Le tre Norne, leggendarie custodi di Yggdrasil e tessitrici dell’arazzo del destino, raffigurano secondo la mitologia norrena coloro che fin dalla nascita dei tempi stabiliscono lo svolgimento della vita di ogni creatura dell’universo, intrecciando i fili nel loro telaio eterno. Assassin’s Creed Valhalla, che rappresenta ad oggi probabilmente il progetto in assoluto più ambizioso per un capitolo dell’ormai storico brand, mette in evidenza uno dei più splendidi fili dell’arazzo delle Norne, quello di Eivor Morso di Lupo, narrando le sue epiche gesta attraverso la frammentata Inghilterra del nono secolo d.C.
Quando Ubisoft annunciò che in Assassin’s Creed Valhalla il giocatore si sarebbe sentito davvero un “vichingo”, molti utenti espressero all’epoca perplessità in merito, visto che l’iterazione precedente della saga – Assassin’s Creed Odyssey – invece di farci sentire un guerriero ellenico spesso dava più la sensazione di essere dei veri e propri déi fra gli uomini, con poteri magici e armi mitiche capaci di schiacciare ogni nemico senza troppi complimenti. Fortunatamente una volta provato pad alla mano e anche dopo decine di ore di gioco Valhalla dimostra prima di tutto che (fortunatamente) Ubisoft è voluta tornare con i piedi per terra in questo capitolo. Eivor è prima di tutto un uomo infatti, e nel sistema di combattimento, forse per la prima volta in questo brand più che decennale, si sente la fisicità e la pesantezza di ogni colpo inferto o subito.
Nella sua struttura principale Assassin’s Creed Valhalla continua a percorrere la strada tracciata dagli ultimi due capitoli della saga, catapultando in quella che è oramai la consolidata formula dell’open world “alla Ubisoft”, pieno zeppo di quest secondarie, segreti da scoprire e punti da sincronizzare. Riprendendo ancora una volta questi pilastri tuttavia gli sviluppatori sembrano in alcuni frangenti non aver imparato dagli errori compiuti in passato, e sebbene l’avventura di Eivor presenti importanti novità rispetto ai suoi predecessori, spesso cade nelle stesse falle che avevano già fatto storcere il naso a pubblico e critica negli scorsi anni.
Una Saga leggendaria
La trama nella sezione “storica” di Assassin’s Creed Valhalla mette il giocatore nei panni di Eivor Morso di Lupo, un guerriero vichingo che adottato dal Clan del Corvo a causa del massacro dei suoi familiari quando era soltanto un bambino, diventa di fatto fratello non sanguineo di Sigurd, figlio del capo clan. Passati diciassette anni da quella tragica notte, i due, diventati oramai adulti, decidono di lasciare la Norvegia a causa di discordie interne alla comunità vichinga e di partire alla volta dell’Inghilterra con lo scopo di formare un nuovo insediamento norreno ed iniziare così una nuova vita in una terra vasta, verdeggiante e piena di ricchezze e villaggi da razziare. Durante il nono secolo d.C. l’Inghilterra era infatti un regno tutt’altro che unito, e tutte le varie contee e piccoli regni frammentati della quale era costituita rappresentavano un’occasione assolutamente ghiotta per le armate vichinghe che erano intenzionate a mettere mano su nuovi domini. Sebbene Assassin’s Creed Odyssey, il precedente capitolo della saga, fosse stato spesso criticato in passato perché accusato di aver ben poco di Assassin’s Creed, gli storici fan del brand o anche semplicemente i più appassionati della lore della saga, saranno decisamente sollevati nel trovare in questo nuovo titolo molta più carne al fuoco, poiché alle spalle delle faide fra i regni inglesi si nasconde anche quella che è l’eterna lotta fra gli Occulti (gli Assassini ante-litteram) e l’Ordine degli Antichi (i Templari).
Ovviamente in maniera parallela alle sezioni storiche giocate all’interno dell’Animus, sono presenti in Assassin’s Creed Valhalla anche momenti in cui il giocatore esce dalle simulazioni e viene messo al controllo di Layla Hassan, la protagonista che abbiamo imparato a conoscere da Origins, nella linea temporale attuale. Layla, le cui vicende in questo titolo proseguono praticamente subito dopo gli eventi di Odyssey, non ha ancora tuttavia lo spazio che aveva Desmond Miles nei primi cinque capitoli del brand di Assassin’s Creed e per i particolari estimatori di quelle che sono le vicende moderne nella lore di AC, è necessario sapere che potrebbero dunque passare anche diverse decine di ore prima di “tornare al presente” se non ci si dedica solo ed esclusivamente alle missioni principali. Una piccola curiosità è che anche il mondo moderno in cui vive Lyla è stato colpito dalla pandemia del Covid, è il titolo Ubisoft non manca dunque di farne riferimenti in varie mail in cui la protagonista comunica con i propri contatti.
