Con la nascita dei social network, delle community e delle piattaforme di condivisione dei contenuti, internet è diventato un posto dove esprimere la propria opinione su qualsiasi cosa: mass media, politica, letteratura etc. Questa nostra libertà si è trasformata – inevitabilmente – in una lama a doppio taglio, andando a creare quelle che vengono ormai definite le flame war, diatribe senza alcun altro scopo al di fuori del generare odio, divisioni e – se applicate in determinati contesti/avvenimenti storici – generare click per le testate giornalistiche. Ma ci sono casi in cui questa “regola magica” viene accantonata e la community si unisce per odiare un nemico comune e fare “l’avvocato del diavolo” ti rende il nemico numero uno del populino virtuale. In difesa di nasce con questo obiettivo: accantonare i favoritismi, prendere in esame determinati eventi, giochi, personaggi etc. considerati imperdonabili e farli risplendere di una nuova luce. E direi che il modo migliore per iniziare questa nuova avventura sia quello di immergersi nel mondo dell’animazione giapponese, dove l’ultimo episodio della quarta stagione de L’Attacco dei Giganti ha generato – e continua a generare – quello che nel wrestling viene definito nuclear heat verso un singolo personaggio: Gabi Braun.

Inutile sottolinearlo, ma in questo editoriale verranno menzionati alcuni degli eventi chiave dell’opera di Hajime Isayama, almeno per quanto riguarda la sua controparte animata. Per questo motivo, sfrutto l’ultima riga dell’introduzione per sconsigliare la lettura ai neofiti della serie e ad invitare i manga-readers a non spoilerare gli eventi che vanno oltre l’episodio 4×08 della serie.

Identikit

Ma di chi stiamo parlando? Chi è Gabi Braun? Gabi è una dei Guerrieri di Marley, la squadra d’elite appartenente all’esercito di una delle principali nazioni al di fuori delle mura di Paradis, che impariamo a conoscere durante gli eventi dell’ultima parte dell’Attacco dei Giganti. Il ruolo di questi guerrieri è quello di utilizzare, padroneggiare e soprattutto preservare il potere dei Giganti. Nel corso della serie, alcuni di questi bambini speciali vengono mandati all’interno delle mura per recuperare il Gigante Fondatore, operazione che causa migliaia di morti proprio grazie all’utilizzo di questi poteri.

Ma le caratteristiche più affascinanti di questi guerrieri sono la loro età e la loro origine. Stiamo parlando di bambini di razza Eldiana, la stessa che abita le mura di Paradis, addestrati per l’ambiente bellico fin da piccoli, entrando in competizione tra di loro nella speranza di ereditare uno dei 9 Shifter e poter salvare la propria famiglia dal pericolo dell’esilio, assicurandosi una vita tranquilla come “Marleyani Onorari”.

Ma in tutto questo, come possono dei bambini sopportare un fardello così pesante come lo sterminio della loro stessa razza? Semplice, attraverso una narrazione folkloristica filtrata e votata all’odio, che vede il Re degli Eldiani abbandonare “con codardia” una parte del proprio popolo a loro stessi, rifugiandosi sull’isola di Paradis dopo la Grande Guerra dei Giganti, costruendo le mura e creando una nuova civiltà al loro interno. Tralasciando il fatto che queste informazioni verranno debunkate in parte dallo stesso Leader di Marley, Willy Tybur, è ovvio che per un bambino – incapace da solo di giudicare e riflettere con la propria testa – questa realtà inculcata da genitori, amici e autorità diventa assoluta ed è proprio quello che succede con Gabi. La ragazza è ossessionata dal suo obiettivo, diventando il soldato-bambino definitivo, una macchina da guerra perfetta, perché in grado di utilizzare il suo aspetto infantile come arma per uccidere. Ma un bambino è pur sempre un bambino e di fronte all’ira genocida dell’usurpatore e nemico Eren Jeager, Gabi non può fare altro che urlare, perdendo la ragione.

Il delitto

Come Eren durante il primo episodio, in pochi istanti la giovane marleyana perde tutto: la sua città natale Liberio, i suoi amici Udo e Zofia – uno ucciso dalla folla in fuga e l’altra schiacciata dalle macerie – e soprattutto la speranza riposta nei suoi superiori, che uno dopo l’altro cadono davanti a lei, che non può fare altro che porsi una sola domanda: “Perché?”

A differenza dello spettatore, a Gabi manca il contesto di questo scontro. Non sa cosa sia successo negli anni/stagioni precedenti, se non qualche racconto distorto dal cugino Reiner.

Ancora una volta, narrazione filtrata dal pregiudizio e dallo stato psicologico del ragazzo, che ritrae i suoi ex-compagni d’armi come bestie assetate di sangue, senza però menzionare chi li ha resi tali: lui stesso, varcando le mura del Wall Maria 9 anni prima. La rabbia sale, Liberio brucia e dopo aver assistito all’ennesimo omicidio, negli occhi di Gabi si imprime il volto del cecchino che ha fatto fuori le due guardie del distretto, le ultime figure familiari della ragazza: Sasha Braus, la ragazza patata.

Ed è qui che parte uno degli eventi più importanti dell’ultimo episodio della serie trasmesso la scorsa domenica, “Assassin’s Bullet”. Incapace di giustificare le atrocità commesse dal corpo di ricerca come fa l’amico e rivale Falco, Gabi prende letteralmente il volo verso l’hangar del dirigibile con a bordo i tanto odiati demoni, prende la mira con il fucile e spara allo stomaco di Sasha, uccidendola.

Il verdetto

Abbiamo l’identikit del nostro assassino, abbiamo il movente e il delitto commesso. Manca una sola cosa da prendere in esame: il verdetto. Per prima cosa, dobbiamo parlare di come Isayama lega la sua opera alle conseguenze. L’Attacco dei Giganti nasce e si nutre del rapporto causa/effetto fin dai suoi primi frame. Cercando di fare un esempio semplice evitando di andare troppo indietro: senza la caduta del Wall Maria, Eren non avrebbe mai giurato di uccidere i giganti, non avrebbe mai ereditato il potere del Gigante Fondatore e non avrebbe mai invaso Liberio, portando Gabi a fare quel che ha fatto.

L'Attacco dei Giganti Attack on Titan Shingeki no Kyojin Gabi Braun In difesa di Assassin's Bullet

In questo singolo scenario Gabi è una vittima. Ma allora perché il fandom ha quasi universalmente preso le difese dei carnefici e in alcuni casi ha reagito con violenza e odio, proprio come han fatto i cadetti del corpo di ricerca? Addirittura, una parte della fanbase – piuttosto tossica a mio parere – si è spinta ancora più oltre arrivando a creare pagine d’odio su tumblr, ad inviare minacce di morte ai fan del personaggio e alla doppiatrice originale (Ayane Sakura) e a postare video del genere:

Ovviamente parliamo di una piccola vocal minority del pubblico che non riesce a distinguere la realtà dalla finzione, ma questo non può fare altro che portare alla luce la più grande ipocrisia nascosta all’interno dell’opera di Hajime Isayama. Perché in verità, superato il dolore causato dalla scomparsa di uno dei nostri beniamini, noi spettatori non siamo altro che dei cloni di Floch, l’estremista perfetto che giustifica la sua furia distruttiva con il suo ideale di giustizia, esattamente come noi spettatori ci esaltiamo e applaudiamo le gesta di Levi & compagnia cantante, i cosiddetti bravi ragazzi.

Chi ha ragione? Chi ha torto? Questo è l’enigma dietro la morale a 360° di Hajime Isayama, un enigma che andando avanti in questa Final Season (e forse oltre) verrà risolto. Ma in questo momento, in questo articolo, non posso fare altro che urlare a squarcia gola questa affermazione: Gabi did nothing wrong!