la prima volta a titoli di questo tipo.
Il lato dove riponevo più dubbi era quello del combattimento, a causa dell’input lag elevato nella versione di prova. Nel codice finale il problema non si è più posto, con combattimenti che sono risultati al tatto più fluidi che in precedenza. Il moveset che avete a inizio gioco vi accompagna fino alla fine, con giusto qualche upgrade matematico ai danni e velocità di attacco, e le baruffe non evolvono mai in situazioni veramente interessanti, anche perché il sistema è molto basico.
In 7 ore potete viaggiare tra diverse location, tutte caratterizzate discretamente. Se il mondo di gioco risulta un po’ piatto e poco ispirato, i dungeon hanno una personalità più spiccata. Unico disappunto che ho della produzione è come gli NPC abbiano ricevuto un trattamento molto inferiore rispetto ai personaggi principali: è una pratica normale, ma qui salta un po’ troppo all’occhio.
Il gioco è stato provato su PC e rimane un gioco in Unity, quindi predisposto a comportamenti anomali. Con il blocco del framerate a 60fps, il gioco si comporta molto bene, ma se lasciato libero può arrivare a stressare troppo il computer, finendo con avere performance peggiori rispetto ad avere un limite al framerate. Detto questo, non dovrebbe avere difficoltà nel girare su una vasta gamma di macchine.
Ary and the Secret of Season è un buon punto di ingresso nel genere delle avventure per giocatori meno avvezzi e più giovani. Per noi veterani è più un veloce diversivo tra una portata principale e l’altra. C’è un indiscusso charme, i dungeon sono ben fatti e la lore supporta possibili peripezie future, che spero arrivino.