Senza fare ulteriori spoiler sulla lunghissima trama principale di Assassin’s Creed Valhalla (il cui completamento richiede più di quaranta ore solamente per finire la main quest), vi basti sapere che questa è divisa in diverse Saghe, nelle quali Eivor ha il compito di stringere vere e proprie alleanze politiche fra l’insediamento vichingo e i vari regni e città-stato inglesi. Ogni Saga ha dunque al suo interno una sotto-trama, spesso fatta di intrighi politici, complotti e congiure, presentando così al giocatore un vasto cast di personaggi secondari più o meno ben caratterizzati. L’Inghilterra e la Norvegia non sono inoltre le sole mappe nelle quali Eivor si trova ad agire, ed in questo frangente Ubisoft ha saputo davvero superare sé stessa, perché non voglio rovinarvi la sorpresa, ma mi è personalmente capitato di rimanere più di una volta realmente a bocca aperta per alcuni luoghi in cui Assassin’s Creed Valhalla mi ha catapultato.
Un gameplay migliorato rispetto al passato
Una novità decisamente gradita in questa nuova iterazione del brand sono le varie opzioni presenti all’inizio dell’avventura. Oltre infatti a poter selezionare il classico livello di difficoltà nel combattimento, il gioco propone all’utente anche di scegliere la complessità nello stealth, e dunque la facilità con la quale i nemici individuano Eivor, ma anche il livello degli indicatori presenti sulla mappa di gioco. Mettendo al minimo questa opzione, l’esplorazione delle ambientazioni diventerà coinvolgente come non mai in un Assassin’s Creed, e non saranno visibili sulla mappa tutti i classici puntatori delle missioni secondarie e dei tesori, fornendo un senso di scoperta assolutamente inedito per gli standard a cui ci ha abituato negli anni il brand.
Il sistema di combattimento, per quanto non sia stato cambiato radicalmente rispetto ai due precedenti capitoli della “svolta RPG” di Assassin’s Creed, presenta comunque novità importanti, che dimostrano come questa rappresenti l’evoluzione finale di questo ormai rodato schema di gameplay, che a differenza dello stato embrionale dei suoi due predecessori, corregge qui il tiro dove necessario, rendendo dunque gli scontri più divertenti e soddisfacenti. La gestione della stamina è stavolta veramente essenziale, considerando che quest’ultima si svuoterà velocemente quasi si trattasse di un soulslike. I nemici sono inoltre una vera minaccia, specialmente quando attaccano in gruppo, e se giochiamo ad una difficoltà di combattimento superiore a quella standard bastano davvero due colpi di un soldato qualunque a mandare a zero la barra della salute di Eivor.
È comunemente risaputo che i vichinghi sono stati un leggendario popolo guerriero e che non risparmiavano brutalità e violenza nei loro assalti, volendo dunque mantenere come sempre un’accurata attendibilità storica ai fatti (seppur romanzandoli), il team di Ubisoft ha trasposto in maniera più fedele possibile questa durezza, rendendo Assassin’s Creed Valhalla il più crudo in assoluto di tutta la saga. La ferocia del popolo norreno si traspone in esecuzioni spettacolari e brutali, con un’ampia gamma di animazioni che variano a seconda del tipo di nemico e delle armi che in quel momento impugna Eivor.
A proposito di armi è necessario sottolineare che anche il sistema di equipaggiamento è stato completamente rivisto, non riempiendo l’inventario del giocatore di oggetti praticamente tutti uguali con differenze marginali così come avveniva in Odyssey. Armi ed armature non sono infatti facilmente trovabili, ma sono spesso nascosti dentro forzieri che richiedono anche la risoluzione di originali enigmi ambientali per essere sbloccati ed aperti. Ogni pezzo di equipaggiamento è unico e potenziabile dal fabbro, che ne cambierà anche l’aspetto oltre alle statistiche, e lo stile di combattimento di Eivor cambia radicalmente a seconda del tipo di arnese che si impugna nella mano destra e sinistra. Un’altra novità introdotta in Assassin’s Creed Valhalla è infatti la feature del dual weilding, che consente di impugnare armi diverse (o anche scudi) con le due mani, permettendo combo speciali e azioni uniche con ogni singola combinazione diversa.
Anche le abilità, seppur presenti, si discostano decisamente parecchio dalle mosse sovrannaturali di Odyssey e sebbene permettano di infliggere degli ottimi danni anche a nemici più resistenti, sono legate nel loro utilizzo alla barra dell’adrenalina, che necessita che vengano mandati a segno un discreto numero di attacchi per essere caricata.
Lo skill tree di Eivor è assolutamente strabiliante, così esteso da ricordare quasi la leggendaria Sferografia di Final Fantasy X, ed oltre alle diverse abilità sbloccabili salendo di livello, sono disponibili al suo interno anche potenziamenti passivi che incrementano resistenza, vita, danni con le diverse armi ed attacchi stealth.
Lo stealth a proposito, per i fan più hardcore della serie, torna ad essere un’opzione decisamente presente nel gameplay e, sebbene i vichinghi non fossero famosi per la loro discrezione e silenziosità, Eivor riesce nell’ardua imprese di essere un fiero portatore della Lama Celata, lo strumento più iconico della confraternita degli Assassini.
Un comparto tecnico altalenante
In questo novembre 2020 sono ufficialmente arrivate sul mercato le console di nuova generazione, e sebbene Assassin’s Creed Valhalla si proponga come un titolo cross-gen, la pesantezza di quest’ultimo si fa senz’altro sentire sulle macchine di vecchia generazione. Valhalla spinge infatti al massimo gli hardware oramai vecchi di sette anni di PlayStation 4 ed Xbox One, facendo scendere il framerate anche sotto i 30 fotogrammi al secondo nelle battaglie più concitate o con tanti elementi a schermo. Escludendo questi momenti più frenetici tuttavia il gioco riesce a mantenersi intorno ai 30 durante le fasi esplorative e le cutscene, offrendo al giocatore dei panorami davvero spettacolari dell’Inghilterra medievale.
Le curatissime ambientazioni ed il comparto artistico sono infatti alcuni dei punti di forza migliori in assoluto di Assassin’s Creed Valhalla, con delle vedute fra le più belle in assoluto che l’Anvil Engine abbia mai offerto nella sua onorata carriera. Lo stesso purtroppo non si può dire sull’espressività facciale dei personaggi, la quale sembra stata sia ancora una volta quasi completamente trascurata da Ubisoft. Sebbene infatti il modello di Eivor sia ben realizzato e pieno di dettagli, durante qualsiasi dialogo con tutti gli altri personaggi del gioco pare davvero di stare parlando con dei tronchi di legno, che a stento mostrano qualche segno di vita. Fortunatamente l’ottimo doppiaggio italiano prova a mettere qualche pezza in questo frangente, riuscendo un minimo nel fornire un briciolo di personalità ai nostri interlocutori grazie all’intonazione della voce.
Impossibile non citare poi il ritorno del leggendario Jesper Kyd (Assassin’s Creed 2) come compositore della colonna sonora di Valhalla. Colui che aveva incantato milioni di giocatori con le musiche dei primi amatissimi capitoli torna infatti a dirigere la soundtrack di questo nuovo titolo, che fra canti norreni e musiche medievali riesce a galvanizzare il giocatore, facendolo davvero sentire un guerriero vichingo nelle azioni più concitate.
Prima di giungere alla conclusione della recensione, è necessario tuttavia toccare anche quello che si rivela essere il tasto più dolente di tutta la nuova opera di Ubisoft, i bug. Sebbene infatti si tratti di un gigantesco open world, ed è dunque naturale che ci possano essere glitch e bug all’interno del titolo, in Assassin’s Creed Valhalla la presenza di questi ultimi è talmente tanto opprimente che rischia di inficiare in maniera fortemente negativa un prodotto che non lo meriterebbe. Il brand oramai non segue più una cadenza annuale nell’uscita di un nuovo capitolo ed è dunque inspiegabile ed ingiustificabile che nelle diverse decine di ore della mia avventura mi sia dovuto ritrovare più e più volte a dover ricominciare missioni perché un NPC si incastrasse o semplicemente perché il prompt su una porta o su un oggetto non comparisse. Durante il mio gameplay mi è capitato anche più di una volta che i file di salvataggio si corrompessero da soli a causa di bug, ma fortunatamente basta una copia di questi ultimi nel cloud per evitare di perdere tutti i progressi. Resta comunque il fatto che un quality control così blando in uno dei Tripla A più importanti dell’anno è assolutamente ingiustificabile, e non mi resta che sperare che Ubisoft faccia un enorme mea culpa e corregga quanti più problemi possibile con delle patch post lancio.
Concludendo dunque, Assassin’s Creed Valhalla è senza ombra di dubbio l’apoteosi della formula RPG dei nuovi capitoli del brand. Il mastodontico open world medievale offre davvero viste mozzafiato ed è pieno di attività di ogni genere e segreti nascosti in ogni anfratto. La longevità è ancora una volta alle stelle per i completisti, e anche qui come Odyssey si parla nella scala delle centinaia di ore per conoscere a fondo ogni angolo dei vari mondi esplorabili con Eivor. Sebbene l’ultima grande opera di Ubisoft corregga il tiro su alcuni dei problemi che la saga aveva registrato in passato, purtroppo ricade spesso banalmente in altri gravi errori che rischiano di inficiare l’esperienza in maniera fortemente negativa. Se vi hanno dunque appassionato gli ultimi capitoli del brand troverete sicuramente molti lati positivi in Assassin’s Creed Valhalla, che strizza tuttavia l’occhio anche ai fan più storici dell’epopea degli Assassini, richiamando alcuni degli elementi che hanno caratterizzato il successo della serie in passato, piazzando contemporaneamente delle solide basi per il futuro di quest’ultima.