Un nuovo report pubblicato da The Gamer indaga su Techland, la software house polacca dietro allo sviluppo di Dying Light 2, il survival horror in arrivo su PC, PlayStation e Xbox nel corso del 2021. Quello che hanno scoperto dopo aver intervistato ben 10 dipendenti – che hanno preferito rimanere anonimi – dipinge lo studio sotto una cattiva luce, con gli intervistati che definiscono l’ambiente lavorativo come “un regime autocratico, tossico e dalla povera organizzazione”.

Stando al report, le principali lamentele degli intervistati ruotano attorno alla figura del CEO di Techland Pawel Marchewka e ad alcune divergenze creative che hanno visto il CEO imporre regole rigidissime riguardo la progettazione del gioco, accusandolo di soffocare il processo creativo:

“Visto che tutto ciò che è proposto per Dying Light 2 viene alla fine cambiato dai directors, ogni idea presentata deve essere accompagnata da vari riferimenti. Se porti dei riferimenti a giochi che Marchewka potrebbe non conoscere, non hai praticamente nulla e qualsiasi cosa leggermente innovativa o costosa viene immediatamente rifiutata. Per colpa di questa cultura all’interno della compagnia, le persone cominciano rapidamente ad entrare in una fase di stagnazione e si arrendono. L’ambiente è stressante perché è come se dovessi combattere contro tutti su tutto invece di cooperare su un progetto. Tutto viene messo in discussione e anche quando qualcosa viene approvato, potrebbe essere buttato via due settimane dopo da qualcuno e poi ripescato mesi dopo. Il ciclo si ripete e le persone sono genuinamente stance.”

A sostegno di queste accuse troviamo il caso di Marc Albinet, l’ex-Ubisoft entrato nel progetto proprio per aiutare il team con lo sviluppo e Pawel Zawodny, l’art director e writer di Dying Light 2 che ha lasciato il progetto lo scorso Gennaio, per non parlare dei 20 dipendenti che hanno lasciato Techland nell’ultimo anno. Di tutta risposta, Marchewka ha contattato il reporter di The Gamer via mail affermando che:

“Creare giochi è difficile ed è normale che alle volte ci sia il bisogno di cambiare posto di lavoro e cercare nuove sfide. Sono molto dispiaciuto che alcuni dei nostri dipendenti ci abbiano lasciato per trovare la loro via al di fuori delle strutture di Techland, ma auguro loro il meglio.”

Una situazione piuttosto difficile da gestire e che diventa sempre più pesante man mano che si va avanti nella lettura del report, che va a mettere in dubbio non solo le sue capacità comunicative, ma anche manageriali, tra commenti omofobi e sessisti e l’aver assegnato il ruolo alle Risorse Umane alla moglie Aleksandra Marchewka, senza che quest’ultima avesse alcun tipo d’esperienza nel reparto.

Come si concluderà la vicenda? Dying Light 2 riuscirà a prendere una forma più concreta oppure diventerà l’ennesimo videogioco martoriato da una gestione caotica e poco ragionata